Gent.mo direttore,
giovedì 29 ultimo scorso, approfittando dell’orario compatibile con le nostre esigenze, alle 20.15 in punto, ci siamo recati presso la Casa Comunale, per assistere al Consiglio Comunale ritualmente convocato dal Vice Presidente a mezzo PEC e pubblicato sull’Albo Pretorio. Orario previsto della seduta, ore 20.30. Non sempre abbiamo avuto la possibilità di andarci, a causa degli orari mai compatibili. E quella ci è parsa un’occasione ghiotta per andare.
Lungo il tragitto, da casa a Piazza Municipio, il nulla. Il vuoto spinto. Qualcuno ha provato ad attribuire al Covid que silenzio quasi irreale. Possiamo garantire, che è sempre stato così. Durante le nostre passeggiate serali, a spasso con il nostro fido amico, non abbiamo mai incontrato esseri umani lungo il Corso.
Ebbene le luci di palazzo San Francesco erano accese, così abbiamo salito le scale a due a due, credendo di essere in ritardo. Dopo la doppia rampa, uno spettacolo desolante. Nella stanza antistante l’aula consiliare, nessuno. O meglio, solo un paio di persone al divanetto. Prima di salire un ominide in una non meglio identificata divisa, ci misurava la temperatura “sparandoci” con un termometro ad infrarossi. Lo stesso, o un collega della medesima compagnia, stazione di mattina all’ingresso della Casa Comunale.
E qui, il primo neurone ha cominciato ad agitarsi. Possibile che non abbia uno tesserino identificativo ? Forse è troppo chiederlo, e così abbiamo messo a cuccia quella forma primordiale di intelligenza che ci aveva posto il quesito.
Le porte dell’aula si sono aperte, e ci siamo affrettati a prender posto in considerazione del fatto che quella sala non avrebbe potuto accogliere molto pubblico. Anche qui, siamo stati costretti a “chetare” (cfr. nostre origini toscanacce ) quel secondo neurone, che rimaneva letteralmente sbalordito nel constatare la presenza di un numero di persone del pubblico inferiore alle 8 unità, noi compresi.
Alle 20.30 in punto, come un orologio svizzero, la dott.ssa Maria Paola D’Andrea, dallo scranno più alto, procedeva all’appello dei presenti, mentre la solerte segretaria prendeva nota. Il Presidente del Consiglio in carica, non potendo far altro che constatare la presenza di soli 6 elementi, dichiarava non valida la seduta e la rimandava alle 21.00 ca. Qui il nostro terzo neurone, sgomitando provava ad urlare tutto il suo sdegno nella nostra mente, ma veniva prontamente “sedato” dalla vigilanza interna, mentre il coro degli altri neuroni ripeteva: Che squallore! Che Tristezza !
Nel frattempo, i diversamente presenti, erano taluni giù davanti al portone, tal altri gironzolanti come fantasmini nei locali rimasti bui, della sede comunale. Qualcuno con ghigno beffardo, qualche altro al telefonino intento a chiedere istruzioni operative al proprio mangiafuoco di turno.
Con le lancette in perfetto angolo retto, alle 21.00, minuto più minuto meno, si procedeva all’appello dei quei soldatini. Questa volta, tutti presenti. E qui, il quarto neurone non comprendeva il motivo di quella mezz’ora di ritardo. Per fortuna, interveniva immediatamente il quinto, per colmare quella deficienza.
Come le automobiline di un’autopista pronte a schizzar via allo sparo dello starter, gli uomini e le donne della Maggioranza, in uno con quelli della Minoranza, con il Primo Cittadino e la solerte Segretaria, scalpitavano in attesa che il Presidente iniziasse i lavori.
I lavori avevano inizio con un colpo di mortaio, caricato a salve. Il nostro sesto neurone pur condividendo quella legittima domanda posta da un Consigliere di Minoranza, non ne comprendeva i modi conclusivi. Il nostro prode cavaliere, terminava il proprio intervento, più o meno con un “vediamo allora quante/quali stronzate avete scritto in questi documenti”.
La migliore Mara Maionchi di un tempo, avrebbe esclamato serafica: per me, è no!
Che dire, una caduta di stile di una persona che fino ad un minuto prima, godeva della stima del nostro settimo neurone, mentre in aula il Presidente esortava il consigliere all’uso di un linguaggio più consono. Nel frattempo, la penna nelle mani del Primo Cittadino, roteava tra le sue dita, così velocemente, dal costringere in nostro ottavo neurone a ripararsi dalla ventilazione creata.
I vari interventi, si susseguivano veloci uno dietro l’altro, ed il nostro nono neurone ci faceva notare che la maggior parte dei presenti, mentre il collega argomentava le proprie ragioni, era intenta a giocherellare con il proprio smartphone, nel più totale disprezzo di chi stava parlando e completamente incurante della presenza di un “numeroso” pubblico.
I loro atteggiamenti, agli occhi di noi osservatori, erano di sfida reciproca. Rancore. In taluni era evidente lo sguardo di odio, in altri quello di completa derisione.
E quello spettacolo indecoroso avveniva, mentre il nostro decimo neurone ci sussurrava all’orecchio di quando giovinetti ci apprestavamo ad affrontare una partita del campionato di calcio settore pulcini. Eravamo forti. I più forti del campionato. Vincevamo tutte le partite con punteggi da tennis. Eppure ricordiamo ancora le parole del nostro allenatore nello spogliatoio: mi raccomando, l’avversario va rispettato e non va deriso. Siamo forti, i più forti. Ma dobbiamo essere signori. Altri tempi!!!
Nella commedia … e Fuori Nevica, Enzo Righi – Vincenzo Salemme – alla domanda del fratello Stefano – Carlo Buccirosso – sul perché se ne fosse andato via di casa a 18 anni, risponde: No, tu mi devi chiedere come ci sono rimasto in questa casa per 18 anni!……
Ebbene, con i nostri neuroni tutti, in seduta plenaria, ci siamo chiesti come sia stato possibile che un’assemblea di stimati professionisti e non, eletti dal popolo si possa essere ridotta ad avere un comportamento indecoroso e scandaloso nei confronti di chi ha riposto in loro la propria fiducia: Maggioranza, Minoranza, Sindaco, Presidente e Veline, nessuno escluso.
Ma dove vogliamo andare ?
In tutti gli articoli pubblicati in ogni dove, nessuno ha posto l’attenzione su questo punto alla base di ogni forma di educazione, senso civico e rispetto dei luoghi e delle istituzioni, prim’ancora dell’approvazione di una delibera o di un bilancio. VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA!
Per fortuna, ci è venuto in aiuto l’ultimo o penultimo DPCM, abbiamo perso il conto, che imponendo il coprifuoco alle 23.00, nel pieno rispetto delle regole, imponeva a noi umili mortali di andare via alle 22.30, per arrivare a casa in tempo utile e non incorrere in qualche sanzione. Abbiamo lasciato, così, quei prodi cavalieri alla loro tavola rotonda. Non osiamo immaginare il clima che si è potuto respirare.
Lungo la strada del ritorno, l’ultimo nostro neurone ancora sveglio, ci faceva notare che quel Consiglio Comunale in sessione Ordinaria, era stato convocato in seduta pubblica. Ma se alle 23.00 il pubblico è dovuto andare via, dalle 23.01 alle 05.00, orario di chiusura, quell’ adunanza non avente più il carattere di pubblico sarà stata regolare ?
E dal fondo tutti i nostri neuroni in coro hanno iniziato a cantare: ……. .paziatata, paziatata, paziatataaa….paziatataaaaa
Abbiamo terminato i neuroni.
Cordialmente
Luciano Passariello, 1 novembre 2020