Nonostante non spetti a noi cercheremo di mettere un po’ di ordine nello sconclusionato mondo ecologico sidicino. Non è nostra intenzione parlare di costi – notevolmente incrementati rispetto al passato: febbraio 2018 spendevamo € 88.405.08 giusta determina n. 41 del 23/04/2018, mentre ora circa € 128.320.15, così come da determina n. 115 del 4/03/21 – della qualità del servizio – il giudizio lo lasciamo ai nostri lettori – o delle basse percentuali raggiunte, quanto riflettere su alcune disposizioni assunte dall’amministrazione D’Andrea che sarebbero state meritevoli di una attenta spiegazione per essere maggiormente digerite dalla nostra comunità. Che fine ha fatto la democrazia partecipata di cui ci si è fatto vanto nell’ultima campagna elettorale? Agli occhi di tutti è evidente la mancanza nel comparto ecologia comunale di una guida politica. Chi è infatti l’assessore o il consigliere al ramo a cui fare riferimento? L’assessore Landolfi, incaricato della prima ora se la memoria non ci fa difetto, rimise la delega dopo appena sei mesi da averla desiderata e ricevuta. Da allora il nulla cosmico. Si badi non è che si fosse fatto un granché durante l’interregno in cui avemmo una “guida”, ma per lo meno c’era qualcuno cui dirigere le nostre domande e semmai anche qualche contumelia. Ma si… prendiamola a ridere! Tornando ai fatti di nostro interesse, in Città molto fa discutere il divieto, posto con l’ordinanza sindacale n. 81 del 15/10/2020, di utilizzare il sacco nero per il conferimento della frazione “secco –indifferenziato”. Una disposizione pubblicizzata dal Sindaco come novità assoluta e portatrice civiltà. Per carità non discutiamo sulle intenzioni se dirette ad incentivare la raccolta differenziata e a sensibilizzare la comunità a corrette abitudini, quanto piuttosto abbiamo la curiosità di comprendere se l’estensore all’atto, alla stesura dello stesso, si sia preconfigurato ex ante con cosa si dovesse sostituire il vituperatissimo sacco nero. In parole povere ci si dica, se non possiamo più usare il sacco nero, quale dovremmo utilizzare? L’assenza di qualsivoglia informazione a riguardo sono, da un lato, causa di comprensibile disorientamento nella popolazione e, dall’altro, per l’Amministrazione, sintesi di mancanza di rispetto per la cittadinanza. Nessuno ce ne vorrà, ma francamente l’impressione che si ha è che i nostri politici non hanno avuto tempo e voglia di analizzare alcuna delle norme di settore. Ma visto che nulla è scontato, a questo punto cerchiamo di capirci qualcosa in più. Molti comuni utilizzano, anche nella raccolta dell’indifferenziato, il sacco trasparente per consentire agli operatori ecologici di controllare il rispetto da parte dei cittadini delle regole della raccolta differenziata. Sbirciare nell’immondizia altrui costituisce, fatto ormai noto, potenzialmente una violazione della privacy. Infatti nel sacco molto spesso possono finire, anche occasionalmente, bollette, ricette, medicine ed altri indizi contenenti dati sensibili e non, ovvero indici rivelatori delle abitudini di vita del soggetto che conferisce il rifiuto. Trattando il diritto alla privacy la prima cosa che ci viene in mente è quella di controllare il Garante cosa dica in merito alla raccolta dei rifiuti. Ebbene, lo stesso, in un’ottica di bilanciamento di diritti, ha inteso vietare il ricorso ai sacchetti trasparenti quando la raccolta è eseguita, così come avviene a Teano, con il sistema del “porta a porta”. L’uso del sacchetto trasparente insomma sarebbe in contrasto con la tutela della riservatezza dei dati personali con la conseguenza che il perseguimento dell’interesse pubblico alla corretta differenziazione dei rifiuti, comunque giudicato meritevole di tutela, dovrebbe fondarsi su metodi differenti. Sempre in ossequio al principio testé citato sono vietate anche le etichette adesive nominative sui sacchi dell’immondizia. Al contrario, invece, il Comune potrebbe contrassegnare il sacchetto dei rifiuti con un codice a barre, un microchip o un dispositivo di identificazione numerico o fornire semplicemente mastelli specifici così come avvenuto in passato per la raccolta del vetro o della carta. E mentre qualche amministratore di buon cuore ci dice come attuare l’ordinanza sindacale n. 81 senza che resti anche essa carta straccia, magari si trovi il tempo di spiegarci anche che fine hanno fatto i pubblicizzatissimi sacchi con il chip elettronico e soprattutto perché il Comune imperterrito continua a distribuire i vietatissimi sacchetti neri.
Sarebbe il caso che di tanto in tanto che la mano destra sapesse cosa fa la sinistra.
P.s. la soluzione al divieto del sacco trasparente esiste!
Carlo Cosma Barra