Mancano circa otto mesi e già siamo a due liste certe. Forse vale la pena di ricordare a tutti l’articolo 1 della Costituzione Italiana: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. L’articolo 1 fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia una repubblica.
I caratteri che distinguono la forma repubblicana da quella monarchica sono soprattutto due: L’elettività e la temporaneità delle cariche pubbliche. L’accesso ad esse non avviene per ereditarietà e per appartenenza dinastica, ma, appunto, per elezione, e la durata in carica non può mai essere vitalizia (se si esclude il caso particolare dei pochi senatori a vita) ma limitata ad un tempo fissato dalla legge, si tratti del Sindaco di un piccolo Comune o del Presidente della Repubblica.
Diventa chiaro, in questo modo, anche il significato etimologico della parola repubblica: lo Stato non è un patrimonio familiare e dinastico che si possa trasmettere ereditariamente come un bene qualsiasi, ma è invece una "res publica", appunto una cosa di tutti. Coloro che sono temporaneamente chiamati a svolgervi un importante ruolo di direzione politica non ne sono i proprietari, ma i servitori. E, per converso, i governati non sono sudditi, ma cittadini che devono essere messi in condizione di esercitare la loro sovranità . Per questo l’articolo 1 stabilisce il carattere democratico della repubblica. Con esso, conformemente all’etimologia del termine democrazia (dal greco: demos, popolo e kratà¬a, potere), si intende che la sovranità , cioè il potere di comandare e di compiere le scelte politiche che riguardano la comunità , appartiene al popolo. E’ naturale che un simile ruolo non possa essere esercitato in forma arbitraria. L’inciso è nelle forme e nei limiti della Costituzione e sta a indicare proprio questo fatto. Più precisamente, l’esercizio effettivo della sovranità popolare avviene in varie forme, specie il diritto di voto (art. 48 Cost.), mediante il quale ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti a cui viene delegata non la sovranità , ma la cura effettiva degli affari pubblici.
Il modello appena delineato prende perciò il nome di democrazia rappresentativa e deve essere tenuto distinto da quello della cosiddetta democrazia diretta, che di fatto può essere praticato soltanto in comunità molto piccole. Mentre nel primo caso, proprio delle grandi democrazie moderne, il cittadino è rappresentato dagli eletti, nel secondo caso l’esercizio della sovranità è diretto e non richiede il meccanismo della delega e della rappresentanza. Se ne può avere un esempio nella democrazia ateniese del V secolo a.C., purchè non si dimentichi che la diretta partecipazione di tutti gli uomini liberi agli affari dello Stato era resa possibile anche dall’esclusione legale delle donne, degli schiavi e degli stranieri da ogni forma di attività politica.
Alfonso De Monaco