Tanto tempo fa alla fine delle feste natalizie, si appendeva una calza
accanto al camino e si attendeva il giudizio della vecchietta che
avrebbe decretato se si era stati buoni o se era stata commessa
qualche fesseria di troppo. Qua a Teano era in voga una striminzita
Befana del vigile che poi si attualizzò in quella modernizzata del
Campanile, ma niente di più a livello pubblico. Prosperava invece a
tutta scappata nelle abitazioni private e con qualche trovata
stravagante in campagna.A parte la vecchiezza, che ancora può avere un
senso, pare strano che usi come mezzo di locomozione una vecchia
scopa, una di quelle di una volta, fatta di una fascina di saggina o
di rametti di gaggìa, come quelle che si usavano per scopare l’aia.
Non bisogna però confonderla con una strega per via della scopa,
perché è sempre sorridente e porta con sé un sacco pieno di dolcetti e
caramelle.Una parte della leggenda deriva di sicuro dalle figure
folcloristiche dispensatrici di doni legate alle festività natalizie
proprie dell’Italia centro meridionale. L’origine è probabilmente da
far risalire a tradizioni agrarie pagane relative all’inizio
dell’anno. Il suo aspetto dimesso e vetusto può essere messo in
relazione con l’anno trascorso che sta per rinascere come anno nuovo
dopo aver bruciato quello vecchio. Il rogo di fantocci vestiti d’abiti
logori all’inizio dell’anno è tradizionale in molti paesi europei.
L’uso dei doni assumerebbe quindi un valore propiziatorio per l’anno
nuovo.Che sia stata una strega non lo si può credere, che abbia
origini e nome semitici forse nemmeno. La nostra cara Befana
continuerà a portarci doni il 6 gennaio, forse per ricordarci il nuovo
anno che inizia, il battesimo di colui che ci ha mostrato la via per
una nuova vita, il cambiare di anno con più fortuna e prosperità o
forse solo per rincorrere i sapienti Magi che diedero a suo tempo i
doni a Gesù e che lei non ha ancora trovato.Era un sogno incantato
l’attendere il suo arrivo, con gioia nel cuore e un po’ di timore, di
trovar nella calza soltanto carbone….
S’usava lasciar un caldo spuntino e un bicchierozzo di rosso buon vino
Le calze gia’ stavano sopra il camino, trovate di dolci riempite al
mattino.L’arzilla vecchietta malgrado la fretta, di motorizzarsi non
ne ha proprio voglia, una scopa di saggina e’ cio’ che le basta.
Lei sta a cavalcioni e tutto sovrasta.
Quello che conta è che la simpatica vecchina, comunque la si raffiguri
e quale che sia la sua origine, ci porta gli ultimi doni delle feste,
che sono i primi regali dell’anno. Piccole cose che però sono le
grandi gioie della vita…
Una noce, un pugno di caramelle, qualche cioccolattino e perché no… un
po’ di carbone, ma di zucchero perché possa riscaldare i nostri cuori
di eterni bambini che avranno fatto qualche scemata, ma che lei sa
comunque perdonare. Come Rachele che ha ascoltato la musica del cuore.
Cristina Paltrinieri.