Lo scorso 19 marzo, in occasione del sedicesimo anniversario dell’uccisione di don Giuseppe Diana, il coordinamento della Provincia di Caserta dell’Associazione Libera nomi e numeri contro le mafie e il Comitato don Peppe Diana hanno promosso, con il sostegno del Comune di Aversa ed in collaborazione con l’Associazione musicale Bianca D’Aponte, l’Accademia musicale italiana D.Cimarosa e l’Associazione teatrale Scaramouche teatro, una manifestazione di musica, arte e teatro in memoria di tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata. Il senso della manifestazione è stato espresso nella lettera scritta del vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, dedicata ai genitori di don Giuseppe Diana e rivolta a tutti gli animi che covano dentro di sé la voglia di ribaltare il destino della nostra terra. È anche un invito alla Chiesa a non dimenticare i martiri della libertà, ma a ergerli a simbolo di speranza. La lettera è stata letta dall’attore aversano Giovanni Granatina, artista da tempo impegnato nel sociale. Difatti, qualche anno fa, ha scritto e realizzato uno spettacolo teatrale intitolato “Asso ‘e marzo” dedicato proprio alla figura di don Peppe Diana.
Per approfondire questo delicato argomento, abbiamo posto qualche domanda allo stesso Granatina.
D :Ci descrivi in poche righe “Asso ’e marzo ? R : Si tratta di uno spettacolo che trae ispirazione dall’architettura semplice del fumetto e attraverso una sequenza di “vignette animate” vuole disegnare la cronostoria di un eclatante fatto di camorra : l’omicidio di don Peppino Diana. D : Nel tuo spettacolo e nel corso di questa manifestazione si è parlato molto dell’eroismo di questo prete di provincia. Ma, secondo te, chi era realmente don Peppe ? R : Era un uomo dallo spirito eclettico con licenze da artista, che condusse una sfida rivoluzionaria, con visuali decisamente premature per un luogo, la sua Casale, in cui il tempo sembra trascinarsi stanco, ferito, affannato, a lentissimi passi. D : Come morì ? R : Fu ammazzato alle 7,00 del mattino del 19 marzo 1994, proprio nel giorno del suo onomastico, nella sacrestia della chiesa di San Nicola. Quattro colpi di pistola fatti esplodere da un killer che non conosceva neanche la sua vittima, sancirono la sua fine. D : La mia ultima domanda riguarda la scelta del titolo. Perchè “ Asso ‘e marzo” ? R : Perché i quattro colpi di pistola del killer possono essere paragonati alle quattro carte calate ad una ad una in una partita ad “ass ‘e mazzo”, il gioco simbolo dei circoli ricreativi di cui è ricco l’agro aversano e in cui la malavita uccide, recluta, educa. Marzo invece di mazzo perché è il mese in cui fu commesso l’omicidio.
Ci piace ricordare che lo scorso 3 marzo, a Teano, presso i locali del Museo Archeologico, sempre nell’ambito delle manifestazioni in memoria delle vittime della criminalità organizzata, promosse dall’Associazione Libera nomi e numeri contro le mafie , dal comitato Don Peppe Diana e in collaborazione col Comune di Teano, si è tenuto un incontro in onore di un’altra vittima di camorra, il carabiniere Salvatore Nuvoletta. Insomma, un marzo ricco di iniziative, tese a dimostrare che la camorra può cancellare una vita, ma non la memoria.
Antonio Ferraro