Villari, L.
Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento
Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico.
Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l’hanno cercata e hanno dato la vita per realizzare il sogno della nazione divenuta patria. È stato il tempo del Risorgimento quando la libertà significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una Italia comune, non dell’Italia dei sette Stati, ostili tra loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere. La conquista della libertà ‘italiana’ è stata la rivendicazione dell’unità culturale, storica, ideale di un popolo per secoli interdetto e separato, l’affermazione della sua indipendenza politica, la fine delle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, l’ingresso nell’Europa moderna delle Costituzioni, dei diritti dell’uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell’eguaglianza ereditati dalla rivoluzi one francese.
Vincitore della V edizione del Premio nazionale di cultura "Benedetto Croce", sezione saggistica.

Duggan, C.
La forza del destino. Storia d’Italia dal 1796 a oggi
Battaglia, F.M. – Di Paolo, P. (a cura di)
Scusi, lei si sente italiano?
«Ama la Patria ininterrottamente, notte e giorno, sveglio e dormiente, o che so io? La ama tutta e sempre? Come una donna? Una mamma?» Giorgio Manganelli
«Per molti l’italiana non è una nazionalità, ma una professione.» Ennio Flaiano
«Quel poco che sono, sento di esserlo come italiano; e che, se non fossi più italiano, non sarei più nulla…» Indro Montanelli
«Non so che farmene di una patria che non sopporta la verità.» Curzio Malaparte
«Diffido di chi dice: "Gli italiani sono fatti così". Così come?» Enzo Biagi
«La mia Italia è un’Italia ideale. È l’Italia che sognavo da ragazzina.» Oriana Fallaci
«Forse conviene scegliere dal catalogo possibile un paio di Italie decenti, e limitare l’orgoglio a quelle.» Edmondo Berselli
Stando ai sondaggi per il 150° anniversario dell’Unità nazionale, due italiani su tre sono orgogliosi di essere tali. Quando però si tratta di spiegare perché, tutto si fa più complicato. «Cosa ci tiene insieme?» è la domanda che meno invecchia, in questo Stato ancora giovane. Il rischio è quello di aggirarsi, in cerca di risposte, tra i monumenti e gli stereotipi.
Qui, invece, sono raccolte voci: grandi scrittori, giornalisti, intellettuali impegnati a diventare o ri-diventare italiani. A malincuore, con allegria, con rabbia, con indignazione, con stupore, con disincanto. A volte, perfino con ottimismo.
Tutto entra in gioco: i momenti drammatici o felici della storia unitaria; la memoria e le memorie; i volti e le maschere, da Arlecchino a don Abbondio; i colori della vita di ogni giorno.
Come in un’inchiesta a ritroso, le ipotesi e gli indizi sul tavolo sono molti. Per chi domanda: «Scusi, lei si sente italiano?», sono pronte nuove risposte. Razionali e sentimentali insieme. Cercate lontano, ma proiettate al futuro.

Banti, A.M. (a cura di)
Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini
«Di là, a traverso le lenti di un gran cannocchiale, io vidi per la prima volta sventolare il vessillo italiano, sugli spalti della Fortezza di Belvedere, là in faccia. L’antenna era circondata da soldati plaudenti che agitavano freneticamente i loro berretti. Erano berretti rossi, e quei soldati avevano pure i pantaloni rossi: come li vedo ancora!… Non ridete, pacifici lettori di oggi, ma la commozione di quel momento si ripercuote ancora nel mio vecchio cuore, quando torno col pensiero a quella vista. Non ridete: perché voltando il cannocchiale verso l’antica torre della mia casa e vedendovi inastata un’altra bandiera tricolore, mi trovai il viso inondato di lacrime»: con queste parole Matilde Gioli Bartolommei ricorda il giorno in cui scoppia l’insurrezione in Toscana, quel 27 aprile 1859. È una pagina di un suo scritto, una delle testimonianze di donne e uomini molto spesso sconosciuti che insieme a Mazzini, d’ ;Azeglio, Garibaldi o Cavour, hanno fatto la storia dell’Unità d’Italia.
Questo volume, pensato come un’introduzione complessiva al mondo culturale, sociale e politico risorgimentale, mette il lettore in contatto diretto, senza filtri retorici o revisionismi, con i testi e i documenti più noti insieme alle nuove fonti utilizzate dalla più recente storiografia. Da quelle letterarie, così importanti nell’animare le idealità risorgimentali, a quelle private, capaci di gettar luce sugli entusiasmi e sulle incertezze, sulle grandezze e sulle fragilità dei singoli partecipanti; da quelle che consentono di ricollocare nella scena del Risorgimento anche le donne che faticosamente cercavano di conquistarsi un loro spazio, fino a quelle iconografiche.

Privato, S.
Bella ciao. Canto e politica nella storia d’Italia
Testimonianza dell’adesione a un ideale, espressione di fede politica: il canto è una delle manifestazioni più significative di condivisione di un credo sociale. Dal Risorgimento a oggi, un ritratto inedito e curioso della società italiana, a partire dalla sua colonna sonora.
Stefano Pivato ripercorre la storia d’Italia sulla falsariga dei suoi canti politici, militari e sociali. Una biografia dell’Italia su uno dei sentieri di più immediato riconoscimento della sua identità. Giuseppe Galasso, "Corriere della Sera"
Pivato fa un tuffo nel repertorio generale dei canti politici e riordina il pentagramma di una tradizione scomparsa. Edmondo Berselli, "la Repubblica"
Un viaggio nel tempo, di grande suggestione. Giovanni De Luna, "Tuttolibri".
Viroli, M.
Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia
La parola patria, con poche eccezioni, è stata pronunciata con ironia o con disprezzo. Oggi si avverte negli italiani un desiderio nuovo di affermare la propria appartenenza ad una patria comune.
«Un bel libro, molto opportuno nelle attuali temperie del panorama politico-culturale italiano.» Luciano Canfora, «Il Corriere della Sera»
«Si può amare la patria senza essere nazionalisti? Si può, anzi si deve. A scoprire la patria in opposizione all’idea di nazione è uno storico italiano che viene dall’America.»

Scirocco, A.
Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo
Eroe senza ideologie, perfetta incarnazione del mito romantico, spirito fiero e incorruttibile. Una leggenda le sue imprese, un romanzo di avventure la sua vita. Racconto e verità in un ritratto inedito di Garibaldi.
Chiunque scriva una biografia di Garibaldi deve rendere umano l’eroe e ridar vita al monumento. Alfonso Scirocco è riuscito in questa difficile impresa grazie a una sicura conoscenza e a un linguaggio misurato ed elegante. Maurizio Viroli
La biografia di Scirocco, che in molte pagine ha il ritmo serrato e avvincente della narrazione, dà di Garibaldi un’immagine più umana, togliendolo dal Pantheon risorgimentale umanistico e consolatorio. Aurelio Lepre



Sarti, Ro.
Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile
Chi avesse dubbi sul rilievo del pensiero politico di Mazzini, legga la biografia scritta da Roland Sarti. Maurizio Viroli, "Tuttolibri"
Un Mazzini diverso. Un racconto vivace e in varie parti coinvolgente. Arturo Colombo, "Corriere della Sera"
Attingendo sempre di prima mano alla mole di carteggi privati e scritti pubblici, ma anche confrontandosi con ammirevole disinvoltura con la ricca storiografia esistente, Sarti restituisce di Mazzini una immagine integrale. Maurizio Ridolfi, "L’Indice".
[Laterza.it]