Nessun evento è mai stato in grado di interrompere questo incantesimo, le porte sono state regolarmente aperte e richiuse anche in presenza di bufere, neve, terremoti e quant’altro poteva accadere, perché la grande fabbrica è la Cattedrale di Teano ed il buon Sacrestano, che vive la sua funzione come una missione, non sarebbe rimasto a casa lasciando la Chiesa del Duomo chiusa per nessuna ragione al mondo.
Il nome Carmine è abbastanza diffuso ma a Teano, se si dice “Carminuccio”, si capisce subito che si parla di lui, come se non avesse cognome. Vi sono e vi sono stati popolari personaggi omonimi ma, ad ognuno di questi, il diminutivo è sempre accompagnato dal cognome, dal soprannome o da un aggettivo.
Senza nulla togliere all’importanza ed alla bontà dello stimatissimo Don Tommaso Nacca e degli altri parroci che si sono succeduti nella Cattedrale, possiamo serenamente affermare che Carminuccio Imonti (questo il suo cognome) è parte integrante di quei luoghi, un po’ l’anima dell’imponente manufatto a prescindere da ciò che la Chiesa rappresenta. Il suo garbo, il sorriso, il passo svelto ed una palpabile affezione a quel mondo, legano indissolubilmente la sua figura alla particolarissima atmosfera di quei luoghi, all’aria, agli odori di incenso e di antichi legni, all’eco, al silenzio, alla sacralità che avvolge l’intero edificio: tra le imponenti navate, come tra gli anfratti della sacrestia. Questo perché la Cattedrale la si può vivere in due dimensioni: quella solenne delle messe o delle funzioni,in cui il sacrestano è invisibile,e quella della semplice apertura ai fedeli, una dimensione più familiare, nella quale si entra solo per pregare, o per parlare con il Parroco.
In queste circostanze lo si può osservare nel vivo della funzione di sacrista (questa la più giusta denominazione della sua figura professionale), che ha responsabilità in un ruolo ben definito e strettamente legato all’Opera Liturgica. Una certosina opera di gestione degli arredi sacri, delle panche, dei calici sempre brillanti; l’accurata selezione ed il riordino dei foglietti della Santa Messa. Quindi, non mai il mero aiutante del Parroco come comunemente si crede, ma uno specialista laico al servizio della Chiesa.
Ma se il sacrestano, che per tradizione è anche il punto di congiunzione tra il Parroco ed i fedeli, e si sa che il Curato è spesso chiamato in causa per delicatissime umane vicende, il nostro Carminuccio è come un maestro in deontologia professionale, ha un pregio che è rarissimo dalle nostre parti: la più totale discrezione. E’ l’uomo che non fa domande né commenti.
Sa bene che a volte, per far entrare le persone in chiesa, non basta aprire la porta; sa bene che, almeno in chiesa, il silenzio è la migliore accoglienza.
Gerardo Zarone