Pochi dei miei lettori, e soltanto i più attempati, ricorderanno che, sul finire degli anni cinquanta, il corpo dei Vigili Urbani di Teano contava ben … due unità. Uno, il “comandante”, era un tipo basso e tarchiato, indossava sempre il cinturone ed il sovra spalle in cuoio, ed era sempre armato. Era più noto per il suo soprannome, “…rza pecore”, ma non ho mai capito da dove derivasse. Avevano il loro ufficio di fronte al campanile dell’Annunciata, dove ore credo ci sia la sede di una delle “due” pro-loco (“abbundandis , abbundandium” avrebbe detto Totò). Non so ora i VV.UU. di Teano da quante unità siano costituiti ma la loro visibilità non è neppure lontanamente paragonabile a quella dei due dei quali sto parlando: pareva avessero il dono della ubiquità, erano presenti dappertutto, nei vicoli e tra le ancora presenti macerie del centro, a rincorrere ragazzini impertinenti e a sequestrar palloni, innocenti divertimenti sostituiti nel tempo da altri ben più dannosi, o a regolare lo scarsissimo traffico veicolare di allora, oltre che a compiere tutti gli altri adempimenti previsti dal loro uffizio. Vederli infondeva un senso di estrema e umana sicurezza, come i due carabinieri che dalle 10 di sera in poi, giravano, moschetto ’91 in spalla, per le strade della città. Io li incontravo, bambino, a passeggio sul tardi con i miei genitori, mia madre incinta. Era un altro mondo. Ma oggi, qualunque sia il numero dei vigili, chi di voi può dire di averli visti più di due o tre volte per strada, a piedi, a dirigere il traffico, a dirimere ingorghi, ad elevare contravvenzioni a quelli che ostacolano la viabilità scorrevole? E’ vero: i ragazzini non giocano più al pallone per strada, lo abbiam detto, fanno altre cose; il numero di automobili è centuplicato rispetto agli anni ’50 ed altri compiti si sono aggiunti agli oneri gravanti sulle spalle dei VV.UU., ma, perbacco, non è importante anche tenere ben regolata la circolazione stradale, evitando o punendo situazioni ostative create dai soliti imbecilli? Pullman ed auto parcheggiate ai due lati delle strade, in prossimità degli incroci, stop non rispettati, negozianti che si appropriano del suolo pubblico per esporre la loro merce e via di questo passo. Se sono poco presenti adesso, figuriamoci come potrebbero esserlo nel controllare chi ha pagato il ticket di un fantomatico parcheggio a pagamento vagheggiato dalla Giunta Comunale e gettato lì senza neanche rifletterci, più o meno come ha fatto il Ministro che voleva tassare le merendine e la gassosa o quello che voleva togliere il Crocefisso dalle aule. Mestieranti di bassa lega! Saranno presi, non ne discutiamo, da altri più importanti problemi da risolvere, così come la Giunta è impegnata nella stesura o nel rifacimento di una infinità di regolamenti consiliari, di commissioni, di procedure, di comportamenti, che lasceranno, come sempre, il tempo che trovano; o a strizzarsi il cervello per individuare i soggetti (più redditizi, oso dire) ai quali assegnare “cittadinanze onorarie”, alle quali hanno aggiunto, grandezza di Dio, anche il distinguo della “cittadinanza benemerita”, (dovesse sfuggire qualcuno!). E così il prossimo consiglio comunale avrà all’ordine del giorno un solo e unico importantissimo punto: il conferimento di quattro “cittadinanze onorarie” e di due “cittadinanze benemerite”. Ovviamente e tranquillamente a personaggi scelti dalla sola maggioranza amministrativa. Lascio ai miei pochi lettori, che ancora hanno la bontà di seguirmi, immaginare le finalità altamente filantropiche ed utili alla comunità di questi conferimenti. La mia mente, mai brillante, ma ora quasi inaridita, non riesce a comprendere una cittadinanza onoraria conferita al Sig. Bonavitacola. Sa solo che si tratta del Vice Presidente della Regione Campania, braccio destro di De Luca. Ma questo, ne sono sicuro non c’entra niente. O no? Ringraziare chi si è reso utile ed ha apportato benefici alla intera cittadinanza è cosa onorevole e dovuta: ingraziarsi chi invece potrebbe esserlo e farlo, è cosa abominevole e gratuita. Soprattutto se si parla a nome di tutta la cittadinanza. Non dobbiamo elemosinare; dobbiamo pretendere il dovuto. Se ne siamo capaci. E di più non dico.
Claudio Gliottone