Ho più volte sostenuto che, a parer mio, la nascita e la contemporanea morte della filosofia risiedono nel famoso aforisma di Protagora di Abdera: “l’uomo è la misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Si affermava, con essa, il principio del relativismo, per cui ogni uomo, in virtù della sua innegabile unicità, aveva una capacità altrettanto unica di avvertire, sentire ed infine discernere di cose che non potevano pregiudizialmente essere eguali a quelle avvertite, sentite o comprese nella medesima maniera da un altro uomo. Ma la storia della filosofia continuò a dipanarsi inseguendo la ricerca di “verità universali” che potessero, cioè, spiegare infinite cose non conoscibili della nostra esistenza e valere da “unicum” per tutta l’umanità, ed affinando così le capacità intellettive, introspettive ed ideologiche di intere generazioni. Grandissimo merito, ma restava e resta sempre l’angoscioso dubbio che nulla al mondo potrà mai darmi la sicurezza che quel che arriva a te e che tu avverti e comprendi in un certo modo, possa essere avvertito e compreso da me alla stessa identica maniera. Per di più tutto cambia continuamente e così quel che ieri appariva in un modo, oggi mi appare diverso, migliore o peggiore che sia, ma “diverso”; cosa è cambiato, l’oggetto, la situazioni, tutto ciò che le sta intorno, o il mio modo di essere, di vedere, di sentire? Probabilmente sono cambiate tutte queste cose assieme, ma io resto sempre la “misura di tutte le cose”, anche se con un metro diverso.
E allora, fatta questa chiarificatrice premessa, ricordate quando qualcuno appariva sui giornali ed altri media, appena sei mesi fa, per proclamare che Teano era “free” ( termine inglese per dire “libero”, non meno deplorevole dei tanti altri usati durante questo “lockdown” ) dal contagio pandemico ed oggi usa gli stessi metodi appariscenti per dire che è tra i primi della provincia per numero di contagi? O con gli stessi metodi mediatici annunciava allora la imminente apertura di un ospedale che sarebbe diventato il “Monaldi dell’ Alto Casertano” ed oggi ci informa che è diventato nient’altro che un ospizio per post-infetti? Ed il famoso “modello Teano” contrabbandato sugli stessi media, creduloni ed altrettanto poco affidabili, come un modello per tutta la sanità mondiale e fondato su un banale quanto vecchio farmaco antireumatico? E la gente che osannava su altri media, più accessibili agli inesperti del mestiere, la venuta di un nuovo “salvatore”?
Orbene, mi chiedo, e questa può anche apparire una benevola attenuante, se “l’uomo misura di tutte le cose”, si rende conto di aver usato un “metro” personale, com’è giusto che sia, ma fallace di fronte alla cruda realtà, è in grado di rendersene conto e di cambiarlo? Certo che lo è, ma dovrebbe cambiare non il suo modo di “avvertire”, perché non ne sarebbe capace, data la sua unicità, ma il suo modo di “porsi”, di “trasmettere” sensazioni che saranno oggetto di altre misurazioni da parte di altri uomini. E questo potrebbe essere possibile.
Se solo si possedessero, oltre alle tante altre autoreferenzialità, una piccolissima dose di “umiltà” ed un infinitesimale “rispetto dell’altrui intelligenza”.
La conclusione riguarda tutte e due le parti: quella di chi proclama e quella di chi crede le “verità” rivelate, soprattutto perché di “verità assolute” neppure la filosofia è riuscita, nei millenni, a dimostrare la esistenza.
Claudio Gliottone