“ Il modo migliore per cominciare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a farle”… (Walt Disney).Dopo una serie infinita di “dimissioni” realizzate in varia misura e titolo da tutti i membri del Consiglio Comunale (con una media di almeno 3 per consigliere), come un fulmine a ciel sereno arrivano quelle più eclatanti: quelle del Sindaco di Teano. Tra venti giorni sapremo se saranno irrevocabili o sarà stato inscenato l’ennesimo atto di una tragedia politica senza eguali nella recente storia democratica sidicina. Ferma la solidarietà umana per la solitudine amministrativa in cui si è venuto a trovare il Dr. D’Andrea, è d’obbligo analizzare la portata farsesca dell’atto dimissionario posto in essere negli ultimi giorni. Le dimissioni in ordine cronologico sono l’esprit de finesse dell’assenza di sostanza e lungimiranza di un progetto politico nato male e basato al più sul semplice annichilimento dell’avversario politico di turno. Il Sindaco di Teano, per scelta o per forza maggiore, è un uomo solo al comando che ha il demerito di avere creato – tra l’altro- una corale inadeguata, per capacità personali e attitudinali, a perseguire il bene comune in una città problematica come la nostra. Le dimissioni, rese in questo modo, ovvero condizionate all’ottenimento da parte della struttura amministrativa di risultati determinati (progettone et similia) di cui, rubiamo un termine a lui caro, è “amministratore delegato” rappresentano un fallimento sia dal punto di vista strategico quanto politico. Il Sindaco insomma, vistosi alle strette, abbandonato dai propri sodali (gli stessi buoni per ogni stagione…”i miei giovani amministratori”), attacca tutto e tutti per non essere fagocitato e diventare capro espiatorio di un sistema che ha contribuito a mettere in piedi. Attacca, dopo un triennio dall’insediamento, i propri assessori e consiglieri ora palesando la loro inadeguatezza; attacca ora i dipendenti comunali e i dirigenti messi prima sull’altare della gloria ed ora nel fango; parla ora dell’incapacità e della fatiscenza della struttura amministrativa di cui resta il capo e dunque l’immediato responsabile. Solitamente, per quanto è nostra esperienza, un Sindaco si dovrebbe dimettere se appura che non vi siano le condizioni politiche amministrativa per dirigere un ente non per ottenere dalla struttura comunale ciò che deve fare come obbligo. Tali condizioni sono venute meno o non sono mai esistite? Se sono venute meno si dimettesse senza troppi preamboli riconsegnando la Città all’elettorato. Viceversa se ciò non fosse, seppur con le dovute cautele, sotto un certo aspetto, sembra quasi di assistere ad un ricatto: o mi fate fare bella figura o vado via! Sicuramente il dr. D’Andrea ha la responsabilità di avere avallato con troppa facilità, con il concorso della quasi totalità dei membri del consiglio, la procedura del pre dissesto che, di fatto, ha contribuito a paralizzare la procedura selettiva del personale dipendente ormai ridotto al lumicino ed innalzare la pressione di tasse e gabelle oltre misura su una popolazione stanca e sfiduciata. Perché una volta dichiarato il pre dissesto non si è insistito nel perseguimento del piano di risanamento varato (tre anni fa!) che avrebbe portato nelle casse del Comune quasi due milioni di euro o si sono avviati, se si poteva, i concorsi o i tanto pubblicizzati progetti? In questo contesto pirandelliano, il Primo Cittadino dimentica, palesando ancor di più che non è il messia che ha illuso con la propria compagine politica circa quattromila elettori, che prima di arrivare alle dimissioni (ove mai non fossero strumentali) avrebbe potuto e dovuto utilizzare, a tempo debito e con costanza, le armi messe a disposizione del sistema. Invece, nel caso specifico, si è ricorso alla soluzione più facile, ovvero quella dello scaricabarile o del ricatto politico per nascondere ciò che non si può più. Il Sindaco sicuramente non è un re, tantomeno il Re Sole, piuttosto ha il dovere di vigilare sul buon andamento della Pubblica Amministrazione e di determinare l’indirizzo dell’Ente individuando gli obiettivi programmatici da seguire. Sintetizzando infatti: 1. Sceglie il proprio Segretario Comunale, apice della struttura amministrativa comunale in quanto responsabile di tutti gli uffici – nel caso di specie assistiamo ad una figura evanescente tra sostituzioni, dimissioni e assenze; 2. Assegna o rimuove le dirigenze di area scegliendo tra i funzionari in organico e, ove ce ne è la necessità (vedasi il caso Passaretti o Comandante dei Vigili), si rivolge all’esterno per reperirne qualcuno; 3. Sceglie o rimuove il Nucleo di valutazione, ovvero colui che valuta il comportamento dei dirigenti, assegnando eventuali indennità (pagando quindi con soldi pubblici) derivanti, in misura variabile, dal perseguimento degli obiettivi politici amministrativi posti dalla parte politica (Sindaco, Giunta, Consiglieri)-; 4. Sceglie o revoca la propria Giunta assegnando gli assessorati; 5. assegna o revoca ai consiglieri deleghe assessorili; 6. Esercita il potere esecutivo di prima persona con atti di propria competenza; Fatte queste doverose considerazioni a questo punto è opportuno domandarsi: se oggi nessuno dei dirigenti è stato rimosso, ciascuno è stato premiato prima, dopo e mezzo per i risultati raggiunti( quali, se si sta dimettendo per questo?), il lavoro dell’OIV è stato accertato e confermato dallo stesso Sindaco in quanto a lui risponde, il Segretario Comunale non ha effettuato alcuna contestazione specifica o eseguito ordini di servizio particolari e via dicendo, perché dimettersi? Perché non si sono prima contestati eventuali inadempimenti? Perché si continua a porre in essere un atteggiamento evidentemente omissivo? Perché tutti scappano (si veda l’ing. Passaretti e la neo Comandante dei Vigili) se il problema risiede altrove? Il personale dirigenziale e non da risorsa imprescindibile può ora, “a comodo”, essere un problema? Queste considerazioni dovrebbero spingere alle dimissioni …non alto. Un ultimo passaggio ci sia consentito verso la quasi totalità delle forze politiche che siedono in consiglio. Tutti si lamentano ma tutti restano ancorati al proprio posticino. È singolare, infatti, come fino a qualche giorno fa si analizzavano gli strafalcioni compiuti dalla maggioranza – non ultima la questione GdP- auspicando, prima possibile, la fine di questa amministrazione. Oggi invece si pone in essere un atteggiamento attendista e cauto… ma della fine di questa parentesi di governo non ne erano felici soprattutto loro? Si pensa oltre o ad altro? Nei fatti, come sempre, la risposta!
Carlo Cosma Barra