Il parassita, approdato tramite l’importazione dall’Oriente di una specie di piante capace di produrre castagne dalla pezzatura grossa, ha una straordinaria resistenza ai tradizionali trattamenti fitofarmaci. Nidifica assorbendo linfa e procurando così il deperimento della pianta, in un processo che inizia riducendone la produttività per poi portarla gradualmente ed irrimediabilmente all’essiccazione.
Per l’allarmante fenomeno, il C.N.R. con il proprio Istituto della protezione delle piante ha formato e coordinato un gruppo di ricercatori, coinvolgendo l’Università di Torino, l’Università del Molise e l’Unità di ricerca per la frutticoltura del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Dall’intensa attività dell’equipe di esperti è scaturito un rimedio, tuttora in fase di sperimentale, che consiste nell’immissione, nelle zone interessate, di una particolare specie di vespa con funzione da antagonista, come si definisce in gergo. Questo insetto, dal nome scientifico torymus sinensis, è anch’esso di origine asiatica, si nutre di cinipidi ed è già stato provato e risultato efficace nelle aree castanicole del Piemonte e dell’Irpinia.
Proprio nella zona avellinese, precisamente a Montoro Superiore, circa un anno fa, sono state distribuite 100 coppie di esemplari della citata specie antagonista e lo stesso sito è stato prescelto come vivaio per le esigenze della Campania.
Poiché la micidiale mosca cinese, dallo scorso anno si è minacciosamente insediata e diffusa anche nell’alto casertano, il Comune di Roccamonfina, cittadina la cui economia è sorretta prevalentemente dalla produzione di castagne, dopo un convegno organizzato in collaborazione con la Comunità Montana e tenutosi lo scorso 3 maggio, ha dato il via ad un progetto affidato alla direzione del Professor Emilio Guerrieri della sezione del C.N.R. dell’Università di Portici.
Lo stesso progetto, vista l’emergenza, è stato immediatamente reso operativo nel territorio di Roccamonfina, con la distribuzione, anche in questo caso, di 100 coppie di esemplari antagonisti.
La questione, che purtroppo riguarda non poco il territorio sidicino, è stata seguita da alcuni commercianti e coltivatori teanesi del settore, che hanno anche preso parte al convegno. Tra questi, Romeo De Monaco, esperto ed attento agricoltore, ci ha riferito: “La grave minaccia ci interessa non solo per il fattore economico ma anche e soprattutto per quello ambientale; il cinipide è in grado di annientare tutti i nostri magnifici castagneti, impoverendo la vegetazione con successivi rischi anche idrogeologici”. Poi aggiunge ”Sono preoccupato perché l’intervento di Roccamonfina non si estenderà, quindi non sarà efficace sul nostro territorio ed a Teano non c’è la stessa attenzione delle istituzioni per risolvere il problema”.
Una denuncia ma anche un indiretto appello per richiamare l’attenzione degli organismi competenti a non arrivare troppo tardi su di un problema che, se non affrontato in tempo, potrebbe lasciare conseguenze molto pesanti sull’economia e sull’ambiente che va dalle frazioni di Casi, Casamostra, Fontanelle, Tuoro, Casafredda, Furnolo e Casale.
Gerardo Zarone