Devo ringraziare i miei amici dell’UNITALSI che si sono ricordati di me. Non dimenticherò mai quei momenti dopo la telefonata di Pasquale Cirillo che mi comunicò:” Cristian vuoi venire dal Papa?” Non ci credevo, mi sembrava uno scherzo. Invece era tutto vero.
La notte prima del viaggio a Roma non riuscii a prendere sonno, ero troppo emozionato. Mi sembrava anche di stare meglio e respiravo addirittura come se fossi stato una persona normale. Durante il viaggio in pullman, in compagnia dei miei angeli custodi e di tanti altri ragazzi sfortunati come me, pensavo a tante cose, mi chiedevo: “ma come faccio a parlare con il Papa, se non mi capisce? Vorrei dirgli di pregare per me ma anche per papà, mamma e la mia sorellina Martina, per i miei amici. Per tutti quelli che stanno male, che soffrono”.
Poi però mi sono addormentato e mi sono svegliato alle porte di Roma, perché Pasquale mi voleva far vedere la città. Io gli dissi che a Roma ci ero stato spesso ma conoscevo solo gli Ospedali.
Siamo entrati nella Città del Vaticano e ci hanno fatto entrare nella Sala delle udienze. Era grandissima ed io mi sentivo ancora più piccolo. Piano piano la sala si è riempita e in sottofondo c’era una dolce musica religiosa. A noi sulle carrozzelle ci hanno messi di lato perché, dissero, forse il Papa vi vorrà salutare. Quando il Papa è entrato nella sala c’è stato un grandissimo applauso ma io non ho visto molto perché c’era una suora proprio davanti a me. Poi però si è spostata.
Voi che leggete questa confidenza non potete immaginare come mi batteva il cuore quando i nostri accompagnatori ci hanno informato che il Papa sarebbe venuto da noi. Mi tremavano le braccia, il cuore mi batteva forte e non riuscivo a convincermi che io stavo proprio lì, a pochi metri dal grandissimo Papa Francesco. Quando l’ho visto avvicinarsi mi sembrava un gigante, tutto bianco, con un volto simpatico e sorridente. Mi ha accarezzato con una mano e con l’altra me l’ha poggiata sulla testa. Ho sentito i brividi nella schiena e non sono stato capace di aprire la bocca. Ho solo spalancato i miei occhi e volevo dirgli “Papa Francesco ti voglio bene” Non ci sono riuscito, ma lui lo ha capito lo stesso.
Quando siamo andati via mi è venuto il magone dentro, volevo piangere ma non ci riuscivo. Ho pianto dopo, qualche giorno dopo, quando sono stato male e ho chiesto a lui di starmi vicino, di non lasciarmi.
Cristian Boragine
Ve la voglio raccontare, sono stufo di tenermi tutto dentro. Almeno le cose belle, poche per la verità quelle che mi toccano in questa miastrana vita, voglio condividerle con chi pur non potendo darmi molto, mi ha mandato un messaggio, una foto ed un pensiero carino che mi ha aiutato ad andare avanti.