Caro Direttore,
mi era sembrato che l’amico Ing. Gelsomino avesse seguito con estrema attenzione tutto il dibattito svoltosi il 17 u.s.- Evidentemente si è pesantemente distratto quando relazionavo io perché ha compreso esattamente il contrario di quanto da me affermato, non escludendo che potrei anche essermi spiegato male io, ma fa fede una registrazione vocale di cui sono in possesso. Nella fattispecie io ho affermato che: 1) non mi entusiasmano i processi revisionistici perché seguono spesso un processo induttivo (dal particolare all’universale) e non deduttivo (dall’universale al particolare) come è invece giusto , e Gino è d’accordo, che debba accadere nello studio della storia. Mi spiego meglio: io, in un processo di revisionismo, parto alla ricerca di qualcosa che già immagino (aberrazione filologica della storia, come la definiva Croce, cioè una personalizzazione sentimentale) e per questo fatto stesso la mia ricerca è inficiata, poco obiettiva: vado cioè alla ricerca di quel che voglio trovare, e lo faccio anni ed anni dopo l’accadimento del fatto storico, in assoluta mancanza della conoscenza derivante dalla immediatezza del fatto. 2) Non ho mai preso in considerazione il Lombroso, universalmente condannato per i suoi folli studi (anche questi espletati con metodo induttivo e non deduttivo) ma ho soltanto affermato che oggi tutti in Italia abbiamo di fronte un grosso nemico che non è l’ISIS, ma è la disonestà di tutto un popolo (non riesco a capire come Gino abbia compreso che ce l’avevo col solo popolo meridionale!)che, diffusa in tutti gli strati sociali, genera danni gravissimi nell’immediato come nel futuro del nostro paese. Danni nel tempo ben più gravi di quelli provocati dal brigantaggio e dalla lotta al brigantaggio, dalla conquista del sud o dall’emigrazione. Il vero nemico da combattere esiste oggi e si chiama DISONESTA’. Il tutto per doveroso chiarimento.
Grazie per l’ospitalità.
Claudio Gliottone.