Proprio l’altro giorno, verso le ore dieci, suona il campanello di casa. Chi è?
“Sono don Pietro”.
Chi don Pietro?
“Don Pietro Lepre, il parroco della parrocchia di S.Agostino”
Guardo nel citofono e scorgo effettivamente la sagoma del sacerdote con la cotta bianca e la stola, accompagnato da due scout in divisa.
Apro e li faccio accomodare. Don Pietro mi guarda e dice con il suo sorrisetto sornione: “Non te lo aspettavi vero? sono venuto a benedire la tua casa”.
E perché la mia?
“La tua come le altre, oggi è giovedì Santo e la tradizione vuole che il parroco vada per le case dei propri fedeli a benedire le loro abitazioni e le loro famiglie”.
Ma questo si faceva una volta, ora non ne ho visti più. Era una bella usanza ma sembrava essere scomparsa come tante usanze che rendevano particolare la festa di Pasqua.
Quando ero piccolo e vivevo in famiglia veniva il mercoledì o il giovedì santo Don Luigi De Iorio, parroco di S.Agostino, accompagnato da un chierichetto con la tonaca bianca e l’acqua santiera che porgeva al parroco quando questi doveva benedire. Una preghiera in raccoglimento tra tutti quelli che si trovavano in casa in quel momento e poi c’era il rito dell’offerta. Il parroco consegnava al capo famiglia l’immaginetta di Gesù risorto e poi, chi dava le uova, quelle vere delle galline, chi dava metà pastiera, quella di grano o di semola, altri davano la pigna con le uova, la bottiglietta d’olio, i più benestanti davano un capicollo, di quello buono fatto in casa, insomma erano tutte offerte in natura che il parroco prendeva volentieri perché gli servivano a sua volta per donarle ai poveri della parrocchia.
Ora non se ne vedono più di preti che conservano queste tradizioni, sono anche pochi, e per questo che quando è venuto don Pietro sono rimasto felicemente sorpreso e don Pietro se ne è accorto e allora, dopo la preghiera e la benedizione di rito, ha consegnato alla famiglia una bella immagine di Gesù e mi ha precisato che ora tutto è affidato all’iniziativa o disponibilità del parroco, lui ci tiene a conservare queste usanze ed è riconoscente agli scout che lo aiutano in questa missione, un’altra Associazione che ha nella nostra città radici forti che durano nel tempo.
E’ stata una bella sorpresa, non nascondo che ho cominciato a respirare l’aria Pasquale.
Ma questo non è un articolo giornalistico, vuole essere solo una riflessione su quante cose belle si facevano una volta e non si fanno più, in compenso quante cose brutte ora si fanno che non si facevano una volta.
Buona Pasqua.
Pasquale