CARA BEFANA,
da solo ho navigato, improbabile Ulisse, privo del conforto delle braccia di Calipso avvinghiate come edere intorno alla mia fantasia, in un lago di desideri da sottoporre alla tua attenzione. Niente di pretenzioso o di eccessivo . Basterebbe il sorriso Durbans di Mons. Sperandeo che illuminasse tutte le piazze desolate, i vicoli deserti, i muri strappati, il tessuto e l’arredo urbano rattrappiti e irrisolti (per ora) per dare consistenza alle note in volo nella notte degli zampognari, ai pandoro, ai tacchini allo spiedo ,ai buoni propositi. Basterebbe l’irrefrenabile e consistente attivismo amministrativo-culturale del fu Direttore Maglione per dare una ragione alla speranza. Ci vorrebbe un uovo pasquale, per uscire dal tedio, con tutti gli amministratori e dico tassativamente tutti, opposizione inclusa , in vesti di Fatine dai capelli turchini con tanto di bacchette magiche , a far tornare d’autorità: Tenenza dei Carabinieri ,ospedale, pretura, la stazione dei treni con tanto di Capostazione, paletta e berretto rosso e tutto quello che un destino beffardo ci ha sottratto negli anni scorsi. Non guasterebbe neppure l’istituzione di un Commissariato di Polizia visto il perpetuarsi delle sguaiate baraonde rave, quasi indisturbate e l’aumento della delinquenza comune. Ahhhhhhhhhhh, forse è pretendere troppo. Allora potremmo chiedere la sobrietà dei tempi andati col dialetto fluente e le antiche filastrocche natalizie, i vecchi ceppi fiammeggianti e le calze appese al camino nel giorno della Befana anche a ricevere solo il carbone di cioccolata e la cenere di zucchero. La parrocchia di S. Pietro con Don Gaetano e la sua delicata cortesia, Don Michele al duomo con le sue pergamene, la sua cultura e le sue esplosive barzellette, una Teano smerigliata dello zampillìo di fontane, fontanelle e fontanini, il ripristino del giardinetto dirimpettaio degli ospiti della Confidenza Castallo Fratelli, più verde e più curato al posto di quell’innominabile scatobio cementizio, le antiche cantine con le buone pietanze di una volta, fiumi di vino e birra, gli avventori dalle guance rosse e la voce alta, un nuovo campo sportivo, la piscina, un giardino municipale ricco di bambini, coppiette e anziani sereni, un Museo comunale polifunzionale, il ritorno del cinema Garibaldi in altra sede più attualizzata, il dissolversi magico e misterioso del disagio sociale, una Festa di S. Paride più sentita e meglio organizzata, una medaglia o una targa, anche striminzite, a Rosella, Maria Florida, al colonnello Biscotti e a tutti gli altri redattori per onorare i loro meriti scrittorii, il Maestro ministro supplementare all’ isola di Pasqua e al suo seguito, come segretari, i suoi più affezionati reggicoda.
Ci restano ormai solo il Vescovo, gli inestimabili DiBenedettini in corsa contro il tempo e in efficiente attività di ripresa, per quello che ho appena letto (bravi!) E ".anche per la straordinaria partecipazione canora del Sindaco Nicola Di Benedetto e di molti esponenti dell’Amministrazione Comunale" [bravissimi]" ci informa la nostra impeccabile Rosella. Infine il Campanile con la sua stupenda fuga di tetti levigati dal plenilunio, tanto bisognoso di manutenzione, come la chiesa. All’orizzonte le colline brune, torce di luci. Potremmo chiedere infine alla Befana che la notte del cinque gennaio si fionderà con la sua scopa a reazione-ultimo modello in milioni di camini , senza neppure il timore di volere troppo, che ci venisse restituito il Corso affollato che acquistava i profili di antichi bassorilievi e un bagliore di fiamma dal risalto di fiaba a rischiarare il futuro come stella cometa. Ritornerai felice ai tuoi alti monti boscosi, trine di neve, odorosi d’erbe rare e muschi , col profumo del rimpianto e la magia di volere amare di più. La prima alba del sei disegnerà il tuo aguzzo profilo sagomato a cavallo della tua scopa sprint, un tuffo olimpionico e ti inabisserai nel sole.
Giulio De Monaco