Una tra le più interessanti relazioni agli scavi relative a Teano e al suo territorio, fu quella redatta dal Gabrici agli albori del secolo scorso. In un terreno di proprietà del Teanese Luigi Nobile, si rintracciava sporadicamente qualche tomba durante il periodico riassetto del florido oliveto. Nel 1907 il proprietario, con l’ausilio del Caleno Casto Zona, avvocato, ottenne una licenza ministeriale per effettuarvi scavi archeologici sistematici. Le investigazioni protrattesi per nove mesi, in due tempi, furono fruttuose e intriganti. La prima dal 21 gennaio al 20 maggio del 1907, la seconda in rapida successione dal 21 maggio al 20 settembre del medesimo anno consentirono la scoperta e lo studio di una necropoli urbana di grande interesse.
In queste tombe fu rinvenuta una produzione ceramica variegata, perfino con iscrizioni in osco e in greco. I vasi a vernice nera abbondano nelle tombe più opulente insieme a vasi a figure rosse. Il Gabrici focalizza la nostra attenzione su delle splendide laminette d’argento sbalzate della tomba 67, rivestimento di un’arca lignea. L’archeologo focalizza l’atten-zione sullo stile squisitamente locale di questa produzione a sbalzo e delle infinite relazioni con l’arte etrusca e ionica e per gli elementi decorativi e per l’ispirazione del contenuto. Riscontra ancora elementi di arte orientalizzante diffusi nei manufatti etruschi e ionici, nella sfinge e nel grifo di altri bei frammenti. E si succedono ancora fibule e altri ornamenti femminili. Raffinate esecuzioni di gran pregio di artigiani di alto livello. E qui la capacità comparativa dell’autore travalica i confini dell’ordinario, dotta dissertazione con notevoli citazioni di oggetti consimili provenienti dai luoghi più disparati del mondo antico, presente sempre l’ispirazione artistica dell’Etruria meridionale campana, attestazione decisa e inequivocabile di una civiltà progredita, raffinata, in continua sorprendente ascesa evolutiva. “L’architettura delle tombe ci richiama all’Etruria meridionale i cui prototipi si riscontrano a Veio e a Narce.” (col 51) Gli specchi con manico piatto terminante a testa di cervo sono per se stessi un genere di monumenti che si riannoda all’Etruria… Ci richiama inoltre la interessante decorazione a sbalzo sull’arca della tomba 67 con elementi di arte orientalizzante ed uno stile che si può dire etrusco… Una evidente impronta etrusca hanno le colonnine in rilievo sulle pareti della tomba … di un ordine ionico singolarissimo.”
Le diverse prove storiche documentali indussero il Gabrici a pensare che la suppellettile funebre della Gradavola fosse di produzione locale, tranne alcuni particolari reperti tipo le coppe di Cora, le terrecotte più raffinate, le grandi auree fibule, per le quali propendeva per una fabbricazione locale a opera di artisti etruschi o al massimo capuani o cumani. Di questo scavo esuberante e produttivo solo qualche quotidiano si interessò marginalmente. Lo Studioso non diresse gli scavi, si basò per la sua circostanziata relazione sui giornali di scavo, gli elenchi descrittivi di archivio e soprattutto sugli appunti messi a sua disposizione da Matteo della Corte che presenziò all’ultimo periodo dell’indagine archeologica, preoccupandosi di far fare schizzi e sezioni di tombe. Il Gabrici stesso si portò più volte a Teano dal proprietario del fondo, dove esaminò i ritrovamenti da lui avuti dopo la divisione. Il Nobile gli permise inoltre di prendere appunti e fotografare molti manufatti. Minima parte dei ritrovamenti di quella fortunata stagione scavatoria si possono ammirare a tutt’oggi nel museo archeologico a Teano.
Il resto subì dispersioni in vari Musei e presso privati. Lo sottolineava anche la Prof. Coen nell’incontro di venerdì, curato con attenzione e vivacità dagli Amici dei Musei, con l’esposizione di alcune pregiate orificerie e di uno specchio in bronzo, con scene dionisiache.
Nacque a Napoli Ettore Gabrici nel 1868 e morì vecchissimo a Palermo nel 1962, storico, archeologo ,numismatico, saggista, decisamente di carattere schivo e riservato al punto tale che di lui restano esigue tracce biografiche. Non sarebbe male se Teano, sulla scorta dell’esempio di Agrigento, Palermo e Roma si sforzasse a intitolargli una via o una piazza, accantonando per un poco pretenziose quanto a noi estranee glorie della politica o del bel mondo di cui rigurgitano in eccesso vie , piazze, calli e campielli del nostro damerino, spesso ingrato Bel Paese, inguaribile ammalato di protagonismo.
Nota bibliografica: – Gabrici E., “Necropoli di età ellenistica a Teano dei Sidicini”, in: Monumenti Antichi dei Lincei XX, 1910. – Rafanelli Simona – Spaziani Paola, ETRUSCHI –Il privilegio della bellezza, Sansepolcro, Aboca Edizioni 2011