Ancora una volta siamo costretti ad occuparci di un caso grave di interruzione dell’assistenza nei confronti di un ragazzo affetto da paralisi Bulbare progressiva. Al giovane Cristian Boragine, dal 2 maggio scorso, non vengono più erogati i servizi di assistenza riabilitativa da parte del Centro FEMAS di Vairano convenzionato con l’ASL Caserta. Il centro, in coordinamento con gli altri centri della Provincia, partecipa all’azione di lotta promossa nei confronti della Regione per protestare contro le condizioni contrattuali della convenzione non ritenute più sostenibili.
Sono legittime le rivendicazioni dei Centri? Noi non abbiamo gli elementi per giudicare e non è certamente quello che vogliamo fare con questo articolo. Ci chiediamo piuttosto come sia possibile interrompere le prestazioni nei confronti di un soggetto che presenta gravi patologie e che corre seri pericoli in caso di interruzione prolungata della terapia. Abbiamo chiesto direttamente al Direttore Sanitario del distretto di Teano, il dottor Colacci, come sia possibile che possano verificarsi fatti del genere e a chi fanno capo le responsabilità di simili comportamenti.
La risposta è stata chiara: gli unici responsabili sono i titolari dei centri i quali hanno sottoscritto con l’ASL una convenzione che scade tra qualche mese e con la quale loro si impegnano con un contratto a prestare, a determinate condizioni economiche, l’assistenza riabilitativa ai pazienti. Non erogarla significa interruzione di pubblico servizio sanzionabile penalmente, soprattutto di fronte a situazioni di una certa gravità come quella appena segnalata e questo a prescindere dal legittimo diritto allo sciopero che però, se può creare disagi non può certamente compromettere seriamente la salute dei pazienti. Queste osservazioni sono state riportate in una lettera che il Dirigente ha inviato al Centro FEMAS anche a seguito delle vibranti proteste dei genitori del bambino che hanno simbolicamente occupato la sala d’attesa degli uffici ASL. Il piccolo Cristian ha ricevuto la solidarietà di altre mamme presenti presso la sede ASL di Viale Italia ma anche di tutte quelle persone che conoscono le sofferenze ed i disagi che l’intera famiglia è costretta a sopportare per stare vicino al loro figlio.
Sembra si sia riusciti a dissuadere la madre del piccolo Cristian dal proposito di iniziare uno sciopero della fame se non si prendono più cura di suo figlio, anche perché la signora Maria, questo è il nome della madre di Cristian, è ormai esausta, stanca di vivere una situazione che ne ha minato fortemente anche gli equilibri psicofisici. .
Nelle prossime ore sapremo se la lettera del Dirigente ASL avrà convinto i responsabili della FEMAS a ripristinare l’assistenza almeno a quei casi gravi nei confronti dei quali nessuna vertenza economica ne può giustificare l’interruzione, l’alternativa sarebbe il ricorso presso ospedali specializzati ma significherebbe aggiungere danno al danno. Appena qualche mese fa il padre Cosimo è stato costretto a rassegnare le dimissioni dal lavoro presso una nota industria di imbottigliamento acque minerali, per stare vicino al figlio ed assisterlo come solo un padre sa fare.
Antonio Guttoriello