Non lontano dal Ponte Milvio a Roma, Claudio Rubino, inviato del Tg3, un mago con la telecamera, esce da casa in compagnia di un amico e collega venuto a Roma per festeggiare la pensione dopo anni di duro lavoro.
Ad attenderlo c’è Valerio Staffelli che gli offre il tapiro d’oro: "Per compensarti del premio Ilaria Alpi che ti è stato scippato", gli dice il temuto Staffelli. Rubino incassa la sorpresa e sta al gioco. "Posso dividerlo con la mia collega?", domanda Rubino. E Staffelli: "Certo, se la tua collega sarà disposta a dividere con te il premio Ilaria Alpi …".
Questo, in estrema sintesi, il senso dell’incontro Rubino-Staffelli. Incontro che "Striscia la notizia" ci ha offerto proprio ieri sera.
A questo punto però non possiamo non pubblicare l’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano che ricostruisce molto bene questa storia assurda e per certi versi triste, che ha provocato l’incursione di Staffelli ma che ha provocato in tutti noi una strana reazione mista di rabbia per l’assurdo comportamento della giornalista che si è beccato tutto intero il premio (ci riferiamo naturalmente al significato intrinseco del premio) e di grande simpatia, ammirazione e affettuosità per l’ottimo Claudio, degno figlio del grande scrittore, giornalista teanese di nascita Bruno Rubino, di cui vantiamo la sua amicizia e l’onore di aver pubblicato, per sua spontanea volontà, alcuni suoi brani.
di David Perluigi
Quel brutto pasticciaccio del premio Alpi
Il settimanale satirico Il Male pubblica quattro pagine di vignette dal titolo: "Orrori di guerra", in cui racconta il mancato riconoscimento del premio giornalistico al cineoperatore del Tg3 Claudio Rubino, ferito gravemente in Libia per realizzare un servizio insieme alla giornalista Lucia Goracci, ma il nome di Rubino non figura nell’albo dei vincitori, c’è solo quello dell’inviata.
I manuali di giornalismo insegnano che “la firma di un servizio o di un articolo sottolinea la titolarità e la responsabilità per una parte sostanziale del pezzo”. E, inoltre, che è “possibile utilizzare più di una firma”. A maggior ragione se per fare un servizio chi lo ha realizzato ha riportato: un trauma cranico, la lussazione di una spalla con la rottura dei legamenti, fratture multiple alla scapola, rottura delle costole ed alcune ferite. Annesso ad un lungo periodo di ricovero in ospedale (foto del ricovero) dal quale ci si sta riprendendo solo dopo lunghe terapie.
allowfullscreen></iframe>Ma un reporter deve metterlo nel conto che andare sui fronti di guerra, implica un “qualche” rischio. Lo sa bene Claudio Rubino, cineoperatore di razza della Rai che per realizzare insieme alla brava Lucia Goracci, inviata del Tg3 di Bianca Berlinguer, un servizio dal titolo: “Libia, sotto le bombe di Ras Lanouf” , ci ha quasi rimesso la vita.
Poco meno di due minuti a doppia firma, esattamente un minuto e 48 secondi, che hanno fatto il giro del mondo. Una lezione da divulgare in tutte le scuole di giornalismo, l’operatore che tiene la telecamera accesa, sdraiato, con le bombe sopra la testa e un corredo di preghiere al cielo.
Un’impresa che allevia in parte le ferite, se sai che quel servizio è tra i vincitori come miglior servizio da tg nel 2011 di uno dei premi giornalistici più prestigiosi, forse il più prestigioso che esista per la tv in Italia: il “Premio Ilaria Alpi”, intitolato proprio alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi uccisa a Mogadiscio in Somalia il 20 marzo 1994.
Ma Rubino scopre che nell’albo del premio, il suo nome non c’è. C’è solo quello dell’inviata Lucia Goracci. Sparito, solo una menzione generica dal palco di Riccione dove si tiene ogni anno la manifestazione. La triste storia, un esempio di mancato merito, viene tirata fuori da due “cattivissimi” della satira: Vauro Senesi e Vincino Gallo. Sono loro che nell’ultimo numero de Il Male in edicola pubblicano quattro pagine di vignette dal titolo: “Orrori di guerra” con protagonista un’inviata del Tg3.
Nell’ultima pagina Vauro e Vincino pubblicano, oltre ad una foto di Rubino dal letto di ospedale, anche la lettera dello studio legale che rappresenta Lucia Goracci, e che recita: “La signora Goracci respinge le accuse che le vengono mosse, contrarie alla verità e diffamatorie, essendosi sempre adoperata, contrariamente a quanto si asserisce in una lettera (spedita da Rubino al Premio Alpi e ai vertici Rai, ndr), a far sì che il servizio in questione figurasse realizzato da entrambi gli autori” e ancora “eventuali errori ed omissioni verificatisi lungo il percorso del Premio, le sono estranei”. Ma è il finale che ci lascia perplessi: “L’iniziativa che Ella ha assunto nei confronti della mia assistita, oltreché essere incompatibile con lo spirito che ha animato l’istituzione del Premio Alpi, è lesiva della dignità, reputazione e professionalità della giornalista. Il danno che le è stato inflitto – conclude – è suscettibile d’esser risarcito“.
Vauro lo conosce bene Claudio Rubino: “Con lui ho girato reportage incredibili in Iraq con Emergency, quando hai un reporter come lui al fianco – continua – ti senti protetto, sicuro. Ci mancherebbe pure che debba essere costretto a risarcire la Goracci”. E’ il vignettista a fornire una soluzione: “Il Premio Alpi potrebbe correggere subito l’albo, dando così il giusto tributo a Rubino”.