La storia ci ha insegnato che il 27 gennaio 1945 non deve essere solo una ricorrenza istituita per ricordare,e non dimenticare, le persone rimaste vittime dell’Olocausto, ma piuttosto deve essere insegnamento e monito per non commettere più atti di inumanità. Il presente ci obbliga a fare i conti con quello che siamo diventati, a confrontarci con piccoli quotidiani olocausti, e con il nostro costante pregiudizio verso chi è diverso da noi. I piccoli olocausti sono segnati da storie reali, storie vicine a noi: è una ragazza di diciannove anni che viene insultata, beffeggiata perché di origine cinese. È un bambino di dieci anni che viene trovato morto in un carrello di un aereo. È una barca di rifugiati che scappano dalla guerra e muoiono in mare, o subiscono il nostro odio, la nostra rabbia se sopravvivono. Il dovere e la responsabilità della memoria hanno un peso ancestrale che tutti noi dobbiamo portare e custodire per spezzare questa catena d’odio, ma insieme alla memoria ci dev’essere il ricordo di un popolo, quello ebraico, che nonostante tutto ha superato il buio della Shoah.
Sara Finocchi