L’uomo “datato” spesso si abbandona ai ricordi dei tempi andati. Momenti indimenticabili, immagini, storie, suoni e profumi indelebili. Ricordi di chi non c’è più, dell’infanzia, ricordi di un’epoca che non verrà più. La nostalgia del passato. Giova, per aiutare a comprendere lo stato d’animo di chi scrive, l’etimologia dei termini nostalgia e ricordo. Nostalgia, da νόστος (ritorno) e αλγός (dolore). Il dolore del ritorno dunque. Ricordo da cor – cordis (cuore). Un sentimento intimo, dunque. Racchiuso e alimentato dall’organo che, pulsando, ci consente di vivere. Il ricordo, dunque, è vita e genera dolore tornare da lui!
Ognuno di noi, in un cassetto ben chiuso, ha raccolto i ricordi preziosi del suo vissuto. Le memorie dell’infanzia, spesso legate ai nostri vecchi, alle persone con i capelli bianchi che ci hanno accompagnato nel cammino della vita, tenendoci per mano e guidandoci con gli occhi.
Oggi, la società riconosce come fortunati quei bambini che hanno conosciuto e si sono relazionati con i propri nonni e che mantengono sempre vivi nel cuore i loro racconti. La mia infanzia è stata meravigliosa, carica d’affetto e piena d’amore familiare. Nel mio nucleo famiglia c’era la presenza della nonna materna, nonna Assunta. La mia infanzia ha profumo di cucina, pietanze preparate con amore e pazienza dalla nonna; ha il colore giallo di foglie secche, calpestate durante le lunghe passeggiate sulla collina di S. Antonio, in compagnia dello zio di mia madre, Gregorio. Che malinconia, nel rimpiangere cose e tempi trascorsi, desiderare intensamente cose, luoghi e persone ormai lontane da tanto tempo, pensare di rivivere per qualche attimo il passato. Oggi spesso penso a quei tempi; si respirava un’aria pregna di voglia di conoscere, di confronto diretto con i propri simili, con la Natura, e, soprattutto con l’ignoto di cui solo la “giovane età” frustrava la scoperta.
Ecco l’adolescenza, i primi amori, le prime passioni, i primi baci, le prime sbandate. Quanta amarezza nel ricordare persone che hanno lottato contro un amore puro, nobile nato “dall’attrazione fatale e dalla corresponsione di amorosi sensi”, distruggendolo per il proprio tornaconto, o una donna adulta, non bella, tracagnotta colma di avidità e di desiderio spasmodico di volersi sistemare, accalappiando il vedovo fragile e vulnerabile! Ricordo una domenica dell’aprile 1966, al mattino presto, passando sotto casa della mia diletta, una bambina mi si avvicinò e disse che la ragazza era stata “costretta” a partire. Quel mattino si consumò un rapimento vero e proprio. Colto da uno stato confusionale mi rifugiai presso le “rocce del diavolo”, in solitudine e silenzio, spezzato solo dal rumore di una piccola cascata. Necessitavo della forza di vivere, pensavo a tante cose non dette, a tante cose non fatte, la coscienza si svegliava, sentivo la vita allontanarsi. Dopo qualche mese cominciai a lottare al fine di respingere l’inerzia che sviliva il vigore. Alla fine, nel tempo, ho resistito con grinta per non sconfinare nel nulla, cercando in mille risorse e valori lo spunto per andare avanti.
E’ certo che il passato non è solo ricordo e nostalgia, ma ingenera anche quella intima lotta tra ricordo di ciò che fu e curiosità di ciò che sarà. Il passato, dunque è stimolo, è vita!
Oggi che sono “datato”, la nostalgia si manifesta come affannoso e vano tentativo di impossessarmi del presente in tutte le sue sfumature; l’ansia di non essere in grado di viverlo in tutte le sue sfaccettature; l’inquietudine di non riuscire a coglierne tutte le opportunità. È lo stress di non riuscire a leggere tutti i libri che vale la pena leggere. È la nostalgia, non del tempo che fu, ma del presente, soggetto e oggetto della malinconia; il tempo che passa inesorabilmente e scorre tra le dita come sabbia non trattenuta, acqua non bevuta. È la frustrazione del vedere un bambino che al mare, con uno stecco, traccia segni sulla battigia che il mare subito cancella. Questo è il dolore per il rimpianto di un amore tanto desiderato ma poco vissuto, per non essere riusciti ad imprigionare momenti di impetuosa emozione, ormai persi per sempre. Anche nei ricordi!
L’essere umano, in realtà, non è in grado di risolvere il paradosso della nostalgia, “quel desiderio acuto di tornare a vivere in quel luogo che è stato di soggiorno abituale dell’infanzia; della giovinezza che ora è lontano; lo
stato d’animo malinconico, causato dal desiderio di una persona lontana nel tempo o di qualcosa che non si possiede più per cause di forze esterne, dal rimpianto di condizioni ormai passate; nostalgia d’un amore giovanile puro nei sentimenti, degli amici veri, dell’affetto familiare, della giovinezza lontana, dei tempi passati. Ancora oggi sono alla ricerca del tempo perduto.
Farmaco adatto per porre rimedio alla nostalgia è la consapevolezza delle cose che ritornano, che danno il senso, non della perdita, ma di quell’eterna ciclicità di cui tutti facciamo parte e a cui tutti tendiamo: è nostalgia, è eterno ritorno.
E’ follia sottrarsi alla nostalgia negando l’esistenza del passato! Oggi è il passato di domani e domani lo sarà di dopodomani. Negare il passato è, dunque, negare il presente ed il futuro. Il passato non puoi riviverlo, ma non puoi cancellarlo.
Il male, il nulla, il falso, il poco, il mio, il futile, il labile hanno reso squallida la vita. Senza la luce della nostalgia scema la policromia del mondo. È la nostalgia a dare colore al passato. C’è un proficuo esercizio d’amore per animare la nostalgia nell’intimità. Chiudete gli occhi e concentratevi nel ricordare a una a una le voci delle persone più care e assenti. Per dare più forza a quell’esercizio ripartite dalla memoria della vostra voce che li chiama. Li vedrete apparire e sentirete la loro voce che vi parla ed i loro occhi che vi guardano. Questa è l’arte di procurarsi i sogni, di rianimare il passato e di convocare gli assenti in un simposio di nostalgia. Un esercizio difficile e delicato, come risalire la corrente, sfidando le rapide impetuose che invece trascinano verso il basso, nella valle dell’oblio. La pietà della vita è protesa a risalire la corrente del tempo. La nostalgia è quel dolore dolcissimo che pervade l’anima per una lontananza che sentiamo vicina e per un’assenza che sentiamo presente.
Mario Biscotti