La Pasqua tra tanti doni ci ha recato anche una produzione editoriale di Giulio De Monaco. Non solo i profumi inebrianti dei giardini hanno salutato "Zefiro torna", non solo la meravigliosa nevicata sulle nostre colline ad opera dei ciliegi fioriti che a lungo hanno imbiancato a macchia il verde nuovo ("O Valentino, vestito di nuovo…"), hanno fatto da cornice alla Pasqua liturgica, ma anche "Fulgore di Teano" nuovo di stampa, vestito di rosso e pronto a continuare il viaggio nella memoria che Giulio sa condurre con saggezza e con gusto.
La nuova fatica di Giulio (ma si tratta anche di un piacere e di un "otium") ci conduce per mano a cogliere i segni della Teano romana nelle strade, nelle mura, nelle decorazioni di sarcofagi e capitelli per "ascoltare le pietre", anzi per… auscultarle! Le foglie di acanto dei capitelli nel giardino dell’Episcopio fraternizzano con edere e gerani nelle foto e nei commenti dell’autore facendoci cogliere l’abbraccio del mondo minerale e di quello vegetale, l’intrecciarsi di storia e di storie, di passato e presente, di sogno e realtà .
La lettura di "Fulgore di Teano” ha fatto sorgere dal lago della memoria un bellissimo aforisma della poetessa Alda Merini che condivido volentieri con Giulio e i suoi lettori: "E così nascono i libri nell’amore, e così il libro, prima di nascere, Dio lo deposita in te come una manciata di fango che diventa luce. Domandano tutti come si fa a scrivere un libro: si va vicino a Dio e gli si dice: "feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi!". Così nascono i libri. Così nascono i poeti."
Qui la Merini racconta l’inenarrabile. Un libro è frutto di una divina fecondazione che trasforma in luce "una manciata di fango" ed ha una sua gestazione prima segreta alla stessa "gestante" e poi nascosta a tutti gli altri che lievita mente e cuore in una santa dilatazione.
Mi sembra di ravvisare in queste parole alte che descrivono la missione dello scrittore come una sorta di "monachesimo laico", il desiderio di essere solo (monaco viene da "mnos") per capire di più, per comprendere guardando da lontano, fatto estraneo a se stesso e agli altri: "Portami via dagli altri, rapiscimi!". Senza questa sana e saggia solitudine che porta lo scrittore lontano dal "volgo selvaggio" rendendolo sempre e dovunque "passero solitario" non c’è letteratura ma vuoto cespugliare di parole false clonate all’infinita noia.
Se Giulio ha potuto partorire una trilogia sulla sua Teano in meno di un anno conoscerà bene questa meravigliosa e sofferta genesi di un’opera letteraria dove Dio rapisce una mente e la porta lontano in una segreta esperienza di amore e dolore. A noi il compito di dirgli grazie per il suo nascondersi dietro gli occhiali scuri per mantenere le distanze dalla realtà come un monaco dietro le imposte della sua cella cui andiamo a chiedere conto della storia, del mondo, della vita perchè ci consegni la verità delle Idee quando siamo stanchi di contemplare le vaghe ombre sul fondo della caverna coi nostri occhi bruciati di talpe.
"Così nascono i libri. Così nascono i poeti".
Arturo Vescovo