L’attenzione all’erogazione di servizi alla comunità sono la misura della sensibilità che un amministratore locale dovrebbe usare nell’assolvimento delle funzioni ad esso delegate. Sempre più spesso, tuttavia, un po’ tutti, confondono l’essere con l’apparire, preferendo di gran lunga il secondo. Ed allora assistiamo, quasi a cadenza giornaliera, ad una fitta sfilza di proclami, arricchiti da dettagli, utili soltanto a nutrire l’ego del cantastorie di turno, propedeutici ad imbastire una litania che ha per obiettivo dichiarato quello di sortire negli ascoltatori, i cittadini (sempre più sconfortati, a tratti arrabbiati) un effetto soporifero. E dobbiamo dire che tale cosa funziona davvero! Su tutte valga l’esempio della faccenda scuole. Da queste pagine, d’altro canto, già si è denunciato a più riprese l’anarchia nel campo ecologico, l’inettitudine reale degli amministratori di turno nel gestire l’enorme patrimonio artistico presente sul territorio o, ancora, l’incapacità di assicurare la fruibilità della maggior parte dei servizi essenziali. E proprio tale ultimo argomento costituisce la nota dolente che dovrebbe essere maggiormente attenzionata. Tra le tante promesse, fatte non solo in campagna elettorale, vi è sicuramente quello di portare la nostra cittadina al traguardo dell’efficientamento energetico per ottenere un durevole risparmio dei costi con una maggiore qualità di servizi. L’efficientamento energetico costituisce il passe par tout di qualunque amministratore locale che vuole assurgere ad grado di politico “grido”. Tuttavia, prima ancora di parlare di ciò, sarebbe il caso di volare più basso verificando se la luce, quella da efficientare insomma, funziona o meno. Tale circostanza in qualunque essere dotato di senno, dovrebbe costituire il necessario crocevia per prendere cognizione del problema programmandone la risoluzione con progetti mirati. Ed, infatti, come si può pretendere di correre (l’efficientamento questo comporta) se si riesce a malapena a camminare? A Teano, non vi è chi non veda, anche le strade di maggior traffico sono spesso buie e, dunque, pericolose senza che nessuno muova un dito. Cade un palo (cronaca di qualche giorno fa) e che si fa? Si sostituisce? Ma no, panta rei, piuttosto ci si inorgoglisce a trovare una scusa che costituisca fumo negli occhi. Concretamente, almeno di recente, a qualche amministratore è capitato di percorrere a piedi Viale Italia? Se lo avesse fatto avrebbe visto, o meglio percepito, che non si vede un ciufolo. Cosa si è programmato in questi due anni per risolvere questo problema che non può dirsi certo sconosciuto? La risposta, parlano i fatti, è abbastanza scontata. Parlando nel caso specifico di efficientamento energetico, poi, non potrà sfuggire quanto realizzato da questa amministrazione a Teano Scalo. La piccola borgata sidicina, è stata interessata da un innovativo e costoso intervento. Tale operazione, robustamente propagandata con interviste on line e su testate giornalistiche a tiratura provinciale ha comportato la spesa di circa 90 mila euro e l’apposizione di 100 punti luce. Ci saremmo aspettati a questo punto, recandoci qui, di trovare le strade, a differenza che in altri luoghi, illuminate a giorno con potentissimi led. Tuttavia, proprio per tenere fede a quel criterio per il quale l’impegno dei nostri politici locali si esaurisce nella mera “annunciazione”, anche quivi botte da orbi e per giunta al buio! Ebbene quasi 100 mila euro spesi per lasciare la località Scalo completamente al buio. Una vera magia amministrativa estratta dalla lampada di Aladino. Ma di ciò, ovviamente, nessun amministratore ci risulta essere disponibile a fregiarsi del risultato raggiunto. Ma non doliamocene oltre; di zone non illuminate ne abbiamo tante: strade principali, vie secondarie e i vicoli più stretti della città. Tutte legate tra di loro dalla stessa voglia risolutiva – poco espressa – da parte di chi amministra. Ma in tutto questo qualcuno si è reso conto dove risiede il problema dei servizi essenziali? Non abbiamo l’ardire di avventurarci in tesi iperboliche, per carità, tuttavia, non si può più pretendere di continuare a procedere dalla “coda” spacciandola per il “capo”. Basterebbe fermarsi e comprendere (per noi comuni cittadini) che le belle parole spese servono unicamente a mascherare l’assenza, non solo di un disinteressato impegno, ma di una seria e lungimirante programmazione che resta l’unica soluzione. Ma forse questo è chiedere troppo, meglio tornare a sperare nella sostituzione delle lampadine fulminate. Prima o poi arriverà il turno di tutti. E mentre piove, mi affaccio alla finestra, vedendo il lampione sotto casa mia fulminato da oltre due anni, penso che la damnatio memoriae, ahi me, non è ancora terminata.
Carlo Cosma Barra