Abbiamo sinora parlato dell’Incontro del 26 ottobre 1860 come conclusione di un segmento storico che portò alla nascita dello Stato Italiano unito, mai esistito al mondo fino ad allora.
Uno Stato nato dalla coscienza nazionale rafforzatasi dopo gli eventi della Rivoluzione Francese e proiettata a riscattarsi dalle tante dominazioni straniere succedutesi sul suo territorio all’epoca ancora esistenti.
Questo nobile processo continuerà, dopo il 1860, con altre battaglie fino alla conquista dei suoi confini e della sua Capitale “naturali”. Acquisirà un ruolo europeo e, dopo tristi periodi storici e politici, arriverà finalmente alla sua costituzione libera, repubblicana e democratica.
In questa veste occuperà nel mondo intero un ruolo di grande prestigio economico, politico, culturale, diplomatico, turistico, sportivo ed ambientale. Una posizione di tutto rispetto in Europa e nel mondo occidentale.
Il luogo di questa nuova partenza, quello dell’Incontro, fu occasionale; certo non lo avevano studiato a tavolino né Cavour, né Vittorio Emanuele, e tantomeno Garibaldi, che avrebbe voluto marciare su Roma, ma che con grandissima intelligenza politica comprese che, per il bene collettivo di quella che da Nazione ambiva a trasformarsi in Stato, doveva fermarsi lì e stringere, lui repubblicano, la mano di un re.
Ma onora tutti il fatto ch’esso sia avvenuto in una città densa di Storia e di rappresentatività culturale, anche se accadde, per la naturale contemporaneità temporale del problema unitario, che prendesse il sopravvento simbolico dominante sul resto: e, la nostra, divenne soltanto “la città dell’Incontro”.
Ma Teano non doveva aspettare l’Incontro, per “essere qualcuno”: abbiamo fatto la nostra comparsa storica nel V-IV secolo a.C. con la Lega Campana e le lotte e poi la alleanza con i Romani che ne fecero preferito luogo di villeggiatura per il suo clima e le sue acque . Eravamo una etnia precisa e solidale.
Così, quando nel 2001, entrai nell’appena inaugurato Museo, mi parve di rivedere in tutti quei meravigliosi reperti la mia storia: perché i busti in terracotta o in marmo potevano rappresentare un mio, sia pur lontanissimo, progenitore; quei gioielli esposti potevano essere appartenuti ad una mia lontanissima progenitrice; e potevano aver riposato insieme in una di quelle sepolture riscostruite nel museo. Una sensazione bellissima, perché non si trattava di osservare reperti trovati in tutto il mondo ed esposti magari al Louvre. Quelli erano i reperti della nostra gente, della loro capacità artigianale e commerciale, della loro fierezza e produttività.
Come visitando lo stupendo Teatro Romano, o le terme, o il tempio di Giunone Populonia o il non ancora portato in luce Anfiteatro si scopre la grande importanza residenziale e civile del paese all’epoca romana.
Ed ancora, girando per le strade di Teano, si vive la sensazione di poter incontrare i Monaci Benedettini qui rifugiatisi da Cassino per proteggere la loro Regola, o il poeta Luigi Tansillo, famoso in tutta Europa, morto a Teano; o il grande Naturalista e Medico Stefano delle Chiaie, nato a Teano come Carlo Lauberg, animatore e primo Presidente della Repubblica Partenopea del 1799.
E allora, vivaddio, leviamoci il cappello di fronte a questo popolo che non sta a sbandierare l’Incontro per riceverne onore e visibilità, ma per dargliene.
E con spirito animatore cerchiamo di perseguire davvero e con costanza tutte le vie uutili a questo scopo.
Claudio Gliottone