UN UOMO CHE MANCA!
Catello ARIVELLA, teanese DOC! Storia di casa nostra.
Rispetto ed onore al fante piumato Catello ARIVELLA, Ufficiale dei Bersaglieri, più volte decorato al V.M
Uomo che ha dato luogo a realtà oggettive straordinarie con la sua eroica resistenza in Africa Settentrionale. Catello ha consegnato senza ombra di dubbio prestigio ed onore alla storia d’Italia ed alla sua Città natale, TEANO.
Fatti d’arme per la riconquista della Cirenaica
Il Tenente Catello partito per
I combattimenti iniziarono nei primi giorni d’aprile del 1941 e precisamente il giorno 2 vennero occupate Bir Suera e Marsa Brega; il 3 aprile Ghemines, il 4 Bengasi! L’avversario si ritirò su tutto il fronte, l’8 rgt. Bersaglieri insieme ad altre unità si lanciò all’inseguimento per avvolgere e catturare le forze britanniche del Gebel.
Nel complesso fu una manovra a largo respiro basata sulla celerità e sull’iniziativa. Il “ghibli” imperversa violento: penetrava nei serbatoi, nei motori, nei polmoni. Il 7 aprile il nemico tentava furiosamente di aprirsi la via della ritirata, ma non riuscva, e , prima di sera catturavano il presidio di El Mechili, Tobruk era all’orizzonte.
Dopo solo due mesi da quando era stata perduta,
La fulmineità dell’azione richiedeva un tempo di attesa per consentire alle Grandi Unità di affluire da tergo.
L’avversario era fortemente reattivo e ne sono prova i combattimenti che i bersaglieri, carristi ed artiglieri sostennero il 22 aprile ad est di Acroma ove il caposaldo di q. 201 venne conquistato, perduto e riconquistato in breve volgere di tempo con le azioni contro i fortini della cinta difensiva, ove violenti attacchi e contrattacchi si susseguirono dall’1 al 3 maggio sino alla definitiva conquista di quelle posizioni.
Del periodo di attesa approfittava anche il nemico per crescere le sue già molto consistenti forze e per tentare la sorpresa.
Infatti, il 15 maggio 1941 alle ore 04,30 circa, il Comandante della VI^ Compagnia comunicava di vedere movimento di mezzi corazzati in direzione di Passo Halfaya; subito dopo il Comandante della 105^ Batteria avvisava che
Il Comandante della 6^ Compagnia dava immediata notizia che, rimasto isolato in conseguenza del cedimento tedesco, riteneva suo decisissimo compito rimanere sul posto e resistere ad oltranza. Successivamente ogni comunicazione con la linea avanzata veniva interrotta. Il nemico con azione violenta e fulminea, penetrato attraverso il centro dello schieramento aveva avvolto l’ala destra dove la 6^ Compagnia si era costituita a caposaldo.
L’accorta distribuzione dei mezzi fatta dal Ten. ARIVELLA e l’elevato spirito che aveva saputo infondere nei suoi uomini permise di far fronte al poderoso investimento della colonna nemica forte di 25 carri armati. Il fuoco preciso degli anticarro dei Ten. RINI e FAZZI fulminò 6 carri: l’attacco dovette arrestarsi. Dalle ore 06,00 alle ore 09,00 durò strenua resistenza dei reparti italiani; i carri nemici passavano attraverso i varchi delle posizioni schiacciando postazioni, ma i bersaglieri con coraggio inaudito si alzavano in piedi e li ricacciavano a colpi di bombe a mano.
Alle ore 9,00 un’altra formazione corazzata inglese dovette intervenire; la preponderanza schiacciante del nemico travolse definitivamente gli eroici superstiti. Il Ten. ARIVELLA aveva compiuto il suo dovere e mantenuta la promessa.
Mentre si svolgevano questi combattimenti sull’HALFAYA, alle ore 7,00 circa due colonne corazzate con forti reparti autoportati raggiungevano il posto di blocco sulla via Balbia e risalito il reticolato del confine si spiegavano investendo il caposaldo di quota 186 (Capuzzo). Fiera ed eroica fu anche qui la resistenza che si protrasse fino alle ore 15,00 del pomeriggio. Il fuoco della Batteria da 75/67 degli anticarri, delle mitragliatrici e delle bombe a mano logorò talmente l’attaccante che non un pollice di terreno fu ceduto ed il nemico fu costretto a ripiegare senza aver raggiunto il suo obiettivo.
Frattanto sulla sinistra dello schieramento avanzato si era svolto contemporaneamente altro epico combattimento. Una colonna proveniente da BUK – BUK, formata da elementi corazzati e blindati investì le posizioni del costone della HALFAYA e della depressione costiera (Ten. TALPO), posizione fortissima per conformazione naturale. Il combattimento si svolse dalle ore 05,00 del mattino sino alle ore 18,00 della sera. Sottoposti ad attacchi ininterrotti e perfino ad un fortissimo bombardamento aereo, i difensori poterono resistere per l’intera giornata e dovettero cedere solo quando, stremati di forze, ridotti in pochi, rimasero con le armi inefficienti e senza munizioni.
Intanto altra colonna inglese si era diretta in direzione di SOLLUM Alta attraverso il varco di Passo HALFAYA; essa era costituita da sei carri armati leggeri e da circa 100 australiani autoportati con una Batteria da 88/mm. che precipitatisi lungo il costone cercavano di conquistare il caposaldo di SOLLUM.
Il Plotone Arditi del S.Ten. LANZA e
Il Comandante degli Arditi, ricoverato presso il posto di medicazione, informato degli avvenimenti, non curante di essere privo di calzature, raggiungeva immediatamente il suo Plotone. Dalle ore 08,00 alle ore 13,00 durò l’impari resistenza di fronte alla strapotenza di forze nemiche.
Il Ten. PIRONDINI ed il S.Ten. LANZA furono gli artefici impavidi della lotta, fra le rocce indirizzavano il fuoco degli anticarri e delle bombe a mano contro i mezzi corazzati che non poterono mai avvicinarsi (quattro rimasero immobilizzati) e contro le fanterie; frequenti furono i corpo a corpo che si susseguirono incessantemente. Il Ten. PIRONDINI cadde eroicamente alla difesa di uno dei suoi pezzi; il plotone del S.Ten. DAL BON all’estrema sinistra fu travolto e molti superstiti feriti furono sgozzati, come poterono osservare i difensori di SOLLUM.
Fino alle ore 12,00 il S.Ten. LANZA poté resistere compiendo fino all’estremo delle forze il suo dovere. Egli poté così salvare il Reparto di SOLLUM il quale mantenne la posizione fino alla sera e poté ripiegare a notte inoltrata dietro ordine del Comando della colonna.
Terminò così la gloriosa giornata del 15 maggio 1941 che fu vanto esclusivo del valore italiano, riconosciuto dal Comando Tedesco con particolari significativi Ordini del Giorno del Gen. Von Herff Comandante della 5^ Divisione Leggera Tedesca e del Gen. Rommel Comandante del Corpo Tedesco d’Africa.
Ed ora caro Lettore, con il Tuo permesso, Ti riporto integralmente una pagina di storia tratta dal libro: UOMINI e CARRI dell’Ariete di:
Giuseppe Attilio FANELLI Tenente Colonnello Consigliere Nazionale (Ed. “Nuovo Occidente” ROMA A. XX
“Fedeli alla Bandiera”
Il giorno 15 la colonna Montemurro, che presidiava in unione con alcuni reparti tedeschi, le posizioni di Bardia-Sollum-Halfaya, attaccata nuovamente da forze preponderanti, resisteva con strenuo valore. Deciso a passare ad ogni costo, il nemico reiterava gli assalti, scagliando furiosamente nella mischia reparti a piedi e corazzati. Le posizioni devono purtroppo essere sgombrate. I difensori, ripiegano sopra una linea prestabilita, manovrando a largo raggio per sfuggire all’accerchiamento.
Ma un Tenente di TEANO ha giurato di non cedere agli Inglesi. La compagnia è isolata, la compagnia è stremata, ma Arivella resiste a Passo Halfaya. L’avversario, reso furibondo dallo scacco, ara e sconvolge con tutti i calibri il terreno, e quando stima che al Passo non vi siano più vivi, vi scaraventa un centesimo assalto.
La compagnia non conta più che i superstiti del proprio destino. Il Comandante tedesco ordina loro di ritirarsi, ma Arivella gli fa sapere che può resistere ancora. Non sono più che dieci, non sono più che sette, non sono più che cinque, eppur Arivella tiene la posizione disperata. Ormai non c’è più che un vivo, ed è Arivella che spara sul nemico.
La mitragliatrice finalmente tace. Mancheranno le munizioni o è Arivella ch’è caduto a Passo Halfaya?
Le truppe dell’Asse tornavano frattanto al contrattacco, ripristinando la primiera situazione.
L’Ariete nuovamente all’ordine del giorno: “Il Reparto – dice il Colonnello Von Herff – preposto alla difesa della pianura di Passo Halfaya ha resistito con leonino coraggio fino all’ultimo uomo, contro preponderanti forze nemiche. La maggior parte di essi si è immolata fedele alla Bandiera”.
Si, i ragazzi dell’Ariete si erano, dal primo all’ultimo, immolati combattendo, poiché è legge d’onore di questa divisione leggendaria, che sulle posizioni tenute dai suoi reparti non si pieghi d’un pollice al nemico. Come sulla spada di Orlando, a Roncisvalle, ogni carrista ha scritto sul suo carro: Me vivo non mi sarai tolto.
Ancora nell’ultima offensiva combattuta in Cirenaica contro il fior della forze inglesi, è toccato all’Ariete di sostenere l’urto della maggiore massa nemica. Essa ha resistito e contrattaccato in una serie d’impetuosi assalti, battendo dovunque l’avversario e determinando col proprio sacrificio il fallimento del piano nemico.
Se le tradizioni si alimentano del più grande passato degli individui, degli istituti e degli organismi, è certo che il carrismo italiano ha gettato dopo i primi allori colti in Africa Orientale e in Spagna, le basi della sua gloria, mediante il sangue generoso e il leggendario valore di questa Divisione Corazzata, la quale, in venti mesi di colonia, ha saputo imporre al nemico, attraverso le alterne vicende di una guerra dura, insidiosa e difficile, lo stile ineguagliabile del suo motto araldico “Ferrea mole, ferreo cuore”.
(1) Il Comandante della linea DEKER abbandonato il suo Reparto e portato via la moto del Ten. ARIVELLA, si dirigeva verso SOLLUM dichiarando di andare a riferire al suo Comando. L’abbandono della posizione provocò un’inchiesta da parte del Comando Tedesco che emise un comunicato dal quale risultò che non un solo un elemento italiano della compagnia mancò al dovere.
Non mi innalzo a giudizi storici, mi sono limitato semplicemente a descrivere quella cronistoria vera, priva di faziosità e menzogne. Credo che noi teanesi di oggi, dobbiamo essere orgogliosi di avere avuto come concittadino un Uomo di si fatto ardimento ed onore; virtù che oggi decrescono. Nel concludere mi corre l’obbligo di ricordare, per dovere di cronaca, che Erwin Rommel feldmaresciallo tedesco del Terzo Reik, Comandante dell’Afrika Korps e anche conosciuto col soprannome “la volpe del deserto”, dopo la battaglia di Tobruk dichiarò: “il soldato tedesco ha stupito il mondo intero, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco!” Catello indiscutibilmente entra impetuosamente tra costoro poiché ha dimostrato di possedere in qualità di soldato, lealtà, valore militare, coraggio, abilità ed astuzia individuale.
Bersagliere Catello Arivella: PRESENTE!!!
W I BERSAGLIERI! W TEANO! W L’ITALIA!
Mario BISCOTTI
Ufficiale dei Bersaglieri in Congedo