“L’amore non fa male. La persona che non sa come amare ti fa male”
A lanciare in maniera silenziosa, ma incredibilmente assordante, questo grido è Veronica Abbate, vittima della violenza e della furia omicida del suo ex fidanzato nel 2006, come ha testimoniato con forza il video che l’ha ricordata con i suoi splendidi occhi verdi, il suo dolcissimo sorriso e il suo volto di perla bianca. E’ stata lei, donna esemplare tra le donne, la vera protagonista del convegno organizzato sabato 11 gennaio presso la Sala Convegni del Loggione dal Comune di Teano, con la collaborazione della F.I.D.A.P.A, Biblioteca Tansillo di Teano e C.I.F (che al termine del dibattito hanno offerto un piacevole e gustoso buffet). L’incontro ha rappresentato per il centro sidicino la seconda fase di una giornata interamente dedicata alla celebrazione della “Giornata contro la violenza sulle donne”. Un incontro intenso, non solo per il ricordo commosso di Veronica, fatto dalla madre, la signora Clementina Ianniello (nella foto) Presidente Honoris causa dell’Associazione V.E.R.I (Verità, Emancipazione, Rispetto, Impegno), che ha parlato dello stato paradossale d’ingiustizia che vige nel nostro sistema giudiziario per quanto riguarda il reato di femminicidio, come ben dimostrano le drastiche riduzioni delle pene comminate agli imputati.
Femminicidio, una parola nata di recente, come afferma con amarezza la moderatrice, la Prof.ssa Marisa Coppola, che ha esordito l’incontro sostenendo che le donne erano più libere di oggi nell’antichità, quando la dea principale era Gea, la Terra. I problemi sono iniziati con il sorgere di divinità maschili che hanno imposto il loro dominio su quelle femminili. E ciò è confermato oggi in Nord Africa, Area Medio-orientale e Cina, dove le donne sono dei semplici oggetti, ma nondimeno nei paesi occidentali, dove l’uccisione delle donne per il desiderio patologico di possesso da parte degli uomini è un dato di fatto allarmante: in particolare, in Italia vengono uccise 130 donne all’anno, con una media di 1 donna ogni 3 giorni. Non sappiamo se e quanto sia stato diffuso questo drammatico fenomeno nel lontano passato, ma una cosa è certa, secondo anche quanto suggeriscono i sociologi, cioè che c’è sempre più da parte delle donne un grande senso di ribellione, uno slancio interiore che le spinge a realizzare degli obbiettivi importanti, mentre, contemporaneamente, gli uomini si sono fermati e così quest’ultimi hanno deciso che la cosa non gli stava più bene.
E da qui s’inserisce l’altro protagonista di primo piano della serata, introdotto dall’Avv. Penalista Mino Carmine Ardolino, il libro intitolato “Il diario di Alma”, una storia di un’anima, piccola, ma preziosa come uno scrigno pieno di poesie, quelle scritte da una donna che impara, innamorandosi dell’amore in sé, “a dire no alla paura, alla prepotenza, ai sì pretesi dagli uomini”. Quegli uomini che hanno dimenticato che la loro madre era una donna, come la donna che vogliono maltrattare, violentare, disprezzare umiliare. E a questo concetto è stato dato risalto dai due autori del testo, l’Avv. Antonio Masullo e la Poetessa Tina Piccolo (nella foto) Ambasciatrice della poesia italiana nel mondo, critico letterario e di arti visive, il cui messaggio che hanno voluto rivolgere alle donne è quello di non smettere mai di lottare, di riscattarsi, nemmeno quando ci sembra irrimediabilmente troppo tardi. Un invito agli uomini per le donne, le loro donne, che va controcorrente, che sa di provocazione: “Uomini non regalate sofferenze, ma rose”.
A seguire, al posto del consueto minuto di silenzio, c’è stato, da parte del numeroso pubblico presente, un lungo applauso, caloroso e tenero come un abbraccio infinito a tutte le donne morte per mano degli uomini che esse credevano falsamente propri. Poi, a prendere la parola è il Senatore Lucio Romano (nella foto), che sottolinea tutta la gravità della situazione attuale, in cui si ha bisogno urgente di creare leggi per far rispettare quello che è un valore etico, quello della tutela delle donne. Atto fondamentale è stata la Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011, che ha deciso lo stanziamento di denaro in favore di donne vittime di violenza. Una violenza, che per il Senatore Romano, assomiglia alla ferocia della guerra dove si applica la legge del più forte sul più debole, in cui i guerrieri vanno a colpire, oltre che i beni materiali, proprio le donne, che simboleggiano l’identità passata e futura di una comunità, di un popolo. E, dunque, di fronte a tutto questo, l’uomo deve recuperare le sue radici, che può ritrovare solo nella donna, “l’altra metà del cielo”, perché solo dalla prima persona singolare (io) e dalla seconda persona singolare (tu) si può ottenere la prima persona plurale (noi).
A conclusione dell’incontro, sono stati consegnati dalla Poetessa Piccolo dei Diplomi d’Onore al Sindaco Nicola Di Benedetto, all’Assessore alla Cultura e al Turismo Gemma Tizzano, al Vicesindaco Eluisa Monteforte, all’Assessore alle Pari Opportunità Manuela Rapa e alla Prof. Marisa Coppola. Non da ultimo, è stato donato un delfino d’argento alla signora Ianniello, mamma segnata dal dolore, ma che non ha perso il coraggio di chi sa, nel profondo del suo cuore, che da un fiore calpestato senza pietà possono sbocciare uno, cento, mille fiori a cui non permetteremo di strappare i petali. I fiori sono le donne, che noi dobbiamo far vivere in un giardino in cui gli uomini sappiano dare non odio e violenza fisica e psicologica, ma soltanto e sconfinatamente amore.
Rosella Verdolotti