Non sfuggirà a nessuno che viviamo nell’epoca delle regolamentazioni. Ogni nostra azione sociale, e frequentemente anche quelle private, vengono costantemente e sempre più assoggettate a frenetiche “regolamentazioni” rivolte ad imporci norme comportamentali che dovrebbero, negli stolidi intenti dei loro redattori, garantirci una vita democratica e rispettosa di chissà quali fantasiosi impegni egualitari, etici e legali. Lo fa il Governo della Repubblica, lo fanno i “Governatori delle Regioni”, lo fanno i Consigli Comunali, lo fanno persino i Presidenti delle associazioni… bocciofile di tutta Italia. La nostra Comunità non è per niente da meno. L’ultimo partorito dalla nostra brillante Amministrazione, ad ulteriore dimostrazione di quanto le chiacchiere, nel nostro paese, si vendano molto meglio dei fatti, è il “Nuovo Regolamento Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile” , come da delibera del C.C. N° 25 del 26 maggio 2021, ben illustrato nel suo contenuto e nei suoi risvolti pratici dalla Nota di Redazione pubblicata ieri l’altro su questo giornale. Orbene, bisogna innanzitutto chiarire che ogni “regolamento” è, nei fatti, una vera e propria legge che stabilisce comportamenti, finalità e modalità di attuazione di un gruppo sociale. Nel caso specifico viene redatta dall’ Amministrazione Comunale alla quale il gruppo attiene, e questa, forte della sua maggioranza, contro le cui decisioni nulla possono le opposizioni, potrà fissare in detto regolamento tutte le norme che vuole, anche quelle che potranno favorire solo se stessa ed il suo modo di amministrare. Nei fatti redigere un regolamento è amministrativamente cosa ben diversa e molto più impegnativa del decidere se spendere un milione di euro per rifare una strada o istallare dei punti luce; un regolamento, lo ripeto, è un “indirizzo comportamentale” alla base del quale ci devono essere una miriade di considerazioni politiche, morali, democratiche, sociali ed umane ed una relativa ponderazione da far spavento. Mica “micio micio bau bau”, consentitemelo! Tutte cose disattese nella revisione del predetto Regolamento, le quali hanno generato il giusto risentimento dell’amico Nicola Faella, riportate nel citato articolo. Giusto per scendere solo un attimo nella disamina del documento, ma perché il Coordinatore deve restare in carica solo due anni e non può essere riproposto? Visto che è di nomina fiduciaria del Sindaco, questi non può premiarlo o rimuoverlo quando vuole, a seconda che meriti o demeriti con la sua attività a compiere il compito assegnatogli? Mica è il Presidente degli Stati Uniti d’America, con i più grandi poteri concentrati nelle sue mani? Quale nostrano Licurgo ha concepito una simile baggianata? Una sola considerazione: il fatto è ridicolo! Qualcosa di simile si era verificato con il Regolamento sulla assegnazione della cittadinanza onoraria e benemerita, dando nei fatti al Sindaco un grande potere discrezionale nello sceglierne i destinatari a prescindere da meriti oggettivamente riconosciuti. Ed i risultati li abbiamo visti. E’ il trionfo della becera burocrazia liberticida, volta a sputtanare l’onore e la lealtà individuale d’altra epoca, quando a siglare un accordo bastava una stretta di mano tra galantuomini. E non ditemi assolutamente che “i tempi sono cambiati”! Non vi è mai passato per la mente che possa essere successo il contrario? Che a farli cambiare possano essere stati proprio questi comportamenti completamente privi di “buon senso”? Sì, il “Buon Senso” cioè la capacità istintiva di giudicare rettamente, l’ assennatezza, il possedere criterio, equilibrio, giudizio, oculatezza, praticità, senno, spirito pratico. Il “Buon Senso”, concetto nato dal razionalismo illuministico (bon sens), che, si badi bene, è cosa ben diversa dal “Senso Comune”; questo non è infatti la somma del buon senso di ogni componente la comunità, ma presenta sempre qualche variante in deroga all’ uso moderato ed equilibrato della ragione, come ci ricorda il Manzoni nei Promessi Sposi : “il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. Oggi, più che nascondersi, non esiste più.
Claudio Gliottone