La canicola pomeridiana era abbastanza dura da passare nella piccola chiesa di via Nicola Gigli: non si muoveva un filo d’aria in quelle strette nicchie, ed il calore, accresciuto anche dai numerosi ceri accesi a dimostrazione di una sentita e grande venerazione, toglieva il respiro ai due attempati santi.
Il silenzio, stranamente, regnava sovrano, interrotto ogni tanto solo dal rumore di qualche sonoro schiaffo che qualcuno di loro si dava per liberarsi dal fastidio di numerose zanzare; i più, come sempre accade, mancavano il bersaglio; ma i santi erano felici lo stesso, perché non ne avevano ammazzato nessuna. Erano pur sempre, come si conviene a persone di culto, rispettosi della “vita”: a chiunque appartenga! Magari lo fosse anche l’uomo normale, quello che si ritiene fatto da Dio a “sua immagine e somiglianza” ! E ce ne sono tanti!|
Non durò molto quel silenzio, perché, pur se con tono pacato, risuonò la voce di Cosimo:
“Damià, Damià, stai dormendo?”
“No, Cosimì; come faccio a dormire, qua si muore dal caldo”
“Allora hai saputo, hai saputo Damià…”
“Ma ch’aggia sapè, Cosimì; ch’aggia sapè? Ma tu a start’ ‘nu poco zitto proprio non ce la fai, è vero?”
“Ma come me stonc’ zitto: chell’ è na’ cosa grave assai. Se n’è ‘ghhiuto pure Sant’Antonio: mò l’hammo fatta proprio completa!”
“Ma tu che stai dicendo? Se n’è andato Sant’Antonio? E perché se ne è andato? Là ‘ncoppa steva bell’ o’ frisc’; mica come qua dentro! E’ proprio vero, pure i santi non si accontentano mai!”
“Noooo, che dici? Quello l’hanno sfrattato: hanno chiuso il convento. Se ne è dovuto andare e s’ha purtato pure il Bambino: hanno chiuso il convento Damià!”
“Gesù, Gesù, Gesù! E perchè hanno chiuso il convento? Dopo tante belle ristrutturazioni, una chiesa artistica, un passato di grande prestigio: ha ospitato fedeli, scuole, pellegrini, e tanti frati attivi e di grande spiritualità. Cose da pazzi”
“ E dice che non ci sono più proprio questi, i Frati Francescani…”
“E non vanno bene Frati di altre congregazioni? Che fanno gettano l’acqua con tutto il bambino?”
“Così è Damià; noi siamo tornati e speriamo che non ci cacciano pur’ ‘a ‘nnuie”
“Prima o poi lo faranno, Cosimo, stai tranquillo. Vedi, i tempi cambiano, le cose si modificano, è una legge di natura; ma non sempre evolvono, anzi il più delle volte peggiorano. Gli americani dicono che è inutile piangere sul latte versato. Bisogna stare attenti prima a non farlo versare.”
“Ma che vuoi dire, Damià?”
“Voglio dire che anche questo è un altro sonoro schiaffo alla nostra comunità. La discesa della nostra città è iniziata da oltre quarant’anni: abbiamo perso tutto quello che avevamo, anche le cose più banali. Ricordi? C’era l’Ufficio UMA per la distribuzione del petrolio agricolo, e lo trasferirono a Vairano, c’era la Guardia di Finanza e la tolsero, c’era la Pretura e la trasferirono a Carinola, c’era l’Ufficio del Catasto, c’era la Tenenza dei Carabinieri, c’era l’Ospedale, c’era la Banda Musicale,… c’era la vita, in questo stramaledetto paese!!! La tradizione del nostro collega Antonio risaliva nei decenni e decenni: la festa, la processione, le candele, il “pesce marinato”, la fiera del bestiame, la fiera dei mezzi agricoli; e la gente, devoti o no, veniva sulla collina per un motivo o per l’altro. Era un altro dei numerosi aspetti di vivacità della nostra città. Ora non c’è più nulla e tra poco manco il nulla ci sarà più. I tempi cambiano, ma perché noi regrediamo e gli altri paesi progrediscono? Io non riesco a spiegarmelo: una maledizione del cielo, o la nostra ignavia sociale e politica?
Il dramma, Cosimo, di questo momento è, come per gli altri, la dimenticanza. Oggi tu ti dispiaci e ti agiti per questa decisione, ma tra cinque anni sarà passato tutto, ci si sarà dimenticati di tutto, come è accaduto per la Pretura o per l’ Ospedale o per la Guardia di Finanza. E sarà sempre più facile che ci sottraggano altro, ammesso che ci sia altro da sottrarci.”
“E che possiamo fare allora?”
“Niente, Cosimo. Non possiamo fare assolutamente niente: quando si è perduta la “dignità di cittadinanza” che è cosa ben diversa dal “reddito di cittadinanza” non c’è più nulla da fare, se non sperare nella clemenza dei nostri nuovi padroni forestieri che abbiamo aiutato ad occupare anche la nostra sfera amministrativa.”
“E se facessimo nu’ miracolo, Damia?”
“Provaci tu, Cosimì: a me m’è passata pure la voglia di pensarci. E poi i miracoli si fanno per aiutare i peccatori redenti, non quelli incalliti. Lassa sta’ , sient’ ‘a ‘mme”.
Il caldo si era andato attenuando ed i Santi cominciavano a sentire un po’ di fame; era l’ora di cena.
“Damià che dici; ci vogliamo mangiare qualcosa? Che dici, spugno una fresella?”
“E spogna na’ fresella Cosimì, primma che se portano pure ch’ella”.
Claudio Gliottone