“Caro lettore non aspettarti da me che io provi minimamente a discettare sui contenuti di quest’opera. Ne uscirei giustamente sconfitto” con queste chiare e semplici parole, il recensore del libro “La Pieve sull’argine” , il giornalista editore Renzo Ambroselli , si è chiamato fuori dal compito specifico richiestogli dall’autore.
Figurarsi se mi propongo io in una simile difficile operazione, modesto cronista di paese e appena sufficiente direttore di una testata popolarpaesana, impreziosita ultimamente proprio dalla collaborazione di tanta cultura, regalataci generosamente dall’amico Giulio.
Piuttosto condivido la riflessione di Ambroselli che scrive testualmente:
” Quella che stiamo vivendo non è la prima crisi estrema che l’umanità ha dovuto affrontare nella sua storia. L’uomo è stato capace di sopravvivere a guerre, pestilenze, catastrofi naturali.
Ma oggi, rispetto al passato, ad essere investita di questa crisi è tutta l’umanità. Dobbiamo essere capaci di ritrovare noi stessi, in ognuno di noi, la strada che porta al cambiamento, che ci fa fare dei passi indietro indispensabili per interrompere il tragitto che ci sta portando al baratro, e ci fa imboccare una strada nuova. Ma per riuscire a fare questo, è indispensabile fermarci per riappropriarci del nostro passato. E l’umanità intera non sfugge a questa legge naturale.
La riscoperta, la valorizzazione delle esperienze di chi ci ha preceduto, che sono scritte non solo sui libri, ma che sono rimaste scolpite nelle antiche pietre, che ci parlano dei dipinti e delle opere d’arte e di spiritualità che gli uomini del passato, del nostro passato, hanno voluto lasciarci, devono essere la base da cui ripartire.
Ecco a cosa servono i libri che hai in mano, amico lettore!”
Giulio dedica questo lavoro al padre Enrico ed a Rosa, ma conclude la sua fatica letteraria con un toccante ricordo di Don Raimondo,parroco poeta di Francolise, scomparso di recente.
Antonio Guttoriello