Ah! Eu me ofereço esse momento Que não tem paga e nem tem preço Essa magìa eu reconheço Aqui está a minha sorte Me descobrir tão fraca e forte Me descobrir tão sal e doce . (Gonzaga Jr.)
Una bella mattina d’agosto la fortuna, che aiuta gli audaci, aveva offerto un clima mite, pur essendo ormai ferragosto, alle soglie. Il sole illuminava senza soffocare e una leggera brezza aiutava i passanti a sorridere. Come se la città si fosse svegliata pronta per farsi notare, nel meriggio assolato, dall’incauto passante, dal curioso turista, dal vecchio abituato a percorrerne le strade senza degnarla di uno sguardo. Si mise in posa per incuriosire chiunque la guardasse, per poter dire ancora una volta: "Sono qui! Degnami di attenzione! Ho qualcosa da dire anch’io!"
La gente allegra e riconoscente per la tregua dal caldo opprimente si aggirava per le strade affaccendata negli obblighi quotidiani. A poco a poco si ritiravano nelle dimore accoglienti, chiudendo fuori la città, i sensi ormai abituati alle luci e ai colori di quei muri che da secoli dirigono i nostri passi lungo percorsi prestabiliti. Ma restando ad ascoltare, come sospesi in un sogno a occhi aperti, ecco che la Città ci sussurra qualcosa, ci parla di lei, ci disegna una storia, quasi una melodia, che a poco a poco ci cattura per poi farci librare lontano. Ecco. ci conduce nei vicoli, ci apre squarci di cielo, entriamo nel suo mondo e impariamo ad ascoltare il suo racconto. Guardando distrattamente l’ora, sul vecchio campanile, ci si accorge che il cielo è blu e i fiori sugli alberi non smettono di crescere, nonostante i nostri affanni. E la cuspide maiolicata, immota da sempre, segue i nostri passi che ci portano oltre. L’antica chiesa abbandonata a se stessa piange scaglie di intonaco per le finestre sventrate. Ormai svuotata delle sue immagini, non sente più i canti dei fedeli che la rallegravano nella solitudine del vicolo.
Passato il corso principale la strada ci conduce verso il basso, verso un cuore antico, in cui si celano ricordi e passioni. La pace di un ritiro spirituale ci occhieggia . A una svolta improvvisa, dalla trincea del muretto millenario ci appare uno squarcio di cielo, un gioco di linee che confondono la vista. Scendiamo nel cuore della città seguendo le orme di passi antichi. Una piccola scalinata si incunea tra le case, inerpicandosi si dilata, accogliendo la luce. Strette strade che hanno molto da dire. L’ombra gioca a rimpiattino con le finestre e il campanile guarda sereno nel silenzio assolato. Si sente il respiro dei muri. Sospeso il tempo, all’orizzonte terrazze si rincorrono. Una sola persona in lontananza, una donna che pare smarrita nel nulla, ultima reliquia di una antica umanità.
Oggi come ieri, la città accoglie il mercato, ove da secoli ascolta le voci che si scambiano informazioni. Il mercato diventa occasione da cartolina, accompagnando nel tempo lo scorrere delle generazioni. Qualsiasi colore sia l’abito che indossa la città, il fermento del mercato la rallegra e ne fa percepire la vitalità. Case che si lasciano percorrere da strade che si addentrano nel cuore della città. Passi che le attraversano per proseguire oltre. Luci e ombre di un passato che diventa presente. Pietre disposte ad arte per indicare il cammino. Archi che sostengono e invitano a sostare. Raro esempio di vita che non ha paura dello spazio.
Continuiamo ad ascoltare la città che racconta….
Buon ferrAGOSTO!
Giulio De Monaco