Questa semplice parola è diventata con il tempo quasi parte integrante della nostra vita.
Progresso scientifico, progresso medico, progresso tecnologico e via dicendo.
Progresso e il corrispettivo regresso è stato anche l’argomento di una pubblicazione su questo giornale, a cura di Claudio Gliottone.
Se intendiamo il termine progresso come “miglioramento costante e continuo delle condizioni di vita”, allora la cosa ai nostri occhi non sembra altro che positiva, ci mancherebbe.
Eppure, nonostante gli uomini cerchino in ogni modo di mascherarlo o ignorarlo, il progresso ha diverse sfaccettature e spesso anche risvolti negativi.
Parliamo ,per esempio, del progresso tecnologico, che è il più discusso e attuale.
Con l’avvento delle nuove macchine c’è stato un incremento dei vantaggi soprattutto dal punto di vista economico.
Ma tutto questo a che prezzo?
Questo miglioramento e questa velocizzazione della produzione ci ha dato in cambio inquinamento e conseguenti malattie.
È vero, si potrebbero trovare delle soluzioni e in realtà sono già state trovate, da tempo oramai. Eppure in un mondo economico come il nostro, l’utilizzo di fonti rinnovabili (che rispetto al combustibile fossile ha un prezzo di molto maggiore) ci sembra quasi un’utopia.
Un altro esempio forse ancora più attuale è quello dei cellulari, dei computer e di tutti i mezzi di comunicazione moderni.
Un cellulare ci dà la possibilità di poter avere il mondo in una tasca, di avere mille comodità e semplificazioni.
Ma la conseguenza è una dipendenza che renderà difficile con il tempo i rapporti umani fra persone e forse un mondo dove si tenderà a preferire la virtualità alla realtà, cosa che sostanzialmente non è poi così lontana dal nostro presente.
Quindi certo, il progresso è una parte importante della nostra evoluzione, non potrebbe essere il Contrario; eppure un progresso per essere definito tale non deve portare ad una condizione di schiavismo nell’uomo, come sta avvenendo negli ultimi decenni.
Si arriverà ad un punto in cui, nonostante gli uomi credano il contrario, la macchina avrà potere decisionale su di noi, su noi uomini che l’abbiamo creata, su noi uomini che dovremmo “comandarla”.
Si arriverà ad un punto in cui gli uomini non saranno più i protagonisti dell’evoluzione, non avranno più facoltà di pensare o di decidere.
Si arriverà ad un punto, come già citato da Claudio Gliottone, in cui il progresso diventerà un regresso e purtroppo la differenza non sarà solo di suffissi…
Tornare indietro è troppo difficile, quasi impossibile oramai.
Alessandra Petronzi