Venerdì scorso, si è svolta a Teano un incontro tra l’Amministrazione comunale, rappresentata dal Sindaco ing. Nicola Di Benedetto, il Polo Museale regionale, rappresentato dalla direttrice dott.ssa Anna Imponente e con la dott.ssa Carmen Campi, direttore della Casa di Reclusione di Carinola, per la sottoscrizione della convenzione avente come oggetto la manutenzione, la messa in sicurezza e la valorizzazione del Teatro dell’antica città di Teanum Sidicinum. Alla firma della convenzione era presente l’On. Prof. Antimo Cesaro, Sottosegretario di Stato del Mibcat.
La manifestazione si è conclusa con la presentazione del progetto didattico di alternanza scuola lavoro “Riqualificazione dei siti archeologici e architettonici di Teano. Una mappa turistica”. Stranamente alla sottoscrizione dell’accordo mancava la responsabile territoriale per i beni archeologici, presenza fondamentale per la definizione dei termini dell’accordo nei riguardi della tutela a cui è sottoposto per legge (Codice dei beni culturali e del paesaggio) il complesso teatrale.
L’intento è stato promosso per consentire la riapertura del Teatro antico, dopo che era stata necessaria la sua chiusura per motivi di sicurezza scaturiti dal degrado delle staccionate in legno poste lungo il percorso di visita al complesso monumentale.
Di recente, chi scrive, era già intervenuto sull’argomento evidenziando che tale situazione è strettamente legata alla penuria di fondi acuita da una politica governativa nei confronti dei beni culturali del Paese che privilegia i grandi attrattori turistici, come i grandi musei e le aree archeologiche più importanti della Regione campana, e trascurando di fatto le aree interne che conservano notevoli testimonianze del nostro passato. La nuova riforma, ma forse sarebbe più utile definirla una vera “Controriforma”, come ha giustamente ha evidenziato Andrea Emiliani, ha di fatto provocata la grave separazione tra tutela e valorizzazione, facendo scomparire di fatto le Soprintendenze archeologiche territoriali, che sono state accorpate a quelle uniche regionali, alle Belle Arti e al Paesaggio. Tantissimi siti archeologici e museali territoriali sono passati al Polo museale regionale, che si barcamena senza risorse economiche e di personale scientifico sufficiente, che possano garantire una conservazione e valorizzazione adeguata dell’enorme patrimonio culturale diffuso in tutto il territorio regionale. Separando la valorizzazione dalla tutela si è reciso il legame tra Museo e Territorio, una delle eccellenze della Cultura italiana e molto apprezzata nel Mondo, che garantiva l’indissolubile legame tra la ricerca scientifica, l’acquisizione di nuovi dati per la conoscenza della storia del Territorio e i materiali da esporre. La febbre di ridurre i beni culturali, musei, monumenti architettonici, aree archeologiche, a macchine per fare soldi svilisce il loro vero significato e la loro missione educatrice nei confronti dei cittadini, riducendoli a mera merce di scambio e di cornice per manifestazioni tantissime volte discutibili anche sotto il profilo estetico e etico, che riducono il loro valore culturale e storico.
Appare evidente, da queste brevissime considerazioni, che la grave situazione del Teatro-Tempio di Teano va esaminata in questo quadro generale venutosi a determinare in seguito alla Riforma Franceschini e pure considerando meritevole l’iniziativa promossa dal Comune di Teano, occorre evidenziare che il futuro del teatro non potrà essere delegato ad una convenzione, senza che vengano risolti problemi conservativi molto più gravi e impellenti del monumento sia nei termini della manutenzione ordinaria, straordinaria e della protezione e restauro della decorazione architettonica dell’edificio scenico, ma anche della corretta valorizzazione, senza scadere in iniziative che possano da un lato mercificare il monumento e dall’altro svilirne il notevole significato culturale e storico in esso insito. Per questi aspetti l’Ente locale non potrà mai avere la forza economica e le competenze scientifiche e tecniche per poterli affrontare e risolvere in termini esaustivi, tali compiti spettano allo Stato, che ha il dovere di garantire la tutela e la salvaguardia del patrimonio culturale della Nazione, come sancito dall’articolo 9 della Costituzione.