Era il 27 luglio di quest’anno quando sono stato investito (sic!) dell’incarico di Direttore di questo Giornale. È superfluo ricordare a me stesso quanto tempo ci ho riflettuto prima di dare il mio assenso, memore del fatto che nessuno è propheta in patria. Proprio così. La mia Città, già in altri tempi mi vide testimone di mille battaglie, di mille peripezie politiche e/o associazionistiche al fine di vederla ri-sorgere, ri-splendere, ri-scattarsi da una atavica indolenza, spesso accompagnata da becera supponenza di quanti non erano in grado di coglierne le inestimabili ricchezze. Perciò, imparai a conoscere pregi e difetti dei miei concittadini. E, tra qualche amico, di quelli che mi hanno invitato a questa nuova scommessa, già qualcuno me ne aveva ricordato certi limiti. Ma il richiamo alle origini, si sa, è più forte del ragionamento fine a se stesso. E, così, volendo emulare un certo Lucio Quinzio Cincinnato, pur non avendo mai reciso il cordone ombelicale con la mia Terra, avendola difesa a spada tratta (a sua insaputa) nelle tante istituzioni che ne trattavano questa o quella destinazione, mi sono ri-fatto ammaliare dal canto delle sirene che ti invitano adagiate su quel basolato, su quei “poggetti” o dai quei vicoli che sanno di casa, di antico. E, ri-eccoci qua. Ri-eccoci a ri-petere e a ri-ntuzzare come in una nenia, tutte quelle chiare e manifeste azioni ed in-attività ammantate dall’indolenza, dal pressapochismo, dal poco me ne importa, dall’ignora-nza dei tempi che corrono. E, puntuale, nello stesso mese di luglio che ha visto il mio incarico di gerenza, eccoti il primo motivo che va a risvegliare la bile da tempo sopita. “L’Avvocatura del mandamento, costituitasi in comitato spontaneo, non poteva esimersi dal lanciare un ultimo, accorato appello alle istituzioni affinché pongano in essere tutte le iniziative necessarie a scongiurare tale evento (la soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Teano n.d.r.). La situazione è, a dir poco drammatica. L’ufficio, con personale ridotto al lumicino (due sole unità), il prossimo 30 settembre vedrà ridotto ulteriormente tale organico ad una sola persona. La chiusura oltre a depauperare il territorio, priverà l’utenza di quell’Ufficio di prossimità ove poter far valere le proprie ragioni costringendo i cittadini a doversi recare, per qualsiasi tipo di contenzioso, anche quello più semplice e di pronta soluzione, in quel di Santa Maria Capua Vetere, con tutti i disagi del caso. È giunto il momento in cui – le Istituzioni – diano un segno tangibile della loro presenza e, soprattutto, manifestino con i fatti la ferma volontà di mantenere sul territorio un Ufficio fondamentale per il convivere civile”. A quanto pare, a questo primo accorato appello la “supponenza” di quelle Istituzioni richiamate, non poteva permettersi né un sussulto, né una risposta. E giungiamo, così, a metà settembre c.a., quando le cronache continuano a sollecitare oltremodo la bile. “Il prossimo 30 settembre 2020 l’Ufficio del Giudice di Pace di Teano chiuderà, per l’ultima volta, i battenti. Il tentativo da parte degli operatori della Giustizia della zona, in particolare del Giudice Camerlengo e degli avvocati del mandamento, cui ha fatto seguito anche quello dei commercianti di Teano, di porre all’attenzione degli amministratori locali il problema, è restato privo di ogni e qualsiasi riscontro. È evidente che, chi amministra, non ha alcun interesse a difendere l’ultimo baluardo della Giustizia presente sul territorio. Tutti sapevano che il 30 settembre, con il pensionamento dell’attuale Cancelliere, l’Ufficio sarebbe rimasto sguarnito di una figura essenziale affinché potesse rimanere in vita. Ad oggi, nulla è stato fatto per trovare una soluzione, tanto da rendere inevitabile la chiusura. E così, inascoltate le sollecitazioni degli addetti alla Giustizia e del comitato spontaneo degli avvocati, dal primo di ottobre, i Cittadini, gli utenti della Giustizia e tutti coloro i quali dovranno affrontare controversie di pronta soluzione, si troveranno costretti, loro malgrado, a recarsi a Santa Maria Capua Vetere con tutti i disagi collegati. E la politica, quella fatta sui social, non menziona, dimentica la vicenda, anzi, fa finta che tutto va bene; mentre invece, Teano, con tutti i paesi limitrofi, sprofonda in una crisi senza uscita. A meno che, contrariamente a quanto ci risulti, l’Amministrazione Comunale di Teano non abbia in serbo qualche gradita sorpresa sul punto ad oggi gelosamente celata”. E fin qui la cronaca alla quale non possiamo né dare valenza ufficiale e formale, né possiamo offrire un contraddittorio. Semplicemente siamo all’oscuro di ogni cosa. Vero? non vero? Non è dato sapere. Però, già questa cortina fumogena non depone bene per una Amministrazione che tiene a cuore i propri concittadini. O, siamo di fronte ad un “Re Burlone” che gioca a nascondino, a rimpiattino con “falsi” problemi per poi tirare fuori dal cilindro ogni immaginifica soluzione? Non a caso già abbiamo avuto modo di assistere al suo modus agendi, da Re Burlone”, con le vicende del futuro e destinazione d’uso dell’Ospedale. Siamo certi, però, che anche in questo caso dimostrerà tutta la sua “buona creanza” delucidandoci ed illuminandoci sull’intera vicenda dell’Ufficio del Giudice di Pace. O no? Non fosse peraltro, che in virtù del suo Giuramento di Ippocrate, lenirà i miei travasi di bile.
Pasquale Di Bendetto