Benché la data del 17 marzo non sia sentita dai cittadini quanto quelle canoniche delle ricorrenze della Repubblica, le istituzioni, a cominciare da quella massima, da qualche tempo la celebrano. A Teano, tra le altre manifestazioni organizzate dall’Amministrazione comunale, si è pensato di dar vita ad un dibattito con tema "L’Italia unita: necessità storica o volontà di popolo?" con relatori il dott. Valentino Romano ed il dott. Claudio Gliottone e moderatore l’avv. Alberto Zaza d’Ausilio. Il 14 precedente, il dott. Valentino Romano , insieme al prof. Enzo Ciconte, aveva partecipato come relatore ad un convegno ad Aquino con tema "Dal confine difeso dai briganti, al confine aggredito dalle mafie".
Io ho assistito a quel convegno, e devo dire che i due relatori hanno affrontato una questione intrigante, appassionante e niente affatto facile. Per me, che pure ho qualche infarinatura su questo tema, quel convegno è stato l’occasione per apprendere aspetti non sempre chiari del brigantaggio e di se, e come, si collegherebbe alla criminalità organizzata, collegamento che, maliziosamente, viene dato per scontato da qualche studioso. I due relatori hanno avuto agio di poter illustrare con calma e con dovizia di particolari, le loro tesi e di discuterne poi con il pubblico. Qua da noi purtroppo non è andata così. Già la tipologia scelta per l’occasione, il dibattito, lascia poco spazio alla possibilità di poter illustrare con calma le proprie tesi perché comunque, si tende a ribattere le tesi dell’interlocutore, più che illustrare le proprie. Spesso poi si scade nella polemica, rendendo difficile la comprensione delle questioni affrontate. Fortunatamente questo non è accaduto nel nostro dibattito, però la difficoltà di poter esprimere compiutamente le proprie tesi credo che fosse evidente.
Un mio giudizio su quanto avvenuto sarebbe di parte in quanto il dott. Romano, mio amico, ha espresso mirabilmente quel che è anche il mio punto di vista. Posso dire che l’ampiezza del tema trattato avrebbe necessitato di tempi ben maggiori, col rischio forse di tediare ancora di più i pochi presenti. Il dott. Valentino Romano, poco noto nella nostra città al di fuori della cerchia degli studiosi di quel particolare periodo storico, ha una cultura molto vasta sull’argomento al punto da essere autore di numerose pubblicazioni molto apprezzate. Abbiamo avuto quindi un piccolo saggio delle sue conoscenze nel poco tempo assegnatogli, tanto da indurmi ad approfittare della sua disponibilità per lanciare un appello alle nostre valide associazioni perché vogliano organizzare uno, o più, convegni in modo da avere la possibilità di aumentare le nostre conoscenze su qualche tema specifico.
Devo però dire che due affermazioni del dott. Gliottone mi hanno lasciato un tantino sconcertato: negare la validità del "revisionismo storico"; noi meridionali avremmo una maggiore tendenza alla disonestà. La prima è, a mio parere, sconcertante in un uomo di scienza perché, da Galileo in poi, mettere in dubbio qualsiasi assioma in qualsivoglia scienza sembrava un concetto acquisito, dove a scienza si deve dare il significato etimologico del termine secondo l’interpretazione illuminista. Quindi anche in storiografia vale il metodo deduttivo, cioè qualsiasi affermazione deve essere dedotta da documenti esistenti, e qualsiasi nuovo documento, se serve allo scopo, deve consentire almeno il dubbio su una conoscenza apparentemente consolidata. Questa legge comune deve naturalmente valere in tutto, e quindi come si può consentire una nostra, di noi meridionali e quindi anche mia e di chi legge, maggiore tendenza alla disonestà senza uno straccio di prova? L’unico che ha tentato una dimostrazione del genere è stato Cesare Lombroso, ma oggi quelle teorie fanno ridere. O no?
Gino Gelsomino