A volte l’osservazione attenta delle piccole come nelle grandi cose, del mondo che ci circonda, fa sorgere dubbi e domande alle quali, magari, mai nessuno ha posto interesse e cui nessuno, forse, saprà mai fornire una risposta accettabile dal punto di visto logico. Ammesso che ve ne siano, ovviamente. Qualche esempio? Chiedo spiegazioni: com’era l’Angelo ora acefalo, scultura sulla destra dell’altare maggiore della chiesa Ave Gratia Plena (o dell’Annunziata)? Quale era il suo volto? Accennava a un sorriso oppure, come sussurrano taluni sottovoce, o a uno sguardo corrucciato; risentito, sia chiaro, non arrabbiato. Ma andiamo avanti. Si è notato che il cavallo montato dal re, raffigurato nel monumento equestre di Largo Croci, “s’inchina” al suo omologo dell’altro personaggio, ossia il Generale Giuseppe Garibaldi. Vorrebbe questo essere un segnale, un atteggiamento, come dire, di sudditanza? La domanda è lecita. Infatti, l’annessione del Sud all’Italia non fu ben accetta da tutta l’intellighenzia meridionale e nemmeno da quella locale. Anzi, ci fu rimpianto per il mancato avverasi di una seconda ‘repubblica partenopea’ auspicata dallo stesso Garibaldi che dové, giocoforza, pronunziare la celebre frase. Ma i nostri interrogativi non sono finiti. Un altro ce lo pone il personaggio rappresentato nel dipinto sulla sinistra dell’aula della chiesa redentorista di Santa Reparata. Perché il suo piede destro ha solo quattro dita? Si tratta di un piedone, aggiungendo, doverosamente, quello che manca esso diverrebbe un ventaglietto. Non conosciamo una spiegazione plausibile o ufficiale, ma siamo aperti a tutte le logiche motivazioni. Certo è che non è possibile che dopo un secolo e mezzo di tale vistosa carenza, che la situazione sia rimasta immutata e che fin dall’inizio (facciamo assolutamente salvi i contemporanei) la committenza non ne abbia chiesto ragione a un autore così distratto.
Lui.za