L’idea astrale di candidare il simpaticissimo ed elettrico, forse sarebbe meglio dire elettronico Vincenzo geometra De Francesco,per gli amici affettuosamente Gamberetto, rappresenta davvero una shock-novità. Esce davvero fuori dagli schemi triti e noiosi, proietta prospettive inimmaginabili. Vincenzo se fosse uno scrittore sarebbe definito un free-lance, alias svincolato da case editrici. Negli anni 30 40 del XX secolo si sarebbe potuto definire un self- made- man, in parole povere il suo percorso se l’è costruito da solo, con intelligenza, tenacia, e quel granello di ruspante scaltrezza rurale. Non guasta, e poi è frizzante, spiritoso,pimpante, accetta gli sfottò con imperturbabile britannico autocontrollo e un sorriso a 55 denti. Professionalmente si è dato tanto da fare, ha frequentato corsi su corsi anche all’estero, pagandoseli di tasca sua. Ha un buona conoscenza dell’inglese, del portoghese , del russo,del turco. Pare che conosca anche qualche frase in lingua bantù. Il dopo Picierno è molto difficile da gestire. Perché? Potrebbe paragonarsi a un cavallo indiano allo stato brado. Arduo da domare e controllare. E’ necessario ribaltare lo stato di sopore, senza progetti faraonici irrealizzabili, con umiltà, dedizione e molto olio di gomito. De Francesco se ben supportato dai suoi colleghi potrebbe degnamente rappresentare un "Homo novus" al pari di Catone, Scipione, Caio Mario, Pompeo Magno e via di seguito. I Romani chiamavano "Uomini nuovi" ,con una punta di stolida sufficienza, i provinciali, ovvero quelli non nati nell’Urbe. Mario e Cicerone provenivano da Arpino, Pompeo dalla Sabina, con discrete contaminazioni galliche, Catone da Tuscolo.
Gamberetto proviene dall’aperta campagna e sa quanto è duro arrivare, non lasciarsi sorpassare, attualizzarsi al top. Ha applicato con sana coscienza il detto:"Nel mondo se non ti collochi in cima, gli altri passano in cima senza dolore né pietà.Chi attende la valorizzazione dagli altri, resta sempre indietro. Sei tu che devi valorizzarti." E lo ha fatto, anche perbenino, come una saggia massaia di masseria che cucina da par suo il cappone o il tacchino destinati gastronomicamente a vivacizzare la mensa del Natale.“ Tutti, all’unanimità hanno voluto confermare questo proposito che io ho accolto molto favorevolmente”. Ha cinguettato l’illustre futuribile (futuro possibile) sindaco. Senza mezzi termini, con franca, disinvolta schiettezza.“Sono lieto di confermare l’indiscrezione e come potrà immaginare, sono estremamente riconoscente per l’alto onore che i colleghi mi hanno voluto fare"
Vincenzo mi permetto di rammentarti che è anche un gravoso onere da mitologico Atlante, il tizio che sorreggeva sul groppone l’universo-mondo. Il sindaco quasi uscente lo ha capito benissimo il detto di cui sopra. Ha ingoiato, incistato, inglobato tenacemente, voracemente e poi li ha perfino voluttuosamente digeriti tutti i pregressi antagonisti alla funzione di sindaco, TUTTI. Poi il resto è come un libro aperto: lo vediamo,lo tocchiamo con mano, lo annusiamo, lo palpiamo, bovinamente lo subiamo. Ora basta.
Sarà l’arzillo De Francesco e i suoi inestimabili inventori a dirlo? E come la mette se si candida il suo, nonché mio compare Maurizio? Da parte mia, piaccia o no,idealmente candiderei senza esitare il dotto e attivissimo nostro Vescovo.In cinque anni e rotti le sue infinite realizzazioni (Sfingi dell’atrio del duomo a parte) sono visibili, palpabili e fruibili. Senza offesa per nessuno, nè.
BUON NATALE.