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Mai avrei potuto immaginare da ragazzino quando sentivo parlare di
>Tutankhamun il faraone dalla maschera d’oro e dei suoi
>splendori profusi nella sua modesta dimora d’eternità tutti i
>retroscena labirintici che sconvolsero la famiglia reale e i suoi
>epigoni.
>Lasciò una giovane vedova in lacrime , Ankhsenamun terzogenita di Amenofi IV.
>Le vicende a volte fumose e oscure per mancanza di documenti
>archeologici, epigrafici, testuali, hanno determinato una curiosità a
>volte malsana.
>Chi veramente fu Amenofi IV? Un sovrano illuminato e gentile , un
>poeta dell’anima e un maestro spirituale di eccelso livello o un
>fanatico in cui si condensavano come incubi maligni tutte le turbe di
>una stirpe in estinzione?
>Quale fu la successione veridica alll’ambitissimo trono dei Signori
>delle due Terre? Chi era Tutankhamun e quali relazioni di parentela
>intercorrevano tra lui e la famiglia reale? Chi era Nefertiti ? Era
>Egizia probabilmente figlia
>del divino padre Ay o effettivamente la Mitanna Tadukhipa figlia del
>re Tushratta? Sopravvisse al tormentato consorte o fu accantonata
>nel palazzo nord della città del disco e poi eliminata senza clamore?
>Dove stanno le sue spoglie mortali e quelle del marito?
>Furono tumulate in luoghi introvabili o furono bruciate condannate
>alla privazione dell’immortalità? Kiya, la seconda consorte di
>Ekhnaton era proprio lei la sfumata e labile Tadukhipa e probabile
>madre di Tutankhamun?
>Chi fu Smenkhare, l’effimero coregente e successore di qualche
>stagione? Figlio o fratello del quarto Amenofi o addirittura Il
>principe ittita Zannanza, se si vuol dare credito alle più recenti e
>sbalorditive interpretazioni storiografiche? E soprattutto chi fu la
>regina-faraone che regnò per tre o forse quattro anni di cui
>recentemente si stanno occupando con maggior foga studiosi e
>appassionati inseguendo le sue orme sfuggenti ?
>Passioni e mistero animano questo affascinane periodo dell’Egitto
>faraonico e ne ravvivano la scena spesso nebulosa, densa di amore e
>morte, violenza e potere, incenso e delirio, preghiere e cospirazioni,
>astuzia e innocenza.
>E dietro tutto questo l’infaticabile studio di turbe di archeologi ed
>esumatori tenaci alla scoperta di una trama sfilacciata con elementi a
>volte sconnessi ,che non combinano e che molto spesso determinano una
>selva di teorie dissonanti..
>.
>Chi regnò in Egitto nel breve periodo intercorso tra i regni di
>Akhenaton (1357-1342) e Tut Ankh Amon
>(1337-1328)? Uno dei misteri più fitti potrebbe essere risolto da Marc Gabolde.
>Fin dagli albori della ricerca egittologia grazie a un’iscrizione nella
>Tomba Tebana 339 (nella Valle dei re a Luxor) fu conosciuto il nome di
>Ankhkeperure Neferneferuaton, un sovrano non attestato altrove e troppo
>presto associato a Smenkhkare: costui non ben
>identificato (per molti figlio dello stesso Akhenaton e della regina
>Nefertiti, per altri di provenienza straniera) era comunque ritenuto essere
>stato il solo successore di Akhenaton e predecessore di Tut Ankh Amon,
>l’unico sovrano a sedere sul trono tra i due più famosi.
>Gabolde ha fatto osservare che Akhenaton a partire dall’ultimo anno
>del proprio regno associò qualcuno a condividere con lui il comando in una coreggenza
>destinata ad aprirgli le porte del potere assoluto:
>alcune stele e un calco per scultura, conservato al Museo egizio del Cairo
>(n. 59294), ritraggono Akhenaton nell’atto di esercitare il comando
>supremo insieme a qualcuno, appunto a un suo correggente. Ma chi poteva
>essere costui? Gabolde è stato messo sulla buona strada da quella che
>secondo lui è la fonte maggiormente credibile: la fitta corrispondenza
>tra la cancelleria diplomatica del Faraone e le rispettive cancellerie dei
>popoli dell’Antico Vicino Oriente. Sono 380 tavolette d’argilla, scritte
>per lo più in accadico, ma anche in assiro, in ittita e in urrita; si
>tratta di documenti, che riportano relazioni diplomatiche, politiche e
>commerciali tra l’Egitto e i vari popoli dell’area
>mediorientale. Si può dedurre da un’analisi sistematica
>che in una prima fase Akhenaton ha gestito il rapporto con i
>Paesi limitrofi con l’aiuto di un alto funzionario di una certa età ed
>esperienza (chiamato Tutu e forse di origine ittita), ma che in un momento
>successivo, deluso dall’operato di Tutu, avrebbe associato nella
>gestione della propria politica estera la propria figlia Merytaton (ne dà
>notizia un comunicato ufficiale stilato per volontà del re di Babilonia,
>che allude a Mayatt, appunto figlia del Faraone egizio).
>Merytaton, che doveva avere non più di 17 anni divenne
>la rappresentante diplomatica del padre e fu da lui associata nel regno
>come sposa regale.
>Sarebbe stata allora Merytaton, secondo lo studioso francese, a
>succedere a Smenkhkare, il cui regno seguì quello di Akhenaton, ma durò un
>anno solo (così indicherebbe un’etichetta di una giara per vino).
>Merytaton con i nomi restò al potere per tre anni.
>alla sua morte le successe Tutankhamon, favorito
>anche dal fatto che sposò Ankhesenamun, sorella di Merytaton, che gli
>aprì le porte al trono.
> L’intuizione di Gabolde, supportata da una disamina approfondita delle
>fonti archeologiche e confluita nei volumi “D’Akhenaton à
>Toutankhamon”e “Akhenaton: du mystère à la lumière”, entrambi per
>Gallimard), ha il pregio di trovare una soluzione e di fornire una
>cronologia plausibile.
>Inoltre, se le cose stessero così, verosimilmente durante il regno di
>Merytaton si sarebbe verificato il ripristino del politeismo tebano.
>Secondo gli studiosi infine una relazione con il periodo di Merytaton e
>con le regine sue sorelle potrebbe avere la sepoltura (Kings Valley 63)
>scoperta in febbraio 2006 a pochi metri dalla tomba del Faraone:
>sicuramente un laboratorio per la mummificazione in una fase successiva.
>Originariamente la nuova tomba sarebbe potuta essere destinata alle
>principesse imparentate con Akhenaton e Tut Ankh Amun, successivamente
>per motivi di sicurezza trasferite in una cachette. Di sicuro i
>momenti marcanti e misteriosi della storia finale della XVIII dinastia
>che si estingue nella successiva XIX ad opera di due arrampicatori
>sociali (Horemheb e Piramesse nonno di Ramsete II) sono
>indiscutibilmente affascinanti e coinvolgenti come il profumo degli
>oli balsamici delle loro dimore di eternità, come lo scintillio
>dell’oro delle loro superbe maschere funerarie
Giulio De Monaco
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