Ogni anno, quando vado a Bei Hai (la Miami della Cina), le mie corrispondenti mi portano a dormire sull’Oceano, in un 5 stelle superlusso da paura, in cui, all’orizzonte, cielo e mare si confondono. Poi mi portano nei ristoranti più caratteristici e nei centri commerciali più avanzati e tecnologici. Ho sempre sperato di ricambiare tale trattamento e, finalmente, mi si era presentata l’occasione: il 6 agosto Theresa e Maggie sarebbero venute per tre giorni a Teano, uno per il Business e gli altri due per me.
Italia terra d’arte e Teano, culla dei Sidicini, ha moltissimo da offrire e da mostrare. Il primo giorno saremmo rimaste a Teano, poi le avrei portate a Napoli.
Ebbene, ore 16, partenza dagli uffici della società.
Prima tappa: Al Vecchio Mulino, dove avevamo pranzato, che le aveva incantate con i suoi fiori e le sue piante (per quanto i Cinesi siano ingegnosi e copioni, non hanno le nostre stesse piante), foto con lo chef internazionale, nostro Pierino nazionale e pausa acqua (quel giorno faceva un caldo da pazzi).
Da qui in poi, inizia il dramma.
Seconda tappa: Teatro Romano. In CHIUSURA. Le signore sono state gentilissime a lasciarci entrare e scattare qualche foto, ma non avevo il coraggio di tenerle lì oltre l’orario lavorativo.
Terza tappa: museo. CHIUSO. Poiché il collega era in ferie, non potevano aprirci. E se poi rimanevamo chiuse nell’ascensore? (Su sta cosa dell’ascensore ancora ci ragiono, poiché non la capisco).
Quarta tappa: Cattedrale. I cinesi non sono cattolici ma apprezzeranno. CHIUSA.
Quinta tappa: Proloco, almeno gli regalo qualche brochure. CHIUSA (Eppure è sempre aperta).
Va bene, non mi perdo d’animo. Prendiamo una granita e facciamo un giro per i vicoli, spiego loro qualcosa sulla manifestazione degli antichi mestieri e mostro ora una pietra, ora un mattone, ora una finestra particolare, ora una immaginetta sacra. Temporeggio. Poiché alle 18 dovrebbe aprire la mostra “Orme Sidicine”. Poi l’idea brillante: il calzolaio! Entriamo nella bottega di Tonino Pirone, il mio salvatore, che mostra scarpe vecchie, attrezzi, foto ecc , suscitando la curiosità delle mie ospiti e catturando la loro attenzione per mezz’ora.
Poi andiamo all’Annunziata per la mostra. Lì parlano con alcuni artisti, fanno qualche domanda e qualche foto. Poi subito, arriva per loro ora di cena. Meno male che i cinesi cenano presto!
Poi leggo sui giornali locali che sono stati finanziati progetti, si aprono porte, si intravedono speranze.
Ma speranze de che? Che Tonino e Pierino campino 100 anni per tutte le volte che i cinesi mi vengono a trovare?
Un paese chiuso. Un paese che ha tanto da offrire ma in cui tutto è chiuso per i motivi più svariati.
Questa estate, per la prima volta, ho deciso di restare in Italia, visto che viviamo in un paese bellissimo. Ed ho visto tante cose che mi hanno fatto salire una rabbia.
Ma questo, signori miei, è un altro articolo.
Maria Flora Grossi