Carissimo Direttore,
ci scusi se La disturbiamo: sappiamo che già tanto Le danno da lavorare tutti i nostri concittadini che si lamentano di questo o di quello e non vorremmo essere banali, ma davvero non siamo contenti. E di molte cose.
Carissimo Direttore, ci perdonerà speriamo, ma non possiamo proprio essere contenti. Come molti Teanesi eravamo convinti che la nostra Città potesse risorgere, ritrovare fresche energie e nuovi corpi (sociali intendiamo), non più incancreniti da un clientelismo inutile alla Città e più attenti alle esigenze di tutti. Pensavamo che i tempi erano maturi per fare un po’ di pulizia, questo è vero, ma soprattutto per dare un po’ d’aria nuova, pulita e frizzante.
Pensavamo di veder riparate le strade, di trovare lampioni funzionanti, di vedere superato il tanto famigerato Programma di Fabbricazione con l’approvazione di un PUC moderno, che rispettasse la vocazione territoriale. Ci sarebbe piaciuto anche qualche acquedotto e pure qualche altra cosetta del genere.
Poi ci siamo resi conto che la crisi è crisi, anche per il Comune. E d’altra parte di crisi ne abbiamo viste anche parecchie: c’è stata la crisi dei parcheggiatori abusivi regolarizzati e quella dei lavoratori svantaggiati dello spazzamento; c’è stata la crisi dei servizi sociali e quella delle Pro – Loco e delle associazioni, che pare sentire sempre sul piede di guerra, chissà poi perché. C’è stata pure la crisi delle minoranze consiliari: quelle poi stanno sempre a piangere, tanto che – ci riferiscono – i Consigli Comunali sono talmente noiosi che non ci va più nessuno. C’è stata anche la crisi degli uffici comunali, che però stanno sempre al punto di prima.
Però, caro Direttore, dopo tutte queste lacrime, che cosa resta a Teano? Che cosa hanno avuto i Teanesi?
Ci scusi se lo chiediamo a Lei, ma è la nostra ultima spiaggia. Non abbiamo trovato nessuno a cui poterlo chiedere, anche se un nostro amico, un po’ maligno, ci ha detto che “la colpa è degli uffici”, senza con ciò soddisfarci. Noi, signor Direttore, gli Uffici non li abbiamo eletti, e poi a noi se andiamo lì – fatte le dovute eccezioni – il certificato lo hanno sempre dato; certo qualche dipendente comunale sarà potuto sembrare anche antipatico a molti, o non sarà stato un premio Nobel, ma questa storia della colpa degli uffici non l’abbiamo capita.
Anche perché, se la colpa è degli uffici, allora a che servono i politici?
Però non vogliamo dire neppure che la colpa è dei politici; vorremo (il condizionale è d’obbligo per educazione), anzi, ci piacerebbe, solo che si rispettasse qualche patto, qualche impegno, o al limite qualche giusta aspettativa.
E se poi neanche questo si potesse avere, ci piacerebbe almeno che si usasse un po’ di umiltà: chi non si sente all’altezza si facesse da parte, perché così si possa far largo a quel risorgimento tanto atteso da tutti.
Ma – adesso ci chiederà – perché non siete contenti? Ancora non lo avete detto.
Ebbene, caro Direttore Lei lo avrà capito, non siamo contenti perché le macchine si rompono per le strade di Teano, perché si piange troppo da parte di tutti, perché molti, forse troppi, non sanno farsi da parte, ma soprattutto perché noi la parola data, noi come tanti, la rispettiamo sempre, e ci aspettiamo che anche altri facciano lo stesso. E ci aspettiamo pure che qualcuno non voglia approfittare di questo nostro sfogo con Lei per pretendere di rappresentare tutti gli scontenti: doveva pensarci prima che parlassimo . Ora abbia – per favore – la delicatezza di tacere, se non altro, per non accusare se stesso.
Grazie.
Quattro Sidicini
Se il contenuto di questa lettera non fosse cosi tristemente serio, mi verrebbe da rispondere:" E che, io sò Pasquale?" Ed invece un pò Pasquale lo siamo tutti perchè tutti, in un modo o in un’altro concorriamo a creare le condizioni così civilmente espresse nel testo appena pubblicato. Anche il nostro giornale deve fare la sua parte dando voce a tutti anche a quelli che, con tutta la buona volontà, non riusciamo a condividere e se pubblichiamo questa lettera, non significa che la sottoscriviamo ma la vorremmo utilizzare per sollecitare tutti quelli che sono chiamati in causa, a svolgere serie riflessioni su quanto affermato nel testo: anche se sono solo Quattro Sidicini.