TEANO 11/4/2010 – Allarme in città: i livelli di arsenico nell’acqua potabile del pozzo di Sant’Antonio hanno superato la soglia di attenzione e per legge l’impianto è stato chiuso. Ecco dunque cosa c’è e cosa c’era sullo sfondo delle recenti carenze idriche e delle chiusure notturne (dalle 22 di sera alle 5 del mattino) come recitava uno scarno manifesto murale fatto in casa (la casa comunale) con della normale carta A3 e soprattutto con poco interesse a far sapere tutta la verità ai cittadini. Meno male che alla redazione di questo sito e periodico cartaceo giungono decine di segnalazioni al giorno. Comunicazioni, tra le quali anche un invito cordiale a indagare sul presunto arsenico nell’acqua. E a dire la verità non è stato necessario travestirsi da Sherlock Holmes, personaggio da genere letterario giallo, per sapere come stanno le cose ma semplicemente rivolgersi al capo ufficio ripartizione ingegner Fulvio Russo.
Ebbene sì, l’arsenico nell’acqua c’è, nella misura di 13 microgrammi per litro (e non 10 come prescrive la legge come tetto massimo) nell’acqua di Sant’Antonio. Non dappertutto, ma in un solo pozzo. “Chiuderlo è stato un obbligo di legge – ha spiegato Russo– ma abbiamo trovato una valida alternativa”. Ecco la seconda notizia bomba: l’alternativa si chiama Eni Acqua Campania. Si, proprio così, il Comune di Teano si appresta (anzi lunedì c’è la definitiva firma del contratto) a cedere una parte del ‘ciclo idrico’ affidando a terzi la gestione del serbatoio di Santa Reparata che prima possibile godrà dell’acqua di Presenzano (la stessa che raggiunge il litorale domizio) che sarà fatta affluire in città grazie ad un allaccio (una derivazione) già pronto sulla tratta che attraversa il territorio teanese per raggiungere i serbatoi di Maiorise.
Dunque, all’allarme igienico la risposta: nuova captazione per non lasciare tutti a secco. Ma rimane da conoscere il motivo della contaminazione, vista la serietà del caso. Il problema è che, come riportato da fonti mediche, l’arsenico si accumula negli organi più sensibili dell’organismo: fegato, reni, milza e tessuto nervoso. E’ assorbito a livello intestinale ed è difficilissimo per l’organismo liberarsene: questo spiega l’effetto tossico per progressivo accumulo. I danni dipendono dalla quantità e dal tempo d’ingestione. Nella peggiore delle ipotesi si può avere l’avvelenamento acuto, con sintomi gastroenterici e renali. Ma, sempre nel rispetto e della verità, va anche detto che l’arsenico si trova naturalmente nelle acque superficiali e sotterranee in concentrazioni molto variabili, che dipendono dalla natura delle rocce con cui l’acqua viene a contatto. In molte parti le concentrazioni nell’acqua potabile sono molto inferiori al limite indicato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla normativa italiana che stabilisce le concentrazioni massime ammissibili per l’acqua (10 microgrammi per litro).
Si va verso una soluzione? In parte forse sì, ma è innegabile che restano aperte molte altre questioni in fatto di acquedotto comunale, dal cemento amianto presente in alcuni tratti delle reti idriche periferiche allo stesso reticolo del centro capoluogo le cui falle occulte, evidentemente sempre più vaste, provvedono regolarmente, anche di notte, a svuotare le vasche di raccolta di Santa Reparata.
Elio Zanni