La scuola è chiamata a svolgere, come è giusto che sia, il suo compito di servizio sociale, e lo fa con spirito di grande adattamento e capacità di reinventarsi in questa situazione critica. Eppure negli ultimi anni abbiamo assistito ad una scuola che ha dovuto fare i conti con i tagli all’istruzione, per non parlare della ricerca e dell’Università, ad una scuola che ha permesso di porre in discussione il ruolo dell’insegnante sia rispetto agli alunni sia rispetto le famiglie- nella scuola oramai chi sbaglia è sempre l’insegnante-, a ciò si affianca l’immagine di una scuola sempre più burocratizzata, e apparentemente lontana. Ora però, non c’è misurazione che tenga, griglia perfetta che possa valutare l’iter di apprendimento di uno studente seduto davanti ad un freddo computer, collegato per 3/4 ore con le immagini più o meno perfette dei propri insegnanti che, con pazienza e dedizione hanno dovuto imparare, in brevissimo tempo, a gestire una videolezione, una videoconferenze, portando avanti le programmazioni rimodulate che avevano elaborato nell’ormai lontano settembre 2019, e svolgendo il loro ruolo d’insegnanti h.24. Non è semplice.
E allora se la lezione online può continuare ad offrire didattica di qualità, in relazione alle capacità dei singoli insegnanti, non è certamente lo stesso per lo spinoso problema della valutazione.
I giovani ne hanno da insegnare ai loro docenti in fatto di tecniche di supporto digitale, ed anche se il docente volesse usare test simultanei, simulazioni di prove particolari, lo studente sa come trovare validi aiutini per vanificare qualsiasi criterio di oggettività. Dunque, perché non riportare la scuola al suo più alto valore formativo?
Una promozione senza giudizi e voti sarebbe quanto di più alto e formativo la scuola potrebbe offrire in una situazione tanto critica, ci sarà tempo per far tornare la scuola ai numeri e ai suoi criteri di valutazione.
Probabilmente la scelta -affrettata- del “tutti promessi” ha vanificato ciò che in questi anni, e soprattutto nelle ultime settimane i docenti, con non poche difficoltà stanno facendo per passione e dedizione del loro ruolo, cercando di lavorare in primis sulla relazione umana e poi sulla didattica. Perché il ruolo della scuola non è solo fornire mere nozioni ma è soprattutto quello di formare una generazione, e questo è il compito più difficile. E allora, a questi giovani cosa abbiamo trasmesso con il “tutti promossi ”?
Sara Finocchi