Rifacendoci alla conversazione iniziata la scorsa settimana, riprendiamo il filo di un discorso volto ad incoraggiare un diffuso desiderio dei nostri concittadini a “volare alto” rispetto alla bagarre localistica scatenata da decenni a riguardo dell’Incontro di Teano.
Cominciamo col dire che quando parliamo di “storia” difficilmente facciamo distinzione tra i suoi aspetti costitutivi. Sì perché io ritengo che ne esistano almeno tre:
- La storia con la S minuscola: quella che è un come “il foglio matricolare” della Umanità e ne riporta tutti i comportamenti dalla sua comparsa al mondo con, per quanto possibile, precisi riferimenti di avvenimenti, di date e di luoghi.
- Una Storia con la S maiuscola, che di tali avvenimenti studia i “perché”, la loro genesi e le interconnessioni tra essi, cercando di scoprirne un “razionale” che sovente persino manca.
- La Filosofia della Storia, che si interroga sulle “finalità” generali e particolari di quanto contenuto nelle prime due.
Mi vennero le lacrime agli occhi quando, osservando da lontano, da un belvedere sul lago di Garda, le spianate di San Martino e Solferino, me le immaginai purpuree del sangue di migliaia di giovani italiani caduti nella battaglia; mi si strinse il cuore quando visitai i Sacrari di Rovereto e di Redipuglia e le trincee scavate sul Monte Grappa: erano la testimonianza tangibile di generazioni sacrificatesi in guerra perché noi potessimo essere finalmente e per la prima volta nella storia, una Nazione libera ed autonoma.
Dubito che le stesse sensazioni possano essere provocate visitando un luogo dove ci fu soltanto una conclusiva “stretta di mano”, sia pure tra due grandi Personaggi della nostra storia risorgimentale.
Ne dubito perché non vi sarebbe alcun impatto emotivo praticato da alcunché, pur rappresentando quella stretta di mano la felice conclusione di un lungo percorso storico con altri eroi, altri caduti, altri esempi gloriosi di determinazione e di coraggio; e questa volta generati da un insieme di valori popolari ed insurrezionali, da un lato, e politici e strategici, dall’altro,
È questo, allora, il percorso che andrebbe perseguito: partire da quella “conclusiva” stretta di mano per ripercorrere a ritroso gli eventi che ad essa portarono, dalla “fatal Novara” della prima guerra d’Indipendenza alle battaglie di Calatafimi e del Volturno combattute, queste ultime, dai genuini volontari garibaldini.
Dovrà essere un graduale ma deciso passaggio dal primo al secondo dei punti sopra elencati, perché è nel secondo che la Storia detta insegnamenti e direttive; è nel secondo che gli Storici subentrano ai Cronisti, ragionando, come direbbe Vico, “con mente dispiegata e serena”.
Ho avuto modo di conoscere personalmente Storici del calibro di Rosario Romeo, di Giordano Bruno Guerri, di Luigi Mascilli Migliorini, e vi assicuro che, ascoltandoli, si resta incantati a scoprire cose, atteggiamenti, conclusioni e valutazioni alle quali solo persone esperte e studiose possono arrivare. E loro sanno farlo, ma soprattutto sanno trasmetterle a chi li ascolta, arricchendone capacità intellettive e di giudizio.
Ben venga allora la istituzione del premio letterario “Città di Teano Carlo Lauberg e il Risorgimento”, che il Consiglio Comunale della nostra città ha recentemente approvato alla “unanimità”: e questo è già un favorevole segno di ritrovamento ideologico e produttivo, di voglia di fare oltre e bene.
Non temete: il nome di Teano resta e resterà unico nella storia d’Italia, ma riscopriamone il valore rivalutando tutta “l’essenza” di quella simbolica stretta di mano.
Per concludere in maniera più sobria, ricordate quella bella canzone di Bruno Lauzi, che pure ho avuto il piacere di conoscere personalmente in un congresso a Genova, “Garibaldi Blues” che, ripercorrendo musicalmente l’impresa dei Mille, recita: “…arrivarono a Teano…e si strinsero la mano…”!
Se non l’avete mai ascoltata cercatela su YouTube. E’ un blues che merita.
Claudio Gliottone