Il mio fiume (il Savone)
di Casto Capuano
La sera scende adesso su l’immoto
Stupore delle rive uno sciacquare
Soltanto più frequente fuga il vuoto
Silenzio, raccolto tra le canne care.
Io chino qui sul margine del noto
Mio fiume ascolto tra lo sciabordare
Dell’acque, se mi giunga da un remoto
Rifugio un cenno su per l’acque chiare.
Non per lanciarmi entro le fredde spume
E nuotare lontano verso un sogno
Artificiale d’ambigua poesia
Ma per essere artista sotto il lume
Delle stelle, così, per il bisogno
Di una strana cinematografia.
Corre un brivido lungo i miei pioppeti
Nell’imminenza della notte. Parmi
Che a un ignoto accennar tra i quieti
Alberi in fila anelino i miei carmi.
Io sto qui; l’orecchio intento nei segreti
Segnali che la sera par darmi
Ma dalla fantasia mi sgorgan vieti
Accordi e abbozzi futili di marmi.
Cos’è che accenna e non si rivela
Laggiù, lungo i filari inargentati?
Cos’è che si nasconde e fugge via?
Oh attenderò; proteso alla mia vela
Navigherò in silenzio. finchè alata
Tu balzi dalla scorza, anima mia!