È vero, lo scopo della tecnica moderna è controintuitivo, ma noi con un po’ di sforzo siamo riusciti a farlo emergere. Certo, non da soli, la nostra officina si avvale di sistemi filosofici vecchi e nuovi indispensabili per poter guardare nel torbido del reale, che spesso sfugge completamente agli occhi umani, ma non a quelli della mente, avvalorando la tesi che la nostra esistenza, non sia solo un fatto fisico, noi non siamo solo materia, siamo materia pensante, c’è qualcosa che ci trascende, che ci rende stra-ordinari, metafisici nel nostro statuto ontologico. Platone nel Protagora parla di episteme misuratrice, per valutare l’entità di gioia e di dispiacere che consegue alla violazione di una regola; questo presuppone l’esistenza dell’episteme (intesa come verità assoluta; epi sta per sopra, steme è stare, quindi episteme è ciò che non si lascia scuotere, ciò che sta su stabilmente). Ma l’episteme oggi tramonta, nessuno vuol più sentire parlare di verità, sembra addirittura presuntuoso. Il positivismo ci ha detto che l’unica verità possibile è quella della scienza, per quanto probabilistica, ma cos’è la probabilità se non mancanza di conoscenza. Cade il concetto di diritto naturale (è da 200 anni che diciamo no alla natura) , oggi il diritto è positivo .Il diritto naturale guardava al rispetto della natura dell’uomo. Il diritto positivo è posto storicamente dall’uomo. Cade la stessa inaccettabilità della violenza , sembra essere solo la pretesa del vinto rispetto al vincitore. Che vanto può avere il diritto positivo, se non il fatto che una maggioranza imponendosi su una minoranza detta legge. Non può vantare una verità assoluta, un’innegabilità. Ogni azione rischia di diventare innocente se una maggioranza la sostiene ( quante volte in politica abbiamo assistito a fatti gravissimi che nemmeno la stampa ha stigmatizzato quanto avrebbe dovuto ) . Col tramonto dell’episteme, della verità incontrovertibile, il riferimento concreto per condannare la delinquenza, non c’è più. L’embrione è già uomo , oppure no ? c’è una verità assoluta che ce lo dice? La vita vegetativa è ancora vita umana, oppure no? Tutto si decide a colpi di maggioranza. Il tramonto della verità è un enorme cambio di paradigma, c’è l’immoralità delle masse, l’involgarimento dei costumi. Gli antichi greci ascoltavano le tragedie di Eschilo di Sofocle, di Euripide; questo era il roch del popolo greco. Nei secoli scorsi la servitù origliava dalle porte dei palazzi nobili i concerti di Mozart, Beethoven; i nostri nonni ascoltavano i sermoni dai pulpiti delle chiese dove sentivano le cose più intelligenti, unico viatico per poter accedere al senso della vita, nonostante l’alto analfabetismo. La laicizzazione è stata un’occasione persa, si è accompagnata all’impoverimento dell’uomo. Le stesse scienze non sono più quelle rigorose di Cartesio e Galileo, arrivano le geometrie non euclidee, i loro postulati non sono più assoluti; Godel dimostrerà che anche la matematica, non ha valore di necessità incontrovertibile, non può essere la scienza del tutto, non c’è un numero più grande di tutti gli altri. La verità filosofica è così distrutta per sempre. A sostegno del nuovo mondo c’è un sottosuolo filosofico che dimostra che Marx aveva torto a dire che la filosofia ha solo contemplato il mondo, in realtà lo ha sempre manipolato, altro che nottola di minerva. La logica ,il punto fermo che ci fa da scudo contro ciò che non sembra essere oggetto di esperienza , ci viene anch’essa da Platone. L’uomo della strada che non sa dell’esistenza di Platone, usa le sue categorie modali di pensiero. La stessa etica è precristiana , sarà il cristianesimo a prelevare dalla filosofia tutto il suo impianto concettuale. L’etica era l’adeguamento alla verità, significa essere all’altezza di quello che ci accade, siamo noi oggi a quest’altezza? L’etica senza la verità è patetica: come facciamo a renderci credibili nel sostenere che la giustizia è volere il bene dell’altro? Senza sembrare retorici, ha ancora senso la parola fratellanza? Già nel testo biblico, comincia con il fallimento, già con Caino e Abele l’odio viene prima dell’amore. La fratellanza da subito ha la forma della difficoltà ; Abele è la sede dell’alienazione di Caino , gli ricorda che non è tutto e la spinta dell’umano ha proprio il movimento contrario ; il non tutto è esperienza difficile .La fratellanza spaventa ,perché è esperienza dell’incontro , del non io , dell’ignoto, dell’aperto. Il muro,il fascio, il porto chiuso, l’antifratellanza sono una pulsione al chiudere , che non è solo un effetto dell’analfabetismo politico ma è proprio una cifra dell’umano . La fratellanza è il nome della libertà, significa non avere paura dell’aperto, saper sopportare le vertigini dello spazio, quello senza confort zone. Siamo in un momento storico sociale in cui parole come libertà’, diritti, democrazia non godono di buona salute .La democrazia sembra essere solo procedurale non reale ,ma questo è motivo ulteriore per non arrenderci alla tecnica, alla parte peggiore di noi .Non posso non invitarvi ad andare a votare , in meno andremo a votare ,più il risultato sarà a favore di meccanismi tecnici che scompagineranno la volontà popolare fino al punto che a governarci saranno persone scelte dai partiti non da noi. Lo so, non si è mai vista un’elezione con la differenza di un voto solo, ma ciascuno di noi è uno, messa così sembrerebbe inutile il nostro singolo voto, il rapporto è di 1 su 50.000.000, è un contributo infinitesimale; senza contare che i sistemi bipolari sono maggioritari, ed è lì che possono nascere strane anomalie, per usare un eufemismo. Col maggioritario, votano sempre meno italiani, si può arrivare al paradosso che una minoranza di voti, possa corrispondere ad una maggioranza di seggi (per la maggioranza relativa, basta un solo voto in più). La democrazia ha grossi problemi così, può diventare dittatura di una finta maggioranza . Questo caos scientifico, fa in modo che le persone elette non abbiano obblighi verso chi le elegge e che possano cambiare tranquillamente casacca. Questo è lo scenario che scoraggia il cittadino, ma questa inquietudine usiamola per arrabbiarci non per arrenderci, andiamo a votare, diamoci una possibilità, lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo ai nostri figli. Senza contare che nel giro di pochi anni abbiamo perso diritti acquisiti con decenni di dure lotte sindacali, abbiamo perso importanti pezzi di democrazia. Andare a votare è un diritto civile ma anche un dovere sociale. I diritti civili di cui spesso si fa un uso ideologico, se non sono anche sociali, sono privilegi. Non possiamo far vincere l’economico sul politico, la distopia sull’utopia, l’oggetto sul soggetto. Può essere un mondo giusto quello in cui l’1% dell’umanità possiede la ricchezza del restante 99%? Se la democrazia è volontà della maggioranza, com’è possibile spigare questa assurda sperequazione? I super ricchi si fanno vanto di grandi capacità imprenditoriali e vedono nelle dispute su una più giusta ripartizione, un attacco ingiusto alle loro proprietà private. La richiesta di una giusta redistribuzione della ricchezza ,non è invidia sociale ,è semmai giustizia sociale .Viviamo in un sistema a risorse scarse , quelli che detengono le fette più grandi del benessere, sono anche responsabili della miseria e della povertà degli ultimi . L’ errore è che nessuna ricchezza può dirsi veramente privata, ci si arricchisce grazie ad una rete sociale, e alle risorse del pianeta. Il denaro diventa così il generatore simbolico di tutti i valori: altrimenti in nome di cosa produciamo un centinaio di farmaci contro l’obesità e solo qualcuno per combattere la malaria? Il tetto non è più il rispetto per la vita umana. Questa è la notte del mondo di cui parlava Heidegger, ed è talmente buia che l’uomo non riesce più a vedere il baratro in cui è caduto.
“Un popolo che elegge corrotti, ladri, impostori, e traditori, non è vittima, è complice” cit. George Orwell
Anna Ferraro