Ieri sera, quando le prime stelle fanno di Teano un incanto d’amare, a
passi felpati per non rompermi la noce del collo, a causa delle
strade-merletti, me ne sono andato avvolto da una carezzevole sera alla
Casa del Vescovo che, come la grande casa accogliente degli Elfi
silvani del Signore degli anelli, avvolge l’ospite in un concentrato di
benessere, magia, incanto.
I tappeti da “Primavera di Kkusraw Shah dall’anima immortale, le luci, i
profumi: le tre grandi tele strappate dalla dimenticanza della chiesa
monastica di Santa Maria De Intus dal genio di Monsignor Sperandeo che
utilizzò, miei amici e me come sonnambolici facchini per trascinarle,
Dio sa come, alla Grande Casa Accogliente del Vescovo dei miei verdi
anni.
Tutto il complesso della soirée ne fanno il giardino degli
incanti con bona pace di chi ha addormentato il paese. Poesia di
Ungaretti che a me non piace per inciso ma il commento del Vescovo
l’ha rivitalizzata rivestita di delicato genio a cavallo della
tessitura armonica di un Virtuoso del violino e di una Fata della
tastiera. Spettatore il giardino con la vasca e fontana da arabo
racconto e le piante rigogliose tra antiche pietre, suoni di un
glorioso passato. Riscalda il cuore e da’ ali alla speranza sapere che
c’è Qualcuno nella zimarra di un Vescovo accogliente che si prende
cura del bello, del meraviglioso, del sublime. Fa bene al cuore sapere e
vedere luci sfavillanti che contrastano con il buio del nostro borgo
selvaggio, piombato di punto in bianco nelle mani caritatevoli di un
trasparentissimo Signore degli Anelli e dei suoi eroici compari.
La sera vola su note e parole, su frasi e armonie. Sulla eleganza di un muliebre sospiro.