Fra gli studiosi delle memorie di Teano e delle antiche genti che ne popolarono il vasto, ameno e fertile territorio, singolare e particolare collocazione trova il dott. Fabrizio Zarone. Originale e inappuntabile fu la metodologia d’indagine storica che applicò ai suoi studi apprezzati per rigorosa serietà specialistica, nella pacata e placida dimostrazione delle sue argomentazioni che costruiva con invidiabile ingegno, sorprendente abilità e sottile perspicacia. Il suo stile era semplice, asciutto, comprensibile, piacevole, pur trattando problemi e argomenti di complessa e articolata interpretazione. Era, per lo più, uno studioso da tavolino il nostro indimenticabile dottore che, a volte, con irrisori strumenti bibliografici tesseva trame di preziosa trasparenza ed emozionante suggestione.
Il conte Luigi Cattaneo di S. Nicandro, suo amico ed estimatore, insieme al quale trascorreva lunghe piacevoli ore in interminabili, dotte, argute disquisizioni di storia patria, nella commossa premessa al postumo libro dell’amico da poco scomparso ne puntualizza l’originalità. “Aveva una particolare inclinazione verso i problemi della medicina legale, e, forse per analogia di procedimenti logici, si era sempre interessato alle ricerche storiche, relative soprattutto alle memorie di Teano e dei suoi antichi monumenti, pubblicando numerosi studi in proposito” (Teodora Galluccio, prefazione p. 6).
Fabrizio Zarone nacque a Teano il 27 novembre 1900, guarda caso, proprio all’inizio del secolo che vide svilupparsi e affermarsi, con maggior fervore e criterio sistematico, un grande interesse e un’ampia produzione di studi relativi alla storia magnifica e gloriosa della nobile città sidicina. Si laureò precocemente e con successo a soli 23 anni in medicina e chirurgia, ricoprì disparate funzioni pubbliche, fra cui quella di podestà. Carica piuttosto scomoda e ingrata, che esercitò con dignità e spirito di abnegazione per più di quattro anni, ritornandosene poi, con sommo diletto, ai suoi amati studi e alla sua professione di medico e direttore sanitario del locale ospedale Ave Gratia Plena. Fedele al giuramento di Esculapio, si dedicò alla direzione ospedaliera dal giugno 1948 al luglio 1957 con passione, amore e grande dedizione. Pubblicò tra l’altro: I Sidicini (1932), Pietravairano (1943), Lo stemma della Città di Teano (1938), L’antico popolo dei Sidicini (1958), Ricordo di Tulliola (1960), L’Incontro di Teano (1961), La battaglia di S. Giuliano (1961), Ricerche storiche su di un sarcofago conservato nel Duomo di Teano (1963). Postumi: Teodora Galluccio discendente dai conti longobardi di Teano fu la madre di S. Tommaso d’Aquino? (1964), Sull’attività svolta dall’Ospedale “A.G.P.” di Teano dal 1 ottobre 1943 al 15 febbraio 1944 (1981). Nella pubblicazione “L’antico popolo dei Sidicini” sintetizza con stupefacente talento ed eccezionale acume la storia della Teano italica e del suo eroico popolo, valoroso irriducibile difensore della sua autonomia, conquistata a duro prezzo. E come l’antica gente sidicina di cui cantò, ineffabile bardo, le sublimi gesta, fu travolto da un terribile invincibile nemico. Si addormentò nella pace del Signore il 10 ottobre 1963, circondato dall’affetto dei familiari e amici che tanto lo amavano. “Non ai Sanniti e neppure ai Romani cedemmo, ma lotta ad oltranza usammo a chi cercò farci venire meno al nostro dovere, e il nostro dovere noi compimmo sino all’ultimo e più grande sacrificio sulla breccia” (L’antico popolo dei Sidicini, pag. 48). Era intenzionato a proseguire i suoi studi, regalandoci altri splendidi bagliori della nostra storia. “Ma – afferma con sommesso signorile rimpianto il conte Cattaneo – gli impermutabili decreti della Divina Provvidenza non lo hanno permesso, e a tutti gli amici ed estimatori dello scomparso, pur nel loro dolore, non resta che accettare con cristiana rassegnazione la volontà di Dio. Lo scrivente crede però – conclude il gentiluomo – di interpretare il loro pensiero auspicando che la numerosa gioventù studiosa di Teano voglia non soltanto imitare le virtù civili e professionali del Dottor Zarone, ma anche il suo amore per le cose e le memorie dell’antichissima Città Sidicina” (Introduzione di Luigi Cattaneo di S. Nicandro a Teodora Galluccio, p.6).
E’ un invito che va raccolto, una promessa che va mantenuta, incamminandosi, lungo il sentiero arduo, ma luminoso, tracciato dall’esimio, singolare studioso e da tanti altri che degnamente lo precedettero e lo seguirono.
Giulio De Monaco