“Finalmente” vuole esprimere soddisfazione per il sopraggiungere o l’avverarsi di una cosa lungamente attesa e l’argomento non sarà la “solita” politica, ma una festa molto sentita da alcuni e molto poco sentita da altri.
La festa di Sant’ Antonio/ Antuono Abate
Il 17 gennaio in moltissimi comuni d’Italia Teano compresa, si benedicono animali e c’è anche chi li fa partecipare alla S. Messa. C’è addirittura una leggenda che dice che solo questa notte gli animali possano addirittura parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire le greggi parlare sarebbe stato di cattivo auspicio. A proposito: se vi capita di sentire il vostro cane o il vostro gatto che discutono tra loro non vi preoccupate…state comunque lontani perchè interromperli è di cattivo auspicio”.
Nella tradizione cattolica è infatti conosciuto come il Santo protettore degli animali, tanto che anticamente nelle stalle si esponeva la sua immagine. L’iconografia lo ritrae spesso circondato da animali domestici e non: maiali, cinghiali, serpenti ed aquile. Le raffigurazioni più comuni lo rappresentano insieme ad un maiale, anticamente simbolo del demonio, con al collo una campanella, simbolo della vita domestica degli animali ma anche della purificazione della carne. Ed è proprio il maiale l’animale più amato dal Santo. Secondo la mitologia fu Prometeo a “rubare” il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, secondo i cristiani fu, invece, Sant’Antonio, famoso come grande “lottatore” di demoni” (per questo è chiamato anche Antonio il Grande) a scendere fino all’inferno, accompagnato da un demonietto stranamente “buono” (il maiale) per rubare il fuoco a Satana e donarlo agli uomini.
In altre iconografie accanto a S. Antonio arde sempre un fuoco: “il fuoco di S. Antonio“. Nella tradizione popolare “il fuoco di Sant’ Antonio” dà il nome ad una dolorosissima infiammazione virale durante la quale si invocava Sant’Antonio Abate, che aveva sopportato sul suo corpo piaghe dolorosissime scatenate da satana. Chi era realmente Sant’ Antonio Abate? Antonio nacque da genitori cristiani a Coma (Qeman-al-Arous) intorno al 251, nell’Alto Egitto. I suoi genitori, che erano proprietari terrieri abbastanza ricchi, morirono quando lui era tra i diciotto e i vent’anni. Più o meno in questo periodo Antonio sentì le parole del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri poi vieni e seguimi» (Mt 19, 21). Prendendo queste parole alla lettera diede parte delle proprietà della famiglia ai vicini, vendette il resto, donò il denaro ai poveri e divenne discepolo di un eremita del luogo. Intorno al 273 si ritirò in un vecchio cimitero, dove rimase per tredici anni. All’età di trentacinque anni, non trovando più sufficientemente dura questa vita, si trasferì in un forte abbandonato, sulla cima di un monte nel deserto arabico, a circa tre giorni di marcia dalla popolosa valle del Nilo. Restò qui per i vent’anni successivi vivendo, si dice, in quasi completa solitudine, e seguendo una dieta estremamente ascetica. Infatti sembra comprovato che sia vissuto conservando vista e denti perfetti, fino a 105 anni, se ne deduce che la sua dieta, pur essendo frugale, non fu certo dannosa per la salute. Nel 306 uscì dal suo rifugio e cominciò ad accogliere discepoli, fondando il suo primo monastero, o raggruppamento di celle di eremiti.
Nel 311 si ritirò nuovamente in una cella su una montagna sperduta, dove visse con il suo discepolo Macario. La Vita di Sant’Antonio, scritta da Atanasio, fu uno dei testi chiave per la diffusione di questi concetti. Secondo Atanasio, Antonio si recava regolarmente in visita a Pispir per istruire i visitatori e sanare i malati. Nel 338, a ottantasette anni, venne convocato nuovamente ad Alessandria per confutare gli ariani, ritornando poi in modo definitivo alla sua solitudine. Probabilmente Antonio morì il 17 gennaio 356, e su sua richiesta, fu sepolto segretamente sulla cima del monte dai discepoli, inviando ad Atanasio, prima di morire, la sua tunica di pelle di pecora e il suo mantello.
Ci sembra appropriato, a questo punto, concludere con due pensieri di firme prestigiose:
Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.
(Fëdor Dostoevskij)
Una gran parte delle emozioni più complesse sono comuni agli animali più elevati ed a noi. Ognuno può aver veduto quanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suo affetto ad un’altra creatura; ed io ho osservato lo stesso fatto nelle scimmie. Ciò dimostra che non solo gli animali amano, ma sentono il desiderio di essere amati.
(Charles Darwin)
Gianpaolo Maria Giorgio