La adottò mia figlia Rosa dopo la morte del suo enorme gattone di otto anni, morto pacificamente nel sonno, senza trauma nè dolore. Era una cosiddetta gatta "tricolore" quelle che hanno la prerogativa di nascere solo in edizione femminile.
Non aveva ancora raggiunto il traguardo dei due anni. Aveva messo al mondo in due tempi:primavera e tarda estate sei cuccioli che sembravano dei minotauri. Li aveva allevati con immensa dedizione e cura.
Era una gattina minuta minuta con occhi enormi ed espressivi . Si faceva voler bene. Chiacchierava, in una loro edizione linguistica fatta di flebili, modulati miagolii e teneri uggiolii, perfino con Rasha il pastore tedesco, terrore dei gatti, anche quelli di casa, dopo che il gatto di Rosa l’aveva rudemente graffiata . Erano amici, ma ruppero e l’episodio costituì la nemesi per tutti i gatti che le capitano sotto il naso.
Non sono molto indirizzato alla passione per questi piccoli felini, ma alcuni riescono a calamitare il mio affetto. Giada era quieta, metodica, affettuosa, sfuggiva alla "norma" del classico egocentrismo di molti gatti.
Ieri un auto guidata da un forsennato-a le ha tolto crudelmente la vita, con una sgommata a retromarcia nel largo viale di casa mia. Lo hanno riferito dei giovinotti che sostavano lì. Non so altro e dopo tutto ora non ha nessunissima importanza. I gatti erano molto ben considerati nel mondo antico.
Gli Egizi dei tempi faraonici veneravano la dea-gatta Bastet dal corpo muliebre e la testa felina. Non poche mummie di questi animaletti sono state ritrovate nelle dimore di eternità dei Faraoni e delle Grandi Spose Reali nonché nelle sepolture di nobili funzionari e belle dame. Ma questa è una nota incidentale, a margine. Quello che conta adesso è che la piccola, tenera Giada stia ora in verdi e fioriti
Qualche lunga notte invernale graffierà delicatamente ancora alla mia porta a ricevere carezze e fare le fusa.
Il padre di Rosa