Caro,
non Direttore, perché il Direttore è e sarà sempre soltanto uno, e non c’è bisogno di nominarlo, si sa a chi mi riferisco.
Caro Sandro,
ormai sono la più vecchia tra i membri de “il Messaggio”, ovviamente non per l’età. Sottolineiamolo. E mi sento in dovere/piacere di dirti un po’ di cose.
Grazie per aver incassato tutti questi colpi a causa dei pregiudizi senza mai controbattere, senza mai usare “il tuo grado di direttore” per rispondere. Tante, troppe volte hai incassato in silenzio. Non so come hai fatto, davvero, ma per questo ti ammiro.
Grazie per averci protetti mentre gli altri ci davano addosso.
Grazie per aver saputo scindere la figura di vicesindaco da quella di Direttore di un giornale.
Grazie per averci lasciato tutta la libertà di questo mondo, senza mai influenzarci o porci limiti con il tuo serafico “e scrivi!” (nemmeno quando ti chiedevo aiuto con i titoli poiché con essi sono una vera schiappa).
Ma soprattutto, grazie per avermi fatto capire che il Messaggio è uno dei miei posti nel mondo, per avermi aspettata non una ma ben DUE VOLTE.
Ti dico una verità che non ti ho mai confessato: quando mi contattasti, quella sera ero a Liuyang per lavoro e fui scettica, molto scettica e ti “arronzai” anche con poca educazione, perché, è inutile prenderci in giro, non esiste essere umano senza pregiudizi. Ma mi hai fatta subito ricredere. Sei il Direttore delle sorprese: hai creato un’ottima squadra, affiatata, libera. Non ti sei mai imposto, anzi… forse ci hai lasciato troppa libertà. Ma sapevi cosa facevi.
Tante, troppe volte, per i nostri rispettivi caratteracci ci siamo scontrati, ma non ho mai smesso di stimarti. Prometti che non ci lascerai, sarebbe un peccato. Sei una Ferrari parcheggiata in garage.
Do il mio benvenuto al nuovo direttore che… accidenti, ha un curriculum che intimorisce!
Sia paziente con noi, non siamo professionisti, siamo ragazzi che cercano di conciliare la passione per la scrittura con l’idea di fare qualcosa di bello ed utile per la Comunità. Troppe volte ci siamo trovati di fronte a cambi direzionali improvvisi e forse non sappiamo nemmeno noi come fare. Scriviamo per il giornale del paese noi, non siamo giornalisti, perché essere giornalista… è tutta un’altra cosa. Ce ne sono pochi in giro, troppi si credono ma pochi ce ne sono.
Ci dia una mano a trovare una nostra dimensione. Ci dia tempo per abituarci ai cambiamenti. E ci dia la nostra amata libertà poiché
“La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (Theodor Adorno)”
e
“La libertà è una forma di disciplina. (Giovanni Lindo Ferretti)”.
Buon lavoro e benvenuto
Maria Flora Grossi