Il prossimo giovedì 10 marzo, presso l’auditorium Diocesano F.Tommasiello di Teano, la celebre artista napoletana Serena Autieri si esibirà in un applauditissimo spettacolo di musiche e canzoni di un’epoca romantica e nostalgicamente sempre viva, quella dei cafè chantant “La Sciantosa”.
Protagonista assoluta di quel genere d’arte era infatti la Sciantosa che, come ci spiegherà Gerardo Zarone nel bellissimo articolo da noi pubblicto nel mese di liglio 2014, il termine non è sinonimo di chuanteuse (cantante in francese) ma di origine napoletano e con diverso significato.
Non molti sanno che una delle più brave, applaudite e affascinanti Sciantose era di origini teanesi il cui nome d’arte era Yvonne De Flourel all’anagrafe Adele Croce, nata a Teano al vico Asile Infantile il 7 luglio 1889 e morta il 9 gennaio 1963, all’età di 74 anni.
Ripubblichiamo l’articolo di Gerardo Zarone sicuri che, quanti avranno il piacere di assistere allo spettacolo del 10 marzo, potranno rivivere quegli anni e quelle emozioni ma anche immaginare di vedere nella recitazione e nel canto della bravissima Serena, una figura che in qualche modo ha appartenuta alla nostra terra ed alla nostra gente.
Signore e signori, ecco a voi, Yvonne De Flouriel !!!
La mano appoggiata alla bretellina della canotta in modo maliziosamente non casuale, il senso di mistero negli occhi socchiusi, l’audace scollatura, il sensuale sguardo disincantato. Il tutto in questa posa del primo novecento: un loquace ritratto di una sciantosa, donna consapevole della sua bellezza e del suo essere irresistibile. Perché il termine, italiano ma di origine napoletana, non è sinonimo di chuateuse (cantante in francese), ne è piuttosto la storpiatura, ma con un diverso significato.
La sciantosa non era la semplice cantante da bar, bensì l’attrattiva femminile per eccellenza del varietà, la donna del desiderio irraggiungibile, la bellezza in forme diverse. Era la diva, di cui nulla si sapeva se non il nome d’arte, nome generalmente francese, perché i locali per lo spettacolo che nacquero a Napoli nei primi del novecento e detti caffè – concerto erano ispirati ai cafè chantant. Tra i più noti, il Salone Margherita, il Gambrinus, l’Eden ed altri, luoghi simbolo della belle epoque ed esclusivamente dedicati all’alta società.
Yvonne De Flouriel (nella foto), già attrice nella compagnia teatrale del grande Eduardo Scarpetta, approdò giovanissima, grazie all’altrettanto illustre cabarettista Nicola Maldacea, ai palchi dei più noti locali da intrattenimento napoletani e ben presto divenne un’artista di fama internazionale, ritrovandosi sui più importanti palcoscenici all’estero, come quello del Muolin Rouge di Parigi e le più note scene statunitensi.
Di lei, nel 1911, il pubblico riuscì solo a dedurre le sue origini campane, grazie al naturalissimo accento partenopeo mostrato in una importante rassegna di canzoni napoletane, interpretate in coppia con Gennaro Pasqauriello.
Nel 1915 debuttò nel cinema e fu poi attrice protagonista in diversi importanti film come Il veleno del piacere (1918), La modella di Tiziano (1921) e Madame l’Ambassadrice (1921).
Successivamente, per la fase di declino attraversata del cinema italiano nella metà degli anni ’20, si trasferì in Germania, dove però riuscì purtroppo ad essere scritturata solo per parti di scarso rilievo o comparse.
Terminò così la carriera artistica di una della più celebri sciantose, che scelse di trascorre il resto della propria vita a Roma, in solitudine, inghiottita dal senso di anonimato che pervade la metropoli, a rispecchiare il pensiero del comico statunitense Fred Allen, secondo il quale “Una Celebrita’ e’ una persona che lavora tutta la vita per diventare ben conosciuta, e poi si mette degli occhiali scuri per evitare di essere riconosciuta.” Nella stessa città, tra miseria e solitudine, si spense il 9 gennaio 1963.
Yvonne De Flourel era all’anagrafe Adele Croce, nata a Teano il 7 luglio 1889 al Vico Asilo Infantile.
Per Adele Croce nulla si è fatto e nulla poteva farsi, ma Yvonne De Flourel è stata una celebrità del cinema e dello spettacolo, la città di Teano potrebbe e dovrebbe rendere in qualche modo omaggio alla sua memoria.
Gerardo Zarone
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9 gennaio 1963 – Muore dimenticata dal mondo Yvonne De Fleuriel
Il 9 gennaio 1963 Adele Croce, una donna schiva, sola e dimenticata dal mondo muore poverissima a Roma. Ha settantaquattro anni. Nessuno riconosce in quel povero corpo consunto dalla povertà e dalla sofferenza la bellissima Yvonne De Fleuriel, una delle donne più amate del teatro e della canzone italiana d’inizio secolo. Nata a Teano, in provincia di Caserta, fa il suo esordio nello spettacolo come attrice generica e cantante al fianco del grande Eduardo Scarpetta. Non ha ancora vent’anni quando incontra Nicola Maldacea, che, oltre a essere uno dei più popolari interpreti del “caffè concerto”, è molto sensibile al fascino femminile. Colpito dalla sua bellezza la aiuta a farsi strada nell’ambiente musicale. È lui che le suggerisce il nome d’arte di Yvonne De Fleuriel, più in sintonia con il repertorio di canzoni francesi che ne caratterizza le esibizioni. L’equivoco o, meglio, il mistero costruito ad arte sulle sue origini esotiche dura fino al 1911 quando, in duetto con Gennaro Pasquariello, si esibisce al celeberrimo Salone Margherita di Napoli, in una lunga rassegna di canzoni napoletane ostentando un “purissimo accento” partenopeo. Da quel momento diventa una delle donne di spettacolo più amate. Mentre la sua popolarità si estende oltre i confini nazionali lei interpreta con disinvoltura il ruolo di “femme fatale” richiesto da suo personaggio. Consapevole dei suoi mezzi ama definirsi «attrice, cantante e fine dicitrice», ma sa gestire con astuzia il suo personaggio non rinunciando a esibizioni clamorose che scandalizzano i benpensanti dell’epoca come la capriola sul palco durante l’interpretazione di ‘O scugnizzo o il concerto nella gabbia dei leoni al teatro Apollo di Roma. Di lei si innamorano principi, uomini illustri e personaggi dello spettacolo. Non mancano le storie tragiche come quella di Carlo Mirelli, che insieme a Rocco Galdieri cura per lei la versione italiana del successo parigino Thérèsine e poi, viste respinte le sue offerte d’amore, si uccide. L’episodio alimenta la sua fama di “donna irraggiungibile”, ma la segna profondamente. Con il passare del tempo e con lo sfiorire della bellezza fisica scopre che le notevoli doti canore e sceniche non bastano a mantenere il successo. Il declino è rapido e doloroso. Lascia l’Italia e va in Germania, dove rimedia ancora qualche saltuaria scrittura. Progressivamente, però, perde la voglia di lottare e si lascia andare. Torna in Italia e si stabilisce definitivamente a Roma dove muore tra l’indifferenza e l’oblio degli stessi che le avevano giurato amore eterno.