A difesa dei vinti.
“Le battaglie si vincono e si perdono con identico cuore.
Io faccio rullare i tamburi per tutti i morti,
per essi faccio squillare le trombe in tono alto e lieto.
Vivan coloro che caddero; viva chi perde in mare i propri vascelli;
vivan coloro che affondano con essi.
Vivan tutti i generali sconfitti e tutti gli eroi schiacciati
e gli innumerevoli eroi sconosciuti:
uguali ai più grandi e conosciuti eroi”.
WHITMAN
Negli anni successivi alla conclusione della II Guerra Mondiale, la propaganda delle sfere governative e di tutto il rossume d’Italia, si è ben orchestrata, bombardando grosso e pesante.
Nei discorsi, sulla stampa, nei programmi radiofonici e televisivi, la “resistenza” si impadronì di tutto il valore, tutto l’eroismo e di tutto il patriottismo d’Italia. La “resistenza”, fu detto e scritto a tutte lettere, a tutte parole, a tutte immagini, è stata il secondo Risorgimento d’Italia; da essa è nata la repubblica Italiana.
A quel coro, poi, si unì anche la pubblica istruzione, che, ad onor del vero, dovrebbe assumere una posizione terza, orientata a formare culture e non pensieri politici, per diritto e per dovere di natura e di legge. I programmi scolastici obbligavano a parlare, a scrivere e a giudicare la sola “resistenza”. Tanto presa nella passione partigiana, che le sue supreme sfere gerarchiche non pensarono neppure che gli studenti obbligati a tanto, non erano ancora nati ai tempi in questione; né i loro genitori, allora appena sbarbatelli o puledri, erano in grado di giudicare con esattezza, sia pure approssimativa, gli uomini e gli avvenimenti.
Si parlava anche delle sofferenze dei prigionieri e dei deportati. Oggi l’Italia è in ottime relazioni diplomatiche tanto con
Non difendo i tedeschi!
Accuso i russi. E, con loro, i loro complici, nostrani e di tutti i paesi.
Oggi si deve dire, una volta tanto, chiara e sincera, la verità. I treni della deportazione, russi, non avevano niente da invidiare ai treni similari tedeschi.
Tambov, Sckit, Akbullah, Wilsk ed altri simili campi di internamento russi, stanno in egual modo a Mathausen, Auschwitz, Bukenvald ed altri simili campi di internamento dei tedeschi.
E parimenti bestiale risulta la ferocia sadica e barbara dei tedeschi nell’ecatombe dei “combattenti-prigionieri” italiani a Cefalonia se raffrontata alla bestiale, sadica e barbara ferocia dei russi per la strage dei diecimila Ufficiali polacchi “prigionieri-non combattenti” perpetrata nella foresta di Catyn: in questo caso, però, c’è premeditazione, freddezza e motivazione politica.
Per cui a tanti, ma proprio a tanti, come a me, sono venute piene le . . . . scatole.
Non mi sono mai meravigliato, né scandalizzato dell’atteggiamento delle sfere governative dell’epoca e di tutto il rossume d’Italia.
Perché, quelli che orchestravano e giostravano tale atteggiamento, erano coloro che non riuscivano a vedere l’Italia se non del loro colore: o rossa, o bianca , o atro; che al tempo della guerra, e prima ancora, nella loro grande maggioranza, erano fuori d’Italia.
Montanelli un giorno affermò: “come tutti i fuoriusciti, di tutti i paesi e di tutti i tempi, anche Dante aveva finalmente soggiaciuto alla distorsione mentale e morale che li conduce a confondere la parte con
Non mi meravigliai, perciò, e non mi scandalizzai, della “distorsione mentale e morale” di quella gente: perché se poté quella “enorme distorsione mentale” fare presa su Dante, quercia poderosa e “legno verde”, come avrebbe potuto, vera tignola, corrodente, non bacare legni secchi, fuscelli addirittura?
Non mi meravigliai e non mi scandalizzai; ecco, ne avevo piene le . . . .scatole, ero nauseato. E come me, tanti.
Cosa certa è il valore del soldato-combattente italiano, dimostrato in ogni situazione, che palesò quella sofferenza del soldato-prigioniero italiano, superata nella sopportazione.
Che ha sofferto – dappertutto – in prigionia. Soprattutto in Germania.
Ma da nessuna parte quanto in Russia.
Per cui eccomi qua. Ad affermare e rivendicare i valori, purtroppo, volutamente misconosciuti, dimenticati, o denigrati, da quella troppo grossa strombazzatura di discorsi, di stampa, di radio e di televisione.
Mario Biscotti